22 aprile 2010

Tanti auguri

Mezza Maratona di Nizza - un resoconto


Prima della partenza, ben prima, ho cercato in rete un po’ di informazioni che descrivessero la gara, tanto per farmi un’idea di quel che mi aspettava. Non ho trovato un granché, quindi ora faccio un resoconto abbastanza dettagliato non solo per i miei soliti appassionatissimi lettori, ma anche per chi in futuro fosse alla ricerca come me di qualche dritta.

Partiamo dai numeri: quest’anno era l’edizione numero 19 e alla partenza c’erano 8.000 persone, così dicono gli organizzatori. Un bel po’ di gente, quindi. Si tenga presente che le gare in programma erano 4:
-la mezza maratona
-la 10km
-la Nicoise (5km non competitivi per sole donne a fini benefici)
-un’altra versione della Nicoise (2,5km di marcia per tutti, bambini compresi)
-la P’tits Champions (2km per i bambini)
quindi non tutti gli 8.000 erano sulla stessa linea di partenza, ma nella zona di partenza sì, compreso pubblico e genitori dei bambini, per cui uno si aspetta che il casino e i relativi disagi possano essere tanti, tipo code, ingorghi, assembramenti, mancanza di supporto eccetera.
Invece devo dire subito che lo sforzo organizzativo è stato notevole ed efficace, c’era veramente tantissima gente dell’organizzazione e tutto filava piuttosto liscio. L’unico momento di spiacevole attesa è stato alle code davanti ai WC chimici, ma si è trattato di meno di 10 minuti. Chi non è avvezzo alle corse sappia che quella del WC è un esigenza fondamentale: ci si alza presto, si arriva con largo anticipo alla partenza, si aspetta, si è cercato di fare una colazione ragionevole. Poco prima della gara è quindi pressoché obbligatorio usare il WC, davvero per tutti.
Quindi quel po’ di coda è inevitabile e questa è stata del tutto accettabile.

La corsa: io grazie ai miei mirabolanti risultati del 2009 ho avuto il privilegio di partire nella seconda griglia, quella dietro ai top runner. Ancora una spiegazione per chi non è avvezzo: nelle gare si cerca di fare partire davanti i più veloci, in modo che non vengano intralciati dai corridori più lenti nell’ingorgo della partenza. Ovviamente i top runner, cioè quelli che sono lì per giocarsi la vittoria, partono con un piede sulla linea di partenza, con solo il percorso di fronte a loro. Poi vengono costituite delle “gabbie” a cui hanno accesso i corridori secondo le loro potenzialità: se sei un corridore da 16km/h puoi stare davanti a chi corre ai 13km/h in modo da non trovartelo tra i piedi appena partito.
Per questo creano le gabbie che sono più o meno numerose a seconda dell’organizzazione (a volte non ci sono proprio, a volte ce n’è 3 o 4).
Per accedere a queste gabbie occorre avere corso nell’anno appena trascorso una gara sotto i tempi prefissati. A Nizza le griglie erano due: una per i corridori sotto l’ora e 17 (i top runner) e l’altra per quelli sotto l’ora e 25, poi tutti gli altri (la “masse”). Per le donne i tempi sono diversi (1h30 per la prima gabbia e 2ore per la seconda).
Come dicevo io sono entrato nella seconda griglia che significa che quando hanno levato le transenne (perché naturalmente le gabbie vengono aperte poco prima dello sparo), mi sono ritrovato vicinissimo alla linea di partenza, cosa che non mi era mai successa.
Allo sparo sono quindi partito agevolmente di corsa, senza problemi di ingorghi o tamponamenti, anzi, magari sono stato io ad essere di intralcio a qualcuno, ma non me ne sono accorto.

La prima parte del tracciato è molto bella. Si snoda per il centro di Nizza, con parecchie curve e alcuni lievi saliscendi che a me piacciono più che un percorso totalmente piatto. Trovo che diano varietà all’azione e quelle brevi discese sono dei veri toccasana per i polmoni.
I primi 10km si svolgono assieme alla gara dei 10km appunto, quindi mi sono trovato a correre assieme a gente che aveva come obbiettivo una distanza metà della mia. Delle lepri, insomma.
Questo, unito ad una buona condizione e alla piacevolezza del tracciato mi ha portato a passare i 10km con un gran tempo (per me) 38’38” che proiettati su tutto il percorso avrebbero significato 1h21’30”, ampiamente sotto il mio record.
E invece.
La seconda parte della gara è completamente diversa dalla prima: totalmente dritta e piatta, 5,5km sulla Promenade lungomare verso l’aeroporto e 5,6km al contrario sullo stesso tratto. Il percorso noiosissimo e (soprattutto) l’avere fatto un po’ troppo il fenomeno nella prima parte, mi ha portato a rallentare decisamente.
In conclusione ho tagliato il traguardo a 1h23’19”, che tutto sommato va bene. Ci tenevo a stare sotto l’ora e 24 (per i non avvezzi: 1h24 sulla mezza maratona significa una velocità media di 15km/h. Volevo starci sopra) e quindi ho ampiamente rispettato i propositi già abbastanza ottimistici rispetto all’allenamento un po’ scarso che avevo.
Però ammetto che rosico per come ho corso i primi 10km, mi sentivo davvero in gran forma. E rosico per i parecchi atleti che mi hanno superato tra il 15km e il ventesimo. Poi nell’ultimo ne ho ripresi un paio, ma sono magre consolazioni.
E più che altro mi spiace avere fatto così tanta fatica nella seconda metà della gara, mi è sembrato di non godermela più, di soffrire e basta.
Beh, la prossima volta sarò più saggio. Promesso.

Ancora una doverosa considerazione sul tracciato. Durante la prima parte, al 9km si incrociano i “ritardatari” al 5km, mentre durante la seconda parte si ha la possibilità di vedere i top-runner in azione: uno spettacolo della natura!
In conclusione: una bella corsa in una splendida cornice. La seconda parte del percorso non è dispiaciuta solo a me, è diffusamente detestata almeno a quel che ho sentito commentare, ma gestendola meglio di come ho fatto io probabilmente può rivelarsi ben più piacevole.
Ripeto che l’organizzazione è ottima.
Il pacco gara è miserello, solo una maglietta, ma di buona marca. Forse meglio che tanta paccottiglia che ti rifilano in genere.
All’arrivo, a chi arriva in fondo, viene consegnata pure una bella medaglia. So che per qualcuno è molto importante.

E infine faccio anch’io come Linus: pubblico foto a testimonianza dell’impresa:

16 aprile 2010

Prossimi passi

Domenica vado a fare questa cosa qua:
Mezza maratona in giro per Nizza. Per chi conosce la città, questo è il percorso:


E poi... Cafè de Turin:
Invidiatemi pure.

Raimondo

La sua comicità era sottilmente geniale, elegantissima e perfettamente tagliente. È davvero un peccato che non ci sia più.
Quello che più mi turba è questo stillicidio di persone appartenenti al mondo della mia gioventù che se ne sta andando. È nell'ordine delle cose, lo so, ma mi turba.
Intanto, ciao Raimondo.

Il miracolo della vita

Ne ho tre, quindi a questa cosa ci ho pensato molto intensamente già parecchie volte. Parlo di figli e parlo dello svilupparsi di un bambino a partire da un ovocita ed uno spermatozoo.
All'inizio è solo una cellula, una pallina piena di robette strane e complicate.
Alla fine è un essere umano con dita, occhi, muscoli, cervello, naso, fegato e cistifellea, ginocchia e lingua, tendini e tiroide e orecchie, chiappe e unghie.
Il processo più inconcepibilmente complicato a cui ci sia data la fortuna di assistere. E gira tutto da solo, come fosse, e lo è, la cosa più naturale del mondo.
Questa animazione mostra in quattro minuti tutti i nove mesi della gestazione, dal concepimento al parto. Guardatelo fino alla fine, il momento del parto è da accapponare la pelle.


12 aprile 2010

C.McCarthy - Suttree

Ammetto, confesso che questo libro l’ho finito a fatica e con la voglia che finisse in fretta, di passare ad altro.
E di aver pensato più volte di lasciarlo perdere.
Poi però non l’ho fatto e come con le grandi fatiche che si riescono a portare a termine, sono contento di averlo letto tutto e sono convinto che questa lettura mi abbia dato ben più di altri libri divorati in un baleno.
È un libro pesante questo, descrizioni lunghe e dettagliatissime e avvenimenti tanto realistici da apparire banali se non addirittura noiosi.
Come la vita.
È difficile pure dirne la trama, di questo libro. In sostanza si tratta di un periodo di alcuni anni della vita di tal Cornelius “Bud” Suttree, uomo disincantato e concreto che assieme a suoi pari vive alla giornata ai margini della società nei dintorni di Koxville. I suoi compari, amici o semplici compagni nel viaggio della vita, sono barboni, alcolizzati, svitati, accattoni, prostitute e tutto quanto vi sia di più umanamente tangibile nelle periferie delle città e delle esistenze in genere.
Ogni pagina di questo libro è dipinta con colori talmente vividi e dettagliati da trascinarti di forza in quelle esistenze misere ma intensissime, a fianco di un uomo dall’aspetto ruvido ma dalla volontà fragile e riprovevole, capace poi di enormi e disinteressati slanci di generosità e di adattamento indifferente alle situazioni peggiori, in balia dell’altalena della vita che con i suoi alti e bassi lo porta a destreggiarsi tra la miseria e il lusso pacchiano di chi si trova in tasca all’improvviso troppi soldi per essere in grado di conservarne appena per il pasto del giorno dopo.
Un uomo vero. Tramite il quale forse McCarthy ha l'ambizione di raccontarci l'Uomo.
O forse no. Come sempre questo autore non fornisce mai didascalie, non svela mai il proprio programma. Ti presenta la vita, interpretala tu.

Sinceramente un libro come questo lo consiglio di cuore, ma con un grosso avvertimento: è un mattone. Però si sa, non sono mai i percorsi troppo semplici e frequentati a portarci nei posti migliori. Affrontatelo, percorretelo tutto e raggiungete la cima. Voltarsi indietro a guardare il cammino percorso sarà un’esperienza impagabile.