28 luglio 2008

Ciao Randy, e grazie di tutto

Randy Pausch si è arreso.
Ne avevo parlato diversi mesi fa, quando ero venuto a conoscenza della sua ammirevole storia. Per chi non lo sapesse, a quest'uomo, all'apice della sua carriera e della sua vita, è stato diagnosticato un cancro al pancreas presto rivelatosi incurabile. Questa scoperta si è poi trasformata in una di quelle sentenze inappellabili e tremende che possono avere anche la forza di ucciderti prima del tempo: "le restano pochi mesi di vita".
Randy, di fronte a questa dichiarazione, anziché perdesi d'animo, o meglio oltre a perdersi d'animo, ha reagito in maniera straordinaria producendosi in una lezione (the Last Lecture) presso la sua Università, la Carnegie Mellon, in cui si è accomiatato dagli studenti e ha spiegato loro come realizzare i propri sogni.
Dopo quella lezione, pubblicata su YouTube e poi stampata su libro, Randy è diventato suo malgrado molto famoso e sono stati innumerevoli gli attestati di stima che gli sono stati tributati durante i mesi successivi, permettendogli di realizzare ancora alcuni dei suoi desideri e di rendere a se e alla sua famiglia meno doloroso questo periodo di commiato.
Poi alla fine, tre giorni fa, il cancro se l'è portato via definitivamente.

Da quando ho saputo della sua storia mi sono sempre tenuto aggiornato sul suo blog in cui raccontava le cose che gli capitavano giorno per giorno (ha incontrato i Police, ha fatto immersioni subacquee, ha incontrato personalità,..). C'è stato un periodo in cui le cose sembravano addirittura migliorare, ha superato con brillantezza i "sei mesi massimo" che gli avevano pronosticato, tanto che a un certo punto in cuor mio ho incominciato a sperare che si realizzasse uno di quei "miracoli" che forse ogni tanto capitano.
Invece pian piano gli aggiornamenti al blog sono diventati sempre più sporadici, fino a che, dopo un mese di silenzio, è arrivata la notizia della sua morte.

Al di là della sua vicenda umana, ammirevole e esemplare per tutti noi (cercate sul blog una sola immagine in cui non sorrida, che emani anche solo poco meno che una gran gioia di vivere. Attenzione: gioia di vivere, non solo voglia di vivere), mi ha dolorosamente colpito la precisione con cui i medici sono stati in grado di diagnosticare la fine. Voglio dire: vado dal dottore e quello manco per il mal di testa mi sa dare certezze ("prenda questo, dovrebbe farglielo passare"), ma quando si tratta di prevedere la morte, di gettare la spugna ed arrendersi, non si sbaglia, si va con sicurezza.
Terribile.

25 luglio 2008

Pensieri un po' tetri

Purtroppo ieri pomeriggio mi è toccato di partecipare ad un funerale. In questi casi, durante la cerimonia in chiesa, l'atteggiamento che cerco di tenere è sempre lo stesso, una non partecipe rispettosa compostezza. Ovviamente durante quel tempo mi ritrovo la testa piena di pensieri chiaramente non molto allegri.
Uno di questi è la constatazione di un fatto ovvio ma carico di tristezza: più passano gli anni, più aumenta la frequenza con cui si partecipa a funerali. Invecchiamo, i nostri parenti invecchiano, i parenti dei nostri amici pure, e sono sempre di più quelli che man mano arrivano in fondo al viaggio. Ricordo che prendevamo in giro mia nonna perché andava ad almeno una sepoltura alla settimana.
L'altro pensiero che mi ha fatto compagnia in quel momento, oltre a quelli più ovvi legati all'evento in sé, si è poi tradotto in una frase musicale che mi sono indecentemente ritrovato a canticchiare mentalmente (solo mentalmente) durante buona parte della funzione.
Sono arrivato a pensare a quel pezzo riconoscendo che tra le persone lì presenti, c'erano diversi amici che per un motivo o per l'altro ormai mi ritrovo a incontrare solo ai funerali. Sono persone con cui ho condiviso tantissimo un tempo, con cui sono cresciuto, con cui ho in comune esperienze e momenti importantissimi della mia vita, ma che ora saluto, abbraccio e vedo sono in queste tristi occasioni.
L'affetto nei loro confronti non è cambiato per nulla e tutto sommato, anche se la situazione non è delle migliori, mi fa piacere vedere, sapere che stanno bene. Amici, insomma.
E pensando a questa cosa mi è venuta in mente la frase di una canzone che mi ha colpito nella sua originalità e che, pur essendo una cosa che forse non si dovrebbe dire, secondo me rivela un forte senso di affettività proprio verso quelle persone a cui si continua a tenere nonostante la distanza.
La frase è questa:
"Even though I haven't seen you in years, yours is a funeral I'd fly to from anywhere"
("Anche se non ti ho visto per anni, il tuo è un funerale verso cui volerei da qualsiasi posto")
(da These few presidents, di Why?)

22 luglio 2008

Ci passa? Non ci passa? Ma sì che ci pa....

Quello che succede in questo video è successo pure a me. Con conseguenze un po' meno catastrofiche e con una bicicletta al posto della roulotte.
Ma il concetto non cambia poi tanto

http://view.break.com/534959 - Watch more free videos

21 luglio 2008

Dargen D'Amico - Di Vizi Di Forma Virtù

Innanzitutto deve piacerti l'hip-hop. E già questo è un problema. Fondamentalmente per due ragioni. Primo perché è un genere dopato dalla massiccia presenza di quei gansta-buzzurri che addobbati di collane e denti d'oro, circondati da figone incredibili e sottomesse, sembrano quasi monopolizzarlo, almeno sui canali più consueti di programmazione musicale. E secondo perché, trattandosi di un genere apparentemente semplice, è pieno di gente che si dice "non so cantare e non so suonare, allora faccio l'hip-hop, tanto son buoni tutti", ma questo tutto sommato è lo stesso problema che ebbe il punk. Resta comunque il fatto che l'hip-hop è forse l'unica vera novità di genere della musica degli ultimi decenni.
Comunque, diciamo che il genere ti piace, ma che sei abituato ad ascoltare roba americana, in inglese, e allora il suono è pieno di gonna, wanna, fuck, yeah e c'mon.
E allora subentra un ulteriore problema: ascoltare un pezzo hip-hop in italiano ti mette di fronte alla piena comprensione del testo, la musica (o meglio, l'accompagnamento) sfuma in secondo piano e vengono a galla i significati, e in prima battuta l'effetto è spiazzante. Non te lo aspetti, ti lascia stranito, in pochi minuti arrivi a chiederti: ma che è 'sta boiata?
Ma poi ti trattieni dal premere lo STOP e ti dici che in fondo non è che i vari "I gonna fuck ya, oh yeah" siano poi sempre dei testi così pregni. E allora fai finta di essere un ragazzotto americano che i testi li capisce al volo, senza traduzioni di mezzo e ti lasci trasportare dalle canzoni.
Questo è grossomodo quello che mi è capitato ascoltando questo discone. Un doppio con 35 pezzi, un paio d'ore di musica e di rime senza peli sulla lingua, ficcanti e toccanti, con qualche pennellata pop e qualche caduta di stile, ma pure con vette altissime, testi intelligenti pur nella loro saltuaria rozzezza, e più che altro suoni e ritmi di gran classe.
Questo succede soprattutto nel CD1, dove Dargen si avvale di diverse collaborazioni (nomi sconosciuti a me, ignorante) il cui apporto è davvero notevole nel creare basi e sonorità preziosissime.
Un disco anomalo nella mia discoteca, non ho molti altri esempi di questo genere, ma davvero bellissimo, una di quelle cose che ti fa temere di esserti perso un sacco di cose interessanti a snobbare il filone.
Rimedieremo, rimedieremo...

4 luglio 2008

È ora di vacanze

Vado in vacanza per due settimane due.
Un po' di coordinate:
Luogo
qui

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Disco dell'estate
Dargen D'Amico - Di Vizi Di Forma Virtù
Italico hip-hop un po' truzzetto, ma sicuramente di gran valore. Ho solo paura che i miei compagni di viaggio non apprezzeranno molto, e ciò potrebbe limitare le mie scorribande sonore.

Libro dell'estate
Don De Lillo - Underworld
Non che sia particolarmente estiva come lettura, ma probabilmente ci metterò tutta la stagione per leggerlo. Ne dicono un gran bene, vedremo.

Ciao gente, ci si sente fra una quindicina di giorni.

A quando le corna dall'oblò?

Avete presente i piloti, quei figoni in divisa che tanto affascinano le donne e che tutti noi uomini almeno qualche volta abbiamo invidiato? Sono belli, superiori, alteri, eleganti, raffinati, no? E poi guidano mezzi veloci ed sofisticatissimi, mica vetturette o camion come noi buzzurri in autostrada.

O no? Sentite questa cosa.

3 luglio 2008

Un consiglio

Ieri mattina mi ha dato la notizia un mio amico fino all'altra settimana incallito fumatore: ho smesso di fumare!
Qualche mese fa un altro mio collega, un tizio da 30 sighe al giorno[*], e di quelle pesanti pure: ho smesso di fumare!
Non "ho ridotto", "sto cercando di", "dovrei proprio", no, hanno proprio smesso di botto, e a vederli non si direbbe neanche che ne patiscano.
Entrambi hanno letto questo libro qua, che a detta loro (e pare di altre migliaia di persone) ha avuto effetti straordinari, superiori alle scettiche aspettative con cui entrambi ne avevano iniziata la lettura.
Quindi io, da ex fumatore incallito che ben conosce i vantaggi del gettare via pacchetti e accendini, non posso non consigliarlo a chiunque abbia un minino a cuore il proprio cuore (e polmoni, e alito, e denti, e pelle delle dita, e, dicono pure, virilità, e...).
E di entrambi questi miei conoscenti (e a leggere le recensioni in giro, sembra non essere prerogativa solo loro) mi ha impressionato favorevolmente l'entusiasmo e l'aria di trionfo con cui dicevano "ho smesso". Voglio dire, non quelle scene di astinenza dolorosa e sofferente che uno si aspetta da chi abbandona una dipendenza pluriennale, ma un gioioso e giustificato orgoglio personale.
Preciso, io quando smisi non lo feci con questo libro, ma in seguito ad una decisione maturata una mattina dopo una sera di eccessi nicotinici: mai più ho detto e mai più è stato.
Però se pure a voi, anche solo vagamente, qualche volta è venuto in mente che tutto sommato sarebbe meglio smettere di fumare, pare che questo libro possa darvi il modo di farlo decisamente e definitivamente.
Se proprio non ne avete intenzione, ovviamente no, non serve. Così dicono.

P.S. No, non ho preso soldi dall'editore per scrivere queste cose.

[*] Aggiornamento: Mi ha contattato e mi ha corretto: erano 40 le sighe quotidiane!

Veramente una bella notizia

Senza parole:

2 luglio 2008

Periodo di stanca

È un periodo che sto un po' trascurando il mio bloggettino. Impegni, testa distratta, poco tempo e un pizzico di pigrizia ne sono le cause a contorno, ma più che altro sono ancora fiero di aderire al motto "se non hai niente da dire, sta pure zitto". E in effetti non è che in questo momento abbia chissà cosa da comunicare.
Però per non lasciare del tutto immobile il blog (quando ci penso mi vengono sempre in mente i bellissimi cespugli rotolanti dei deserti americani. Ho anche scoperto che si chiamano salsola tumbleweed) scrivo qualche riga in merito a ciò che sta passando nel mio lettore cd in questi giorni.
Syd Barrett - The madcap laughs
Album meraviglioso, parto di una mente al limite del baratro psicotico. In quel momento era ancora di qua, poi precipitò. Lampante dimostrazione di quanto la tecnica e le iper produzioni non contino un tubo, la musica bella viene da menti ispirate, tutto il resto sono orpelli.
Evangelista - Hello, Voyager
Altro straordinario esempio di artista maudit. Ne ho scritto un post dedicato, ma ancora non si allontana dal mio lettore.
Miles Davis - Ascenseur Pour L'echafaud
Ogni volta che ascolto Miles Davis alle prese con cose così, non riesco a fare a meno di chiedermi "Ma quanta classe aveva 'sto tipo?". Immenso, bellissimo.
Hercules and Love Affair - s/t
Per rilassare i nervi a ritmo unza-unza. Bello però eh, mica roba tamarra (beh, non proprio, dai).
Mozart - String quartets K. 465 "Dissonance", K. 458 "The Hunt" & K. 421
Ebbene sì, ogni tanto ascolto pure queste cose. Bellezza allo stato più puro, perfetto. Ogni altro mio commento sarebbe irriguardoso.
Burial - s/t
Il primo lavoro del best album 2007. Bellissimo pure questo, un po' meno di Untrue, ma ascoltarlo era comunque doveroso.
Eddie Vedder - Into the wild OST
Il film è meglio, ma comunque l'album non è male. Va molto forte in famiglia.