28 gennaio 2009

Cormac McCarthy - La Strada

Un libro bellissimo, uno dei peggiori che abbia mai letto in vita mia.
Mi spiego: è un libro scritto magistralmente, in modo quasi perfetto, ma la vicenda che narra è talmente opprimente e triste da risultare quasi insostenibile.
In poche parole racconta del cammino che fanno un uomo e suo figlio per le strade di un mondo distrutto da una non meglio precisata catastrofe (nucleare? naturale? non è dato saperlo). Vanno alla ricerca di una regione un po' meno fredda di quella in cui si trovano all'inizio del libro, che poi è una zona centrale di quello che rimane degli Stati Uniti, mentre la loro meta vorrebbe essere il mare (penso quello del Golfo del Messico, ma in tutto il libro non si danno riferimenti meno che vaghi).
Il mondo, le campagne, le città, tutto è come se fosse stato distrutto da un incendio apocalittico, la natura è sepolta sotto uno strato di cenere, le case sono semidistrutte e spogliate dal tempo e dai pochi superstiti che ancora vagano per il pianeta.
I superstiti, già. Innanzitutto ci sono loro, il padre e il figlio (il loro nome non viene mai detto), ma poi si incontrano anche altri uomini, e lì sono dolori. Sono esseri disperati, che si contendono barbaramente gli ultimi avanzi del mondo che era un tempo, ucciderebbero senza pensarci due volte per un paio di scarpe, e poi si abbandonerebbero senza rimorsi al più basso dei gesti: il cannibalismo.
È davvero terribile il mondo in cui si muovono questi due pellegrini, e loro ne costituiscono l'unica fioca luce. Il loro amore reciproco, il legame, il senso di protezione è tanto caldo da rischiarare pure quelle lande desolate. Ed è così facile immedesimarsi in loro che spesso mi sono ritrovato ad alzare gli occhi dal libro stupendomi di trovarlo ancora vivo, caldo e colorato.
E l'altra fioca luce in queste pagine, costante, e contrapposta al cupo e quasi rassegnato pessimismo dell'uomo, è l'anelito di speranza del bambino, che desidera trovare "dei buoni", perché non è possibile che al mondo ci siano solo "i cattivi".
D'altronde loro due sono buoni.
Vero papà?
E allora ci saranno pure altri buoni da qualche parte.
Vero papà?

Un libro che ogni padre dovrebbe leggere.
Un libro che a nessun padre consiglierei di leggere. Fa davvero molto male.



CONCLUSIONE: dove svelo parte del finale, per cui, quelli a cui non piacciono queste anticipazioni stiano alla larga.
Non mi era mai successo di piangere alla fine di un libro e questa volta ci sono andato davvero molto vicino. Al groppo in gola e alle lacrime ci sono arrivato.
Più sopra dicevo di quanto sia facile immedesimarsi nei due personaggi, e per me, ovviamente, in quello del padre. A questo si aggiunga che l'ho letto quasi tutto a letto prima di addormentarmi, usando una di quelle lucine da lettura che illuminano appena la pagina del libro, lasciando buio tutto il resto della stanza. Beh, vi assicuro che letto così è davvero angosciante.
Però, più che la pena per l'uomo per il bambino denutrito e impaurito, è stata la morte dell'uomo a schiantarmi. E a pensarci bene, quello che mi ha fottuto non è stata la sua morte in sé, quanto il dolore che questa causa al bambino.
Devastante.
Sublime.

21 gennaio 2009

Ricatto

Leggo, condivido, e doverosamente diffondo:
Spettabile ministro Sacconi, io penso che il suo sia un ricatto grande come una casa. Parlo a titolo personale, ma è un ricatto lo stesso. Penso che stiate facendo una figura orribile. Lei ha detto che le cliniche che dovessero accogliere il corpo di Eluana Englaro per cessarne la nutrizione, come la Cassazione ha stabilito essere lecito, ne pagherebbero le conseguenze: perché taglierebbe loro i fondi, cioè. Ha detto che violerebbero la legge: ma è una bugia, e lo sa. Non esiste nessuna legge, non l’avete mai voluta fare, avete lasciato scoperti degli spazi spaventosi di cui la magistratura non ha potuto non occuparsi. Ora citate, in mancanza d’altro, una Convenzione Onu che in primo luogo non è stata neppure approvata, non è valida; ma soprattutto, e invito tutti a controllare, questa convenzione dice il contrario di quanto sostiene Lei. Nell’articolo 25, in particolare, si richiede che i servizi sanitari agiscano in base al consenso libero e informato delle persone: che è esattamente quello che ha detto la Cassazione. La verità è che voi, su questo tema, non state facendo niente, il vostro è mero arbitrio, state rimescolando interpretazioni e indirizzi perché non volete o non siete capaci di fare una legge seria. Volete orientare l’elettorato anziché recepirlo. Dovreste fare un sondaggio su che cosa pensi questo elettorato circa il caso Englaro: ma non ne avete il coraggio, o più probabilmente non ve ne importa niente.

Filippo Facci, su il Giornale, mica il manifesto.

(via Wittgenstein)

20 gennaio 2009

Animal Collective - Merriweather Post Pavillion

A neanche tre settimane dell'anno, questo disco si candida seriamente ad essere la migliore uscita del 2009. Gli Animal Collective traboccano creatività, anche forzati dall'uscita dal gruppo collettivo di Josh "Deakin" Dibb e delle sue chitarre.
Quest'alterazione degli equilibri sonori e artistici li ha portati a un utilizzo più marcato dell'elettronica, inserita a perfezione nelle già sofisticate trame della loro musica. Per me, quel pizzico di bit&loop, era esattamente l'unica cosa che gli mancava.
Per cui, per conto mio: capolavoro.

Già, ma ancora una volta riaffiora la questione: che musica fanno?
Confesso che l'altro ieri, quando mi è stata posta a voce, questa domanda mi ha messo in imbarazzo. Il fatto è che non lo so e che forse non credo che si possa proprio descrivere, per quanto senso possa avere in generale la descrizione di una musica. Il punto è però che con questa gente è anche difficile fare paragoni o similitudini, tanto è originale e fuori dagli schemi la loro proposta.
Ho letto di Beatles cotti dall'LSD, di incroci con i Mercury Rev, di Tangerine Dream, Syd Barret e Beach Boys, tanto per dire quanto sia complicato incasellare il loro lavoro. E comunque, anche descrizioni tipo "I Mercury Rev che si inchiappettano i Beach Boys" (giuro che l'ho letta!), e pure definizioni più eleganti, non è che dicano molto chiaramente che cosa sia contenuto nel CD.
Effettivamente gli ingredienti ci sono, sono anche quelli, ma poi riuscire a prevedere come sia il piatto cucinato è tutta un'altra cosa, soprattutto se i cuochi sono dei personaggi talmente strambi.
Personalmente, se proprio dovessi fare un tentativo direi che si tratta di un pop-folk psichedelico con venature elettroniche, voci che si intersecano, melodie e ritmi sghembi.
Lo so, come se non avessi detto niente, però tutto sommato non è difficile trovare in rete occasioni per sentirli. Per cui, niente scuse.

In ogni caso, per quel che mi riguarda, gli Animal Collective si consacrano (a questo punto definitivamente, dopo almeno cinque album magnifici di fila) come mio gruppo preferito.

20 gennaio 2009

Dite quel che vi pare, ma secondo me questo è un gran giorno. Per il mondo intero.

19 gennaio 2009

Doverosamente rettifico...

...il post in cui parlavo dei Fleet Foxes.
Ad un successivo e più attento ascolto devo riconoscere che si tratta proprio di un bell'album.
Non un capolavoro e neanche il best of 2008, ma un bell'album.
Da ascoltare.

16 gennaio 2009

I can fly. But I want his wings.

Io questi tizi li invidio. E mica poco.
Guardate un po' che roba:

15 gennaio 2009

E piantatela!

Lo so, è una battaglia tipo quelle coi mulini a vento, però io la butto qui, non sai mai che magari ne venga fuori qualcosa:
È ORA DI PIANTARLA DI APPORRE IL SUFFISSO '-POLI' PER INDICARE UNO SCANDALO A SFONDO DI CORRUZIONE!
Voglio dire: tutto è nato con tangentopoli che letteralmente voleva dire qualcosa tipo "città delle tangenti", cioè un intricato sistema su larga scala basato sull'uso delle tangenti. E va bene, mi sembra corretto.
Ora però il suffisso -poli è diventato l'equivalente di "intrico corruttivo in un settore" (lo dice pure il descrittivista De Mauro) dove il settore è quello che viene prima.
Quindi, di tangento-poli, che era costituito da una parte con connotazione negativa, la prima, ed un suffisso neutro che ne indicava la diffusione generalizzata, si è presa la seconda parte e le si è appioppato un significato negativo del tutto immotivato.
E così si sente parlare di calciopoli, che letteralmente dovrebbe significare "città del calcio" e che invece vuol dire "sistema di corruzione nel mondo del calcio".
E vallettopoli che da "città delle vallette" (chissà che posto sarebbe?) è diventato lo scandalo di veline, letterine, paperine, ochine...
E bancopoli.
Affittopoli.
Moggiopoli (che, questa è davvero bella, trasforma una terrificante "città dei Moggi" in un incomprensibile - o forse comprensibilissimo - "sistema di corruzione basato su Moggi")
Concorsopoli.
...

Vabbè, chiudo qui il mio post trombone, però non ce la facevo più, certe violenze linguistiche dovrebbero gridare vendetta a voce altissima, altro che i blog.

13 gennaio 2009

Fleet Foxes - s/t

È il miglior album del 2008, secondo Pitchfork.
Per cui ve lo segnalo, però contravvenendo un po' alla regola che mi sono dato di parlare qui solo degli album che mi hanno colpito particolarmente (che non intendo parlare male di nessuno, mica sono un recensore, io).
Invece io l'ho trovato un po' leggerino. Certo, allegro, simpatico, piacevole da ascoltare, ma non un album memorabile, di certo non il migliore del 2008.
Per me, eh.
Comunque è abbastanza gradevole, un folk-psichedelico a cavallo tra il moderno e il classico, che oscilla continuamente tra il già sentito (si avvertono pure i Beatles qua e la) e l'originale. La voce è bella e intensa, ricorda molto il Jeff Magnum dei Neutral Milk Hotel, per chi lo conosce (e chi non lo conosce, lo conosca, che In the Aeroplane Over the Sea sì che è un capolavoro).
Quindi: a me è piaciuto abbastanza, tipo da dargli un 7, ma gente ben più preparata di me lo ha trovato da 9 (pitchfork, appunto, ma pure per Mojo è album e band dell'anno, Uncut e Q lo hanno messo al 2° posto e il nostrano Ondarock lo mette al 5°). Fate un po' voi, ma di fronte a tale ecumenico consenso direi che un ascolto vale la pena darglielo.

12 gennaio 2009

Confermo

L'ultimo disco di Antony and the Johnsons, The Crying Light, supera la prova dell'ascolto attento: dopo reiterati passaggi continua ad essere un disco bellissimo.

Dori Ghezzi


Che donna straordinaria.
Mi riferisco alla sua vita, alla sua bellezza, alla sua storia con Fabrizio De Andrè, e al modo con cui riesce a gestirne la memoria.
Meravigliosa.

11 gennaio 2009

Ciao Faber, quanto ci manchi

Oggi, 11 gennaio, sono 10 anni dalla morte di Fabrizio De André.
Per quanto mi riguarda era il più grande di tutti e ha lasciato un vuoto che da qui all’orizzonte non si vede ancora come possa essere colmato.
Gli dedicherò la giornata ascoltando due tra i tanti suoi bellissimi dischi: uno dei primi, Storia di un impiegato e l’ultimo, Anime salve.
E mi berrò alla sua memoria pure un goccio di whisky.
E ci vorrebbe pure qualche sigaretta, ma quello no, ho proprio smesso.

9 gennaio 2009

Antony and the Johnsons - The Crying Light

Il 2009 inizia alla grande. Il 20 Gennaio esce il nuovo album di Antony e i suoi Johnsons, ma lo si trova già facilmente in giro per la rete (naturalmente solo per un ascolto preventivo, poi lo si acquista, eh!...).
Per ora l'ho sentito solo una volta, per cui è un po' presto per una relazione dettagliata, ma l'impressione è davvero ottima.
10 canzoni bellissime, con la voce di Antony sempre più sublime, al di là delle definizioni, oltre i confini di genere. Questo disco è un vero gioiello che sono pronto a scommettere che rimarrà tra le cose più belle di quest'anno.
Altrimenti - se dovessero essere pubblicate molte cose ancora più belle di questa - dovrà essere davvero un'ottima annata.

8 gennaio 2009

D.F. Wallace - Considera l'aragosta

David Foster Wallace era un genio. E io me ne sono accorto tardi, come ho già avuto modo di confessare.
Probabilmente uno degli scrittori più talentuosi dei nostri tempi, dove con talento intendo la capacità innata di usare la lingua, di scrivere di argomenti complessi in maniera chiara, precisa, interessante ed esauriente, di raccontare le cose usando frasi e immagini che non ti verrebbero mai in mente, ma che ciononostante sembra descrivano le situazioni nell'unica maniera corretta.
E pure, ogni tanto concedersi pure qualche virtuosismo.
E fare tutto questo in modo leggero, evitando ampollosità e gravità, lasciandosi leggere volentieri come si leggerebbe un racconto comico, divertendosi, ma affrontando pure temi impegnativi ed eruditi, non parlando solo di cazzate, che sennò sono capaci tutti.
Questo libro è una raccolta di saggi, o meglio di articoli non narrativi, scritti per vari giornali o riviste. Tanto per dare un'idea, questi sono gli articoli:
Il figlio rosso e grosso
Un esilarante resoconto in stile gonzo della partecipazione (come spettatore) dell'autore agli AVN Awards, in pratica gli Oscar del cinema porno.
La vista dalla casa della Sig.ra Thompson
L'11 Settembre 2001 vissuto in una cittadina della profonda provincia americana.
Autorità ed uso della lingua
Recensione di una nuova Guida all'uso dell'Inglese Americano, con approfondimenti sulle dispute tra descrittivisti e prescrittivisti (ne ho già accennato qua) e sulla funzione politico-sociale della lingua.
Come Tracy Austin mi ha spezzato il cuore
Recensione della deludente autobiografia della tennista ex enfant-prodige.
Forza Simba
Altro reportage, questa volta di una settimana a seguito di Mc Cain e della sua organizzazione elettorale durante la corsa per le primarie americane del 2000, quando perse con G.W.Bush.
Il Dostoevskij di Joseph Frank
Recensione del quinto volume di un opera biografica monumentale sullo scrittore russo, con tanto di riflessioni personali dell'autore sulla sua vita e opera e confronto con lo stato della letteratura contemporanea.
Alcune considerazioni sulla comicità di Kafka
L'approccio allo scrittore ceco che Wallace cercava di trasmettere ai propri studenti. Leggendo questo pezzo è inevitabile ed impietoso il paragone con le lezioni di letteratura a cui abbiamo assistito nella nostra vita.
Considera l'aragosta
Ancora un reportage, stavolta sulla fiera dell'Aragosta che si tiene ogni anno nel Maine, con tanto di considerazioni morali sulla pratica di provocare dolore ad altri esseri viventi (in questo caso le aragoste, tipicamente bollite vive) per il proprio piacere.
Commentatore
Questo sinceramente non l'ho letto, m'annoiava. In ogni caso si tratta della descrizione degli aspetti economici, tecnici, politici e retorici di un talk show radiofonico di successo.

Questo è il menu, e non dite che non è eclettico a dismisura.
Io (ripeto ancora una volta: con colpevole e ingiustificato ritardo) sto scoprendo e divorando ogni scritto di quest'uomo (vedi mio comodino qui a lato) unendomi sempre più consapevolmente al coro di chi ne piange la troppo prematura scomparsa.
Anche voi, mi raccomando, non fatevelo sfuggire.

7 gennaio 2009

La neve, la neve!

Sarò infantile e forse pure un po' irresponsabile, ma a me la neve piace da pazzi.

5 gennaio 2009

Culo culo culo culo culo culo

Ieri sera, sarà stata mezzanotte e mezza, in un rapido giro di canali pre-buonanotte, mi sono imbattuto sulla Rai in quella che penso che sarà una delle tante trasmissioni che si faranno in questi giorni a memoria di Fabrizio De André nel decennale della morte.
Passava infatti il video di "La Domenica delle Salme" una delle mie canzoni preferite.
Passa il video, scorrono le immagini... e si arriva al verso che dice:
"La scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutti il..."

"Culo", dice "culo"!
E invece non si è sentito.
Cioè, in un programma su De André, passato oltre la mezzanotte, in Rai ci si preoccupa di non fare sentire la parola "culo" agli spettatori.
Inutile dire che poi il filmato si è interrotto poco dopo, subito dopo la strofa sulla Piramide di Cheope che "volle essere ricostruita masso per masso, comunista per comunista", prima delle parole su Renato Curcio, e sul Ministro dei temporali, che auspica democrazia "con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni".
Ma probabilmente quello non è stato un taglio con particolari secondi fini, semplicemente non si passavano le canzoni intere, ma solo loro spezzoni intervallati da interviste.
Però si sono presi la briga di abbassare il volume del brano sulla parola "culo". E il risultato è stato anche abbastanza sgradevole perché per farlo hanno proprio dovuto abbassare il volume della canzone, non solo della traccia vocale.

Ok, visto come stanno le cose, allora sfido senza timori l'autorità morale di questo Paese, e mi lancio in una provocazione che farà arrossire l'intera classe dirigente. Senza paura:
Culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo...

3 gennaio 2009

Incominciamo bene

Riporto qui, a imperitura memoria, le mie prime Riflessioni Degne di Nota del 2009.
Io e mia moglie, satolli e sarcastici, stavamo brindando all’anno nuovo, scolandoci in due una bottiglia di spumante e facendo zapping alla tele, assistendo divertiti allo spettacolo della notte di capodanno sulle varie reti[1].
Su Rete 4, mi pare, c’era una lunga trasmissione su Luciano Pavarotti, con spezzoni di sue esibizioni e soprattutto su una serata in sua memoria che si è tenuta intorno all’anniversario della morte, con esibizioni e interviste dei suoi Friends, da Bono alla Pausini a Bocelli e così via.
Mandano in onda appunto Bocelli che canta l’aria de E lucean le stelle. Musica meravigliosa, atmosfera sublime e Bocelli che canta.
Vabè, Bocelli… ma non è questo il punto.
Alla fine, ecco la mia Riflessione Degna di Nota n.1:
“Certo che la lirica è bella, eh. Però secondo me se la piantassero di cantare in quel modo orrendo ce ne sarebbe da guadagnare per tutti.
Voglio dire: è proprio necessario che cantino in quel modo impostato? C’è una ragione tecnica o è solo filologia? Cantano come cantavano due secoli fa e non fanno mai niente per svecchiare uno stile che ormai si sente solo ed esclusivamente nella lirica. D’altronde non suonano con gli stessi strumenti che si usavano ai tempi di Mozart, dal punto di vista musicale c’è stata un’evoluzione, mentre il cantato rimane sempre uguale, e per me insopportabile.
Possibile che non si possano cantare queste come lo farebbe, che ne so, Mina o pure lo stesso Bono, Frank Sinatra o anche Freddy Mercury? Non sarebbe mooooolto meglio?”

Poi continua lo zapping, e ci imbattiamo in Edoardo Vianello che canta in playback[2] una canzone con parole tipo Non e' un capello/ma un crine di cavallo/uscito dal palto'…
Scolandomi l’ennesimo bicchiere di spumante ho proferito la mia Riflessione Degna di Nota n.2:
“Cazzo, De André è morto da quasi 10 anni e questo imbecille non ce lo possiamo proprio levare dai coglioni?”

Bè, era tardi, mi ero svegliato presto e una bottiglia in due è davvero tanto. E personalmente non ho nulla contro Edoardo Vianello[3], quanto magari con chi continua a proporre musica in questo modo.
Però il fatto mi suona davvero come un'ingiustizia.

Ecco, le mie prime Riflessioni Degne di Nota del 2009 sono messe agli atti.
Cominciamo bene.
Buon anno.

[1] Divertimento un po’ sfigato, lo ammetto. Però non è male, soprattutto se hai voglia di mettere in moto ironia e sarcasmo. L’unica cosa seria che si può vedere in quelle ore è il Blob di fine anno, che però è davvero troppo serio, ben più di qualsiasi dibattito o discussione dotta.
[2] In playback! Possibile che mentre sulle tv locali degli onesti professionisti del piano bar si danno da fare con le loro ugole da quattro soldi, sulle tv nazionali i vari Pooh, Gloria Gaynor e Tony Hadley non riescano a fare null’altro che una tristissima comparsata a muovere la bocca facendo finta di cantare?
[3] Con cui, dato che questo in fondo è un luogo pubblico, pubblicamente mi scuso fin d’ora. È capitato a lui, ma quelle parole avrei potuto rivolgerle a qualche centinaio di altri cantanti.