31 marzo 2009

Adriano Modica - Il Fantasma Ha Paura

Come mi aspettavo il secondo disco (ma pubblicato per primo e bla-bla-bla..., vedi post precedente) di Modica è anch’esso bellissimo.
Un po’ più contemplativo, un po’ più sofisticato di Annanna, ma davvero un gran bel disco.

Tra l’altro, mi sono accorto che nello scorso post non ho indicato il sito da cui si possono scaricare aggratis entrambi gli album.
I pigri, che neanche a cercare su Google, lo trovano qui: http://www.adrianomodica.it/discografia.html

27 marzo 2009

Adriano Modica - Annanna

A proposito di musica italiana.
Adriano Modica non compare nella compilation che ho segnalato qualche giorno fa, ma è una scoperta che ho fatto da poco e che nel mio piccolo ritengo doverosissimo divulgare e consigliare più che caldamente.
Il percorso tramite cui sono arrivato a scoprirlo è tortuoso e non vale la pena ricostruirlo qui, se non per evidenziare quanto sia immeritatamente nascosto quello che mi pare essere davvero un bel gioiello dell’italica musicografia, di quelli che meriterebbero invece 20 passaggi al giorno in radio, presenze ripetute nei più disparati talk-show e diffusione costante in supermercati e centri commerciali (dove invece regna sovrana la nauseabonda coppietta Povia-Arisa), altrochè.
E invece, se non scavi un po’, non ne vieni a conoscere nemmeno l’esistenza. Probabilmente è anche il suo modello di distribuzione (di cui parlerò sotto, perché merita) ad aiutarlo a mantenersi anonimo, ma qui si evidenzia ancora una volta una spiacevole stortura del mondo discografico.
La musica di Modica è intelligente, raffinata e per nulla banale, pur senza mai sconfinare in difficoltosi sperimentalismi, testi molto ben curati e sapientemente arrangiata.
Il suo genere l’ho visto definire “cantautorato”, ma per essere meno vaghi lo si potrebbe collocare in una zona che sta tra il miglior Gazzè, Radiohead (l’ombra lunga di Paranoid Android su Il Settenano di pietra), CSI, Tiromancino e perfino una spruzzata di Syd Barret. Detto così, però, come al solito non dice molto.
Non resta che ascoltarlo, semplicissimo.
Già, ascoltarlo è davvero semplicissimo. La coraggiosa scelta fatta da questo artista è infatti quella di mettere a disposizione per il download gratuito dal suo sito tutti i suoi album (per ora 2, più un EP), con licenza Creative Commons, che tra l’altro ha scelto in una delle sue forme più aperte. Cioè basta citarne la paternità e non alterarlo, poi ci si può fare quel che si vuole, dal semplice ascolto all’utilizzo nel jingle della prossima BMW.
La scelta, oltre che ad essere encomiabile (dal punto di vista dell’arte-per-tutti) è pure davvero coraggiosa: non solo l’ottimo Adriano non ci guadagna un centesimo di un lavoro per nulla artigianale, che deve avere richiesto un notevole impegno di tempo e risorse, ma pure, senza qualcuno che nel classico modello musicale ha interesse (economico) a diffondere e pubblicizzare il suo lavoro, rischia di rimanere a lungo ed immeritatamente nell’ombra.
Appunto.
Ultima considerazione: Annanna è il primo album di una trilogia che ha in Il Fantasma Ha Paura come secondo capitolo (il terzo è ancora da pubblicare). Però Il Fantasma è stato pubblicato un paio d’anni fa, mentre Annanna rimaneva chiuso in un cassetto. Poi pure lui ha visto la luce e io l’ho scoperto.
Ora mi sono scaricato Il Fantasma e mi ci dedicherò nel fine settimana. A leggere le recensioni che ne avevano fatto ai tempi sembra ottimo pure questo. Non ne dubito.
Ne dirò.

23 marzo 2009

Pocket Rugby

Lorenzo gioca a rugby.
La notizia, in sé irrilevante, ha dell'eclatante fondamentalmente per due ragioni.
La prima la coglie al volo chiunque conosca Lorenzo. Chi non lo conosce sappia che il mio primogenito settenne ha sicuramente una predisposizione per gli sport e per l'attività fisica, ma questa predisposizione è per lo più orientata verso il fondo, la corsa, i salti, la ginnastica, non certo per un'attività "pesante" come il rugby. In altre parole: neanche 25 kg, distribuiti tra pelle, ossa e qualche muscoletto agile. Nient'altro.
E poi perché nella calciofila Italia, non pensavo neanche fosse possibile fare qualche partitella, figuriamoci trovare strutture, squadre e allenatori, soprattuto dalle nostre parti, che nel nord-est pare vada un po' meglio.
Comunque, succede che un certo Glauco, omone grande e grosso con tanto di barbone e capelli lunghi, dirigente della Moncalieri Rugby, abbia scelto la scuola di Lorenzo per selezionare il suo vivaio di giovani speranze, e che quindi, in orario scolastico (doveroso plauso alle compiacenti maestre) svolga qualche allenamento che finalmente in questo periodo si è concretizzato nei primi veri e propri incontri: le partite!
Così domenica mattina ci siamo recati a questo campetto in provincia dove ci era stato detto di trovarci.
Ripeto, forse sono troppo convinto della natura calcio-centrica dell'italia, ma vedere quanta gente c'era che girava tra spogliatoi, campi e strutture annesse mi ha davvero piacevolmente sorpreso. Bambini e ragazzini di tutte le età vestiti fondamentalmente come calciatori, a parte qualche caschetto e paradenti, che, buffi e appassionati come sono i bambini, si passavano quei palloni enormi (non penso sia la misura regolamentare, ma sono comunque molto grandi per le loro braccia) e provavano ad ingaggiare sfide di spinta ("facciamo a spingerci?") a mo' di riscaldamento.
Poi sono iniziate le partite. I due campi erano divisi in zone di dimensioni adatte all'età dei giocatori, per cui contemporaneamente se ne svolgevano 4. La vista di insieme era uno spettacolo: zuffe movimentatissime di bambini urlanti, incitati dagli allenatori (in campo per i più piccoli) a loro volta urlanti e con i genitori a bordo campo che davano il loro contributo al fracasso generale.
Per la cronaca le sfide della squadra di Lorenzo si sono risolte piuttosto bene per loro (3 vittorie su 4) con gran divertimento di tutti, diverse botte e perfino qualche accenno di gioco vero in quella che era generalemente un accapigliarsi disordinatamente intorno alla palla. In pratica le loro partite sono una sorta di rugby semplificato: niente mischie, ogni azione riprende da un ingaggio in cui le squadre si trovano una di fronte all'altra a distanza di un paio di metri, fischio dell'arbitro e via con la rissa verso la meta...
E infine, cosa più importante di tutte, ho visto quei bambini, tutti, ricevere lezioni inculcate piuttosto duramente:
  • lo sport è divertente, ma faticoso (ma divertente, ma faticoso,...)
  • non rispettare le regole è pericoloso per sé e per gli altri
  • il gioco di squadra è praticamente obbligatorio ("quelli non sono forti: non passano mai" ho sentito dire negli spogliatoi)
  • gli arbitri hanno sempre ragione e non si discute mai, anche quando non si capisce perché hanno fischiato (perchè anche a livello giovanile vale il discorso che le regole del rugby sono maledettamente complicate. Questa, per dire, è una versione sintetica)
  • il coraggio è una cosa molto importante, sicuramente utile
  • a fine partita gli avversari non sono più tali, ma compagni di sport (l'idea del terzo tempo la si cerca di inculcare fin dagli inizi, anche se effettivamente mi rendo conto che sia difficile "fare amico" il tizio che ti ha quasi fracassato tre minuti fa).
Qui sotto tre delle fotografie scattate dall'entusiasta papà durante gli eventi:

Lorenzo (senza divisa nera per un disguido tecnico) tenta una fuga verso la meta. Il suo impeto verrà violentemente arrestato pochi metri dopo.

Grande meta della Moncalieri Rugby (il pallone è tra le braccia del giocatore in maglia nera, invano trattenuto da due avversari)

Furiosa maul a centro campo

18 marzo 2009

Consiglio per gli acquisti

Alla Fnac, stanno dando via per un tozzo di pane gran parte del catalogo Blue Note.
Lì in mezzo ci sono dei capolavori che valgono davvero un tesoro e vengono via a 5 euri.
Non so quanto duri la pacchia, per cui affrettatevi.
Poi, se manco a questo prezzo siete d'accordo a comprare i CD, allora non avete davvero più  scuse.

Consiglio di lettura

Se avete letto Carver e vi è piaciuto, vi consiglio caldamente di leggere uno stupefacente articolo che Alessandro Baricco ne scrisse diversi anni fa. Si racconta di quale sia la genesi del suo stile minimalista che ha in qualche modo rivoluzionato il modo di scrivere racconti (e non solo, si pensi all'Altman di America Oggi).
Poi ieri Baricco è tornato sull'argomento, in occasione dell'uscita di un nuovo (postumo, ovviamente) particolarissimo libro del grande americano.
Questo nuovo articolo lo si può leggere qui.

Ah, e se non avete mai letto Carver, beh, leggetelo, è ora.
[occhio però: qualcuno lo adora, ma a parecchi fa schifo. Non è ovviamente obbligatorio finire nella prima categoria]

13 marzo 2009

AA.VV. - Il Paese È Reale

Il nome di qualche cantante o gruppo italiano, forza al volo!

Se quelli che vi sono venuti in mente sono solo i soliti Liga-Vasco-Jovanotti-Ramazzotti-Pausini-Nek-Tizianoferro-Zucchero-Bocelli-Zero-Celentano-Elisa-... , beh, in effetti qualcosa ve lo state perdendo.
Dopo Sanremo è uscita questa compilescion, il cui titolo è lo stesso della canzone che gli Afterhours hanno presentato proprio lì (eliminati alla prima serata!) e che ne costituisce il primo brano.
Tutti gli altri pezzi (19 in tutto) sono ognuno di un gruppo/artista diverso del panorama più o meno sotterraneo della musica del nostro paesello.
I personaggi coinvolti sono questi:

Afterhours (Il paese è reale)
Paolo Benvegnù (Io e il mio amore)
Marco Parente (Da un momento all’altro)
Dente (Beato me)
Cesare Basile (Le canzoni dei cani)
A Toys Orchestra feat. Luca D’Alberto (What you said)
Reverendo (California)
Calibro 35 (L’uomo dagli occhi di ghiaccio)
Il teatro degli orrori (Refusenik)
Roberto Angelini (Tempo e pace)
Beatrice Antolini (Venetian hautboy)
Zu (Maledetto sedicesimo)
Zen Circus (Gente di merda)
Marco Iacampo (Che bella carovana)
Mariposa (Le cose come stanno)
Settlefish (Catastrophy liars)
Disco Drive (The giant)
Marta sui tubi (Mercoledi)
Amerigo Verardi + Marco Ancona (Mano nella mano)

Non tutti possono piacere, chiaro, ma sono tutti piuttosto bravi, e sicuramente in questa lista chiunque può fare la sua bella scoperta.
Non ho capito perché, ma questo cd si trova solo da fnac (negozio reale o on-line). Ho visto un'intervista in cui Manuel Agnelli parlava di un "esperimento distributivo". Mah...
Comunque costa solo 9,90. Oppure si trova "sui soliti canali", ovvio.
In ogni caso vale la pena di ascoltarlo e poi magari approfondire la conoscenza di qualche nome tra i tanti.

11 marzo 2009

Baby we were born to run

Con un solo titolo due argomenti:
1. Ho comprato i biglietti per andare a vedere il Boss a Luglio. Saranno cent'anni che non vado ad un concertone, mi dovrò preparare.

2. Ho iniziato a correre. Giuro che la concomitanza con l'aver assistito agli europei indoor di Atletica è solo una coincidenza, il proposito l'avevo fatto diversi giorni prima.
L'esito della prima uscita è stato quasi drammatico. Riporto qui il resoconto che ne ho fatto su un forum di runners (sì, perché chiaramente questa è la mia nuova bruciante passione):

Da più parti ho letto che la passione per il running è contagiosa. Per quanto mi riguarda la colpa è di mia moglie. Dopo tre gravidanze ha deciso di utilizzare la corsa come attività per rimettersi in forma. Da allora è stata presa dalla febbre del running, si alza la mattina presto per andare a correre, ignora pioggia e neve e ignorerebbe pure gli acciacchi stagionali se non fosse che il medico le proibisce di correre con la tosse… E naturalmente non fa che parlare di correre, correre, correre.
E così alla fine è riuscita a coinvolgere pure me.
In questo periodo ho come tempo libero solo la pausa pranzo, così facevo finta di non avere possibilità fino a quando mi hanno detto che una palestra compiacente vicino al mio ufficio permette l’accesso a docce e spogliatoi per una cifra più bassa dell’abbonamento regolare. Perfetto.
Mi iscrivo, mi procuro dei pantaloncini decenti (erano l’unico accessorio che mi mancava in questo mite inizio di primavera) e programmo la mia corsa.
E qui è stato il tragico errore. Iniziare l’attività senza avere prima consultato questo forum!
Chiedo a un mio collega: “Che percorso fate?”. Lui me lo descrive e mi dice che saranno 6 o 7 km, io ne ipotizzo uno un po’ ridotto rispetto a quello, intorno ai 5km.
Il giorno dopo vado alla palestra, mi cambio e parto al trotto.
Tragedia!
L’ultima volta che avevo corso non ero così!!! Mi sentivo pesante, legnoso, dopo poche centinaia di metri avevo già il fiatone. Ero così deluso da me stesso (chissà in che condizioni pensavo di essere) che ho deciso di stringere i denti e andare fino alla morte. E quindi ho concluso il percorso con una fatica bestiale, ma senza mollare mai, tranne per un paio di centinaia di metri camminati a metà tragitto.
Stanco, sudato, solo con un dolorino alle gambe, ero comunque abbastanza soddisfatto della mia caparbietà. Dopo la doccia e il rientro in ufficio il dolorino è però diventato un gran male alle gambe, e oggi cammino a malapena, tanto mi fanno male (vedi avatar[1]).
Ad una verifica su Google Earth risulta che ho corso per più di 7 km!
Inutile dire che mia moglie non ha ancora smesso di darmi del “solito esagerato incosciente” e che io mi sto ancora dando del cretino, soprattutto dopo avere letto i consigli che date qui (e a cui in effetti ogni persona dotata di buon senso dovrebbe arrivare da sola…). Vabbè, buttiamo via la giornata di ieri. Oggi sto fermo e domani pure (non avrei tempo, neanche se volessi). Riprendo dopodomani, con un'altra testa. Prometto.

[1] Come avatar del forum ho scelto un'mmagine che rappresenta la formula dell'acido lattico

9 marzo 2009

Chiamale se vuoi emozioni

Ieri, a capo di un’allegra e alquanto chiassosa brigata (il sottoscritto e moglie, i due figli “grandi” e un nipote) sono andato a vedere la giornata conclusiva degli Europei Indoor di Atletica Leggera. A mia memoria e tanto per fare due chiacchiere, riporto qui qualche pensiero che mi è frullato per la zucca durante e dopo la manifestazione.

Emozioni. Erano anni che non mi esaltavo così per una prestazione sportiva. Tutto l’andamento della giornata in effetti sembra sia stato studiato per renderla il più entusiasmante possibile: nelle prime gare di italiani non si vedeva manco l’ombra. Tutti russi, tedeschi, moldavi, polacchi… e di tutine azzurre manco una.
Non importa però, perché una delle cose più belle di questi sport è che il tifo c’è, ovvio, semo itajani e tifamo azzuri, ci mancherebbe, però non si tifa contro. Per cui è capitato più volte di gridare di meraviglia e di applaudire da spellarsi le mani per un salto di un tedesco, il getto del peso di un polacco (impressionante Majewski), lo sprint di un portoghese…
E poi gli italiani sono spuntati, prima senza azzeccare un risultato, poi con un bronzo, poi con un argento e un bronzo nella stessa gara e infine l’apoteosi dell’oro nell’ultima gara in programma, la staffetta 4x400 maschile. Ho urlato a squarciagola ad ogni frazione e ogni volta che passavano sotto di noi e quando Licciardello ha superato due avversari sull’ultimo rettilineo ed è arrivato primo al traguardo ho saltato, urlato, gioito come un folle (Carlotta da sotto mi guardava un po’ preoccupata…). E con me tutto il palazzetto. Memorabile.

L’impianto. Sarà pure partigiano orgoglio torineis, ma la zona dove sorge l’Oval, e l’Oval-Lingotto stesso sono davvero spettacolari. È un piacere andarci e un piacere passarci la giornata.

Le atlete. Per me le mezzofondiste sono le donne più ben fatte del mondo. Indubbiamente.
Penso poi che il discorso valga anche al maschile, magari spostandosi in categorie più muscolose, ma non posso esprimermi.

Gli atleti. Uscendo dall’impianto a fine gare, era pieno di atleti in tuta che si stavano organizzando per il rientro, tranquilli, quasi tutti sorridenti. Mi ha toccato vedere la vincitrice della medaglia di bronzo di salto in alto ferma ad aspettare il pullman della federazione su un marciapiedi del parcheggio. Ai piedi la scatola con il dono fatto ai vincitori e il rituale mazzo di fiori. Immagino che la medaglia la tenesse nelle mani in tasca, in ogni caso non l’ho vista. Ho incrociato il suo sguardo e ho spremuto le meningi alla ricerca di qualcosa da dire, un gesto da fare, solo per comunicarle la mia ammirazione.
Niente.
Ho rimediato con un sorriso e una specie di saluto. Lei ha ricambiato.
Quando penso ai calciatori…

Lo sport di nicchia. Fortunatamente fuori dai nostri confini non è così, ma qui siamo talmente calcio-centrici che qualsiasi altro sport diventa praticamente underground. Come certa musica.
E proprio al paragone musica underground-atletica leggera volevo arrivare: assistere alla gare di ieri è stato come andare a vedere certi concerti di gente ben al di fuori dai circuiti mainstream. Poca gente (vabbè, diverse migliaia e palazzetto quasi pieno, ma non certo le decine di migliaia degli stadi del calcio), competentissima (ascoltare i commenti della gente che ti sta intorno equivale grossomodo a seguire la telecronaca del mitico duo Bragagna-Monetti), civilissima, simpatica, orgogliosa della propria “diversità”, appassionata, rispettosa (durante gli inni delle premiazioni, tutti in piedi e composti; e durante le fasi di partenza delle gare di sprint il silenzio era impressionante).
E l’atteggiamento dei protagonisti: ci sono certamente le eccezioni, soprattutto a livello mondiale o olimpico, ma quello che ho visto ieri del tutto simile a quello dei musicisti indie: prima e dopo le gare (=il concerto) sono in mezzo al pubblico a chiacchierare, tranquillissimi. 
“Già, perché tu ascolti musica di gente sfigata. Chi vuoi che se la fili, oltre a te e a quei quattro sciamannati che vanno a ‘sti concerti?” dice quella spiritosa di mia moglie.
Ora, visto che lei in fondo è la vera appassionata di famiglia, le potrò rispondere: “Proprio come l’atletica: spettacolo per intenditori”.

6 marzo 2009

Il naso di Pinocchio

Tanto tempo fa, quando il tempo libero era molto e la mente aveva spazio per ragionare l'irrilevante, mi ero appassionato di paradossi.
Ora quelle premesse lì sono venute meno, ma ciononostante, quando ne scorgo uno il mio emisfero sinistro ha un sussulto e come un piccolo masochistico piacere godo dei cortocircuiti che si innescano tra i miei neuroni.
Rispondete alla seguente domanda: il naso di Pinocchio si allungherà?

3 marzo 2009

Junot Diaz - La breve favolosa vita di Oscar Wao

Erano parecchi anni che non leggevo un romanzo di origine sudamericano-caraibica. Ogni volta che mi avvicinavo ad uno di essi, sapevo e temevo che avrei trovato dosi massiccie di:
saga familiare
magia
sensualità.
Non che non mi piacciano questi ingredienti, sia da soli che nello stesso romanzo, però è un po' come le saporite spezie di quelle regioni: pur essendo buone possono venire a noia e ti passa la voglia di mangiarne, o meglio, disponendo di alternative, finisci col non sceglierle più. E grossomodo è quello che mi era capitato con la letteratura di laggiù.
Poi, dopo avere letto La Strada, che aveva vinto il premio Pulitzer nel 2007, sono andato a vedere chi lo avesse vinto nel 2008, e ho trovato Oscar Wao.
Rispetto agli ingredienti di cui sopra, questo romanzo non si distingue particolarmente, saga familiare e sensualità sono al centro di tutta la narrazione, mentre per fortuna di magia ce n'è davvero poca (fortuna mia, intendo, dato che un intervento tipo deus ex machina di qualche fatto soprannaturale potrebbe essere capace di farmi gettare un libro nel camino senza esitazioni).
Gli ingredienti inusuali sono invece innanzitutto il fatto che buona parte del libro si svogle nel New Jersey, poi una narrazione spumeggiante e spesso sboccacciata e un continuo riferimento in stile nerd alla letteratura fantasy e fantascientifica.
Il protagonista, Oscar Wao, affetto da un'obesità intollerabile, è infatti un autentico nerd amante di questi generi, e pure la voce narrante (che poi risulta essere un suo per così dire amico, nonché saltuario fidanzato della sorella) deve conoscerli parecchi, dato l'uso frequentissimo che ne fa durante tutto il romanzo.
Oscar quindi trascorre la sua esistenza tra il piacere della scrittura, l'ambizione di diventare un grande scrittore di fantascienza (Wao è la storpiatura di Wilde, nomigliolo che gli viene affibbiato proprio per il suo amore per la scrittura) e la disperazione per la sua verginità senza rimedio. Quest'ultima situazione è particolarmente aggravata dal fatto di essere originario di Santo Domingo, isola i cui abitanti si fanno gran vanto di essere formidabili scopatori. Com'è possibile dunque che proprio lui, con quel sangue che gli scorre nelle vene, non sia in grado di avere alcun rapporto decente con una femmina qualsiasi?
Il romanzo poi divaga spesso e volentieri sulla storia recente di Santo Domingo, storia su cui incombe costantemente l'ombra del terribile dittatore Trujillo e di tutte le sue inenarrabili malefatte, le cui vicende si intrecciano violentemente più volte con la famiglia di Oscar.

Non credo che questo libro mi abbia fatto riaccendere il fuoco per la letteratura latino-americana, ma di certo mi ha permesso di rigustarne i sapori e le atmosfere in modo divertente. È un bel libro, molto moderno nello stile narrativo ma senza perdersi troppo in certi sperimentalismi da romanzo contemporaneo.
Unica osservazione: se non siete amanti dei generi fantasy&fantascienza (come non lo sono io) e se non siete dei buoni conoscitori dello spagnolo (come non lo sono io), la lettura potrebbe essere un po' pesante. A fondo libro ci sono però due vocabolari che risultano utili per districarsi nelle continue citazioni e riferimenti. Questo sistema è però un po' pesante, non mi piace particolarmente dovere continuamente saltare alle ultime pagine del libro per capire quello che sto leggendo. Il fatto è che le note a piè pagina sono già utilizzate per dare i riferimenti storici e biografici ai momenti narrativi.