27 febbraio 2009

Il dolce pianto della chitarra

Dire che While My Guitar Gently Weeps è la più bella delle canzoni dei Beatles è indubbiamente una presa di posizione iper-snob. Probabilmente più snob delle classiche sparate "Il primo album è la loro cosa migliore" o "Erano bravi fino a che non hanno avuto successo, poi sono diventati commerciali" da affibbiare ad ogni gruppo (che non siano i Beatles).
Perché While My Guitar Gently Weeps è una delle pochissime canzoni firmate da George Harrison e, a dire che nello sterminato e bellissimo repertorio dei Fab4 la gemma migliore è proprio una canzone non partorita dal duo Lennon-McCartney, sembra di volere fare gli originali a tutti i costi. Gli iper-snob appunto.
Stasera l'ho proposta in macchina ai due bimbi più grandi, alla ricerca di qualcosa che potesse essere adatto anche a loro. Quando sono partite le prime note, da parte loro è caduto un silenzio tanto insolito quanto assoluto e l'abbiamo ascoltata tutti rapiti, senza fiatare dall'inizio alla fine.
Ora: non so se sia il caso di fare l'iper-snob e dire che è la più bella canzone dei Beatles. Ne hanno scritte di magnifiche e non credo di essere in grado di fare una classifica, ma sicuramente While My Guitar Gently Weeps è una delle più belle canzoni della storia della musica.
Sicuramente.

25 febbraio 2009

Dälek - Gutter Tactics

Il nuovo album dei Dälek è una vera bomba, se ti piace un certo hip-hop detto avant. Quando la musica è poco meno che musica e il ritmo è molto più che ritmo. Cupo, pulsante, potente.
Non l'ho ancora ascoltato per bene per cui non posso dirne molto, ma la prima impressione è davvero favolosa.

Pirateria

24 febbraio 2009

Call me Haragei

Per la serie "L'incredibile diffusione di giochini inutili su Internet":
Dicono che si stia diffondendo un nuovo meme, che consiste nel crearsi, tramite Wikipedia & Co. il nome della propria band, titolo dell'album e immagine della copertina.
In pratica funziona così:
Titolo album: ultime 4 o 5 parole dell'ultima citazione della pagina in una ricerca casuale su Quotationpage.
Immagine di copertina: terza foto mostrata con la ricerca "Explore last 7 days" su Flickr.
Io ho giocato, e quello che ne è venuto fuori è questo:

Che è il risultato di:

Figo, no?
Insomma, se dovessi entrare nel mondo della musica, l'essenziale ce l'avrei bello e pronto.

20 febbraio 2009

John Martyn (1948-2009)

Anche questa è una scoperta che faccio post-mortem.
In ogni caso penso che chi (colpevolmente, come me) ignorava l'esistenza di questo signore quand'era in vita, dovrebbe colmare la lacuna e andarsi a recuperare gli splendidi lavori che ha realizzato nel corso di una lunga e travagliata carriera.
Naturalmente io sono ben lungi da averne esplorato l'opera omnia, ma quello che ho sentito è davvero magnifico.
Siamo in un territorio piuttosto originale, ma che a volerlo incasellare occorrerebbe inserirlo nello scaffale del folk-rock-jazz-soul suonato e cantato benissimo. Bel pastiche, vero? Sì, ma davvero bello, fidatevi.
Io ho iniziato da Bless the Weather (molto bello), poi con Solid Air (bellissimo) eInside Out (non mi esprimo ancora, ma sta andando benissimo).
Di seguito, tanto per dare qualche indicazione, riporto i giudizi che il buon Scaruffi [*] dà di tutti i suoi lavori:
-London Conversation (1968), 6/10 
-The Tumbler (1968) , 6/10 
-Stormbringer (1970) , 6/10 
-The Road To Ruin (1970), 6.5/10 
-Bless The Weather (1971), 7/10 
-Solid Air (1973), 7.5/10 
-Inside Out (1973), 8/10 
-Sunday's Child (1975), 7/10 
-One World (1977), 6.5/10 
-Grace And Danger (1980), 6.5/10 
-Glorious Fool (1981), 5/10 
-Well Kept Secret (1982), 5/10 
-Sapphire (1984), 5/10 
-Piece By Piece (1986), 6/10 
-The Apprentice (1990), 6/10 
-Cooltide (1991), 6.5/10 
-And (1996), 5/10 
-The Church With One Bell , 4/10

[*] Per chi non conoscesse Scaruffi: tenete presente che è molto tirchio di voti, per cui un 8/10 è un voto molto molto alto.

14 febbraio 2009

zZz - Running With The Beast

Una volta era praticamente una certezza: in un negozio di dischi –quando c’erano i negozi di dischi!- se ti piazzavi davanti agli scaffali ordinati in ordine alfabetico,  da una parte ci trovavi gi ABBA, e all’estremo opposto gli ZZ Top. In mezzo la situazione evolveva, nascevano gruppi mentre altri tramontavano, cambiavano i nomi,  alcuni aumentavano la loro discografia (prendi un Bob Dylan, per esempio), altri declinavano praticamente dimenticati e finivano con lo sparire dagli scaffali (chissà perché mi viene in mente Billy Idol), altri chiudevano i battenti, ma la loro discografia rimaneva solida e onnipresente (Nirvana).
Ma loro, ABBA e ZZ Top, stavano sempre là a segnare l’Alpha e l’Omega dell’universo pop-rock. 
In realtà poi gli ABBA sono stati più volte insidiati nelle loro posizione iniziale (che immagino possa dare vantaggi analoghi agli A.A.A… degli annunci) da gente tipo A Guy Called Gerald o A Certain Ratio e ultimamente dai !!!, ma la fama di questa gente è talmente minuscola rispetto a loro che, a parte in certi negozi per maniaci, difficilmente si trovavano effettivamente a cedere la posizione.
Invece gli ZZ Top, a quanto ne so, continuavano beatamente ad occupare l’ultima posizione alfabetica sugli scaffali, forti di quella doppia Z che gli garantiva con buona sicurezza lo stesso posto che lo “zuzzurellone” ha nel nostro vocabolario (che poi manco lui è effettivamente l’ultimo, ma sfiderei un sacco di gente a sapere cos’è lo Zwinglismo o lo Zygion…)
Bene, ora ho scoperto che esistono gli zZz, che non ho idea di come abbiano deciso il loro nome – magari è  solo l’onomatopea del ronzio – ma di sicuro il pensiero di avere scalzato i barbuti texani l’hanno avuto. Resta poi da vedere se e con quanta soddisfazione.
Gli zZz sono un duo olandese che fa una musica piuttosto adatta a chi come me incomincia ad indossare qualche pelo grigio e negli anni ’80 si beava di struggimento al suono oscuro di Joy Division o Sister of Mercy, ma pure ai ritmi sintetici di certi Ultravox senza disdegnare certe chiassosità dance (dark side of, s’intenda).
Gli ingredienti già-sentiti sono questi e pure altri (kraut-rock e hard-rock, per esempio), ma l’impasto generale ne risulta sufficientemente originale da renderli ancora più interessanti del loro nome.
Canzoni potenti e per certi versi pure coinvolgenti, ritmi pari e voci trattate li rendono in alcuni momenti perfino orecchiabili, adatti anche ad un ascolto meno di nicchia di quanto poi effettivamente siano.
Oddio, dubito che la loro fama arriverà mai a livelli tali da destinargli un posto stabile al fondo degli scaffali dei negozi di CD (negozi di cheee?), ma comunque sono davvero in gamba, e un’ascoltata consiglio a tutti di dargliela. Soprattutto a chi, come dicevo sopra, quelle sonorità di un quarto di secolo fa ce le ha dentro il midollo.

10 febbraio 2009

Le Luci Della Centrale Elettrica - Canzoni da Spiaggia Deturpata

Torno a scrivere sul blog dopo una pausa un po’ troppo lunga per i miei gusti, però si sa, a volte il tempo libero manca… e questo è appunto uno di quei periodi.
Però non posso fare a meno di segnalare questa stupenda scoperta.
Le Luci della Centrale Elettrica è in realtà Vasco Brondi, un ventiquattrenne ferrarese che armato di chitarra e poco più ha registrato un disco bellissimo, probabilmente uno dei migliori dischi italiani da un bel po’ di tempo in qua. In realtà definire “poco più” quel che c’è oltre alla sua chitarra e la sua voce è un po’ immeritato, perché in realtà si tratta di Giorgio Canali e i suoi ricami alla chitarra elettrica sono davvero preziosi e suggestivi[1].
Si tratta di canzoni d’autore (vedi alla categoria cantautorato) che trattano con una poetica diretta e impietosa una realtà che si nutre di squallore e miseria, di tossicodipendenze e degrado.
A dirla così è una serie di pugni allo stomaco, ma in effetti, la musica, l’appassionato modo di cantare e soprattutto il fascino di certe pennellate nei testi (“con le nostre discussioni serie si arricchiscono solo le compagnie telefoniche”, “E tornino a crepare - ma dal ridere - le nostre madonne anoressiche (le tue fotomodelle, le tue fotomodelle, le tue fotomodelle...) ”, “che cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni-zero?”…) sono talmente brillanti e belle da stemperare di molto la sensazione depressiva che questo disco potrebbe dare.
Vedo in rete che questo musicista viene confrontato ad un sacco di artisti (Tenco, CCCP, Massimo Volume, …), ma più di tutti, sicuramente padre spirituale, è Rino Gaetano. E ne valga la citazione finale, nell’ultima canzone del disco:
Chi odia i Terroni. 
Chi ha crisi interiori. 
Chi scava nei cuori. 
Chi legge la mano. 
Chi regna sovrano. 
Chi suda e chi lotta. 
Chi mangia una volta. 
Chi gli manca una casa. 
Chi vive da solo. 
Chi prende assai poco. 
Chi gioca col fuoco. 
Chi vive in calabria. 
Chi vive d’amore. 
Chi prende i sessanta. 
Chi arriva all’ottanta. 
Chi muore a lavoro. 
Chi muore a lavoro. 
Chi muore a lavoro. 
Chi muore a lavoro. 
Chi muore a lavoro. 
Chi muore a lavoro. 

[1] Prima di questo disco era stato pubblicato, e circolava pressoché ovunque, un demo che grossomodo riportava le stesse canzoni, registrate solo in modo più naïve. Naturalmente, com’è più che lecito aspettarsi in certi ambienti, è molto intenso il coro del “era meglio il demo”.
Per me no. 

Ciao Eluana


E adesso, buon riposo.