31 ottobre 2008

Halloween - Appuntamento annuale

Proprio ieri, con l'approssimarsi della ricorrenza di Halloween, sono andato a rileggermi quello che scrissi un anno fa, nella stessa occasione.
Beh, se non avete voglia di andarlo a rileggere pure voi, deridevo gustosamente gli strali lanciati da un prete che addirittura paragonava Halloween alla pedofilia.
Oggi, puntualissima, ritrovo un'altra bella raccolta di illuminati ragionamenti sulla questione, sempre frutto di arguti e sensati ragionamenti.
Qualche stralcio:
Chiesa, allarme Halloween
Ma questo è solo il titolo, opera del titolista. Allora passiamo al virgolettato:
Attenzione alla pseudo festa di Halloween esaltata il 31 ottobre come un apparente carnevalata mentre nasconde un grande rituale satanico collettivo
E poi:
Il sistema imposto di Halloween proviene da una cultura esoterico-satanica in cui si porta la collettività a compiere rituali di stregoneria, spiritismo, satanismo che possono anche sfociare in alcune sette in sacrifici rituali, rapimenti e violenze

Una cultura di morte viene promossa anche con Halloween dove il mondo dei minorenni è il più a rischio ed esposto


La morte infatti non va esorcizzata anche con queste sagre. Essa va affrontata nella crudezza della sua realtà.

E infine:
"Se proprio non fosse evitabile, la festa di Halloween poteva trovare spazio in altra data. La sovrapposizione smaschera la chiara intenzione di soppiantare la festa di tutti i Santi e quella consecutiva dei defunti”. Questa, per mons. Zenti, “è sopraffazione. Che è di altra natura rispetto ai valori della democraticità. Con il fondato timore che la stessa protesta si risolva in un boomerang: potrebbero accusare chi protesta di intolleranza. E anche questa logica iniqua sa di dittatura."
Allora, facciamo così: oggi pomeriggio, intorno al tramonto, Revigliasco Torinese (il paese in cui abito) verrà invaso da bambini mascherati e gioiosi perlopiù accompagnati da mamme, che andranno in giro a chiedere a negozianti e abitanti qualche caramella, sotto la minaccia di chissà quali sadiche ritorsioni (Dolcetto o scherzetto).
Bene, vengano questi imbecilli (perché sono degli imbecilli, non ci sono santi) a vedere quanto aleggi la cultura di morte, il satanismo o addirittura la logica che sa di dittatura in quella frotta di vampiri, streghette e zucche arancioni.

PS A proposito di zucche: ne ho preparata una meravigliosa. Stasera se riesco la fotografo e poi la pubblico qui. Non è bella come quella dell'immagine qui sopra, ma se lo merita comunque.

30 ottobre 2008

"Picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano"

Non vorrei parlare molto di politica in questo blog, che vorrebbe essere più che altro uno svago dedicato ai miei passatempi.
Però ogni tanto le palle mi girano tanto, ma talmente tanto, che non riesco a farne a meno.
Qualche giorno fa parlavo delle criminali parole dell'ex Presidente della Repubblica ("emerito" dovrebbe essere).
Ieri, quelle che qualcuno bollava come innocue farneticazioni di un ottantenne, hanno iniziato a concretizzarsi. Quaggiù un resoconto dettagliato dei fatti di ieri a Roma, Piazza Navona.

La scuola di partito

Mentre da genitore assisto sconfortato al lucido e determinato sfascio della scuola pubblica, la primaria (elementari) prima di tutto, ma solo perché ne sono direttamente coinvolto, ché il lavoro di asfissia che si vuole portare a superiori e Università non è certo da meno, mi chiedo perché diavolo si stia operando in questo modo allucinante e umiliante per chiunque abbia la bella pretesa di volere fare un qualche ragionamento, una discussione, un confronto.
La cosiddetta "Riforma Gelmini" è un intervento sconvolgente su uno degli aspetti più delicati e sensibili di una qualsiasi Società, l'Istruzione scolastica, ed è stato fatto senza chiedere non solo il parere di chi in Italia le leggi le dovrebbe fare, il Parlamento, ma neanche di chi la scuola la conosce, ci lavora, la gestisce, la sostiene.
Niente.
Una rivoluzione imposta dall'alto, con una prepotenza arrogante e sorda ad ogni obiezione, che potrebbe alla lunga rivelarsi una pessima mossa dal punto di vista politico, quando, ora di tornare alle urne, si potrà constatare con mano quali sono stati gli effetti di un'azione non voluta da una fetta enorme dell'elettorato.
E allora, mi chiedo, perché? Perché uno dei governi più demagoghi della storia, non solo italiana, rischia di apparire così impopolare, di fare del male proprio a quei centri fondanti della democrazia italiana, come li chiamano loro, che sono le famiglie? D'altronde si sa, come siamo fatti: toccaci quello che vuoi, toccaci i portafogli, toccaci la cultura, toccaci pure le convinzioni religiose, ma non ci toccare i figli, ché, sai com'è, pure le pecore diventano aggressive se gli tocchi i figli.
Ma allora qual è la strategia a lungo termine? Si presentano gli scenari più foschi, e nel porsi questa domanda, nel cercare di trovare una risposta, vengono addirittura in aiuto parole dette quasi 60 anni fa, con una lungimiranza che fa paura. Solo che un tempo certi ragionamenti avevano addirittura l'effetto di porre dei freni alle azioni dei politici e alle scelte degli elettori.
Ora non più, le coscienze sono addormentate, se ancora sono vive.
Il discorso lo fece nel 1950 Piero Calamandrei, un padre costituente e disse così:
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico

24 ottobre 2008

Marta Sui Tubi - Sushi & Coca

Più che altro una segnalazione, anche se il disco meriterebbe più attenzione.
[Più che altro perché, durante la solita mia pausa del fine settimana, non rimangano come primo post del blog le delinquenti e schifose dichiarazioni di Cossiga]
È uscito da qualche settimana l'ultimo album dei Marta sui Tubi un trio di origini siciliane ma di stanza a Milano (amata ed odiata, come si evince da diverse loro canzoni).
L'organico è praticamente voce+chitarra - chitarra - batteria - tastiere (Hammond). Sul loro precendente disco una nota diceva qualcosa tipo "Nessun basso é stato utilizzato per la registrazione di questo album", tipo le etichette dei cosmetici cruelty-free.
In effetti pure stavolta il basso è assente, e tutto si regge su complicati arpeggi di chitarra e vocali, a creare originali trame che, pur sconfinando addirittura in pezzi degni del migliore math-rock, lasciano sempre una sensazione di canzoni orecchiabili e poco più che pop.
Un ottimo disco (come ottimo era pure il precedente C'è gente che vuole dormire), a testimoniare che la musica italiana magari agonizza, ma non è ancora morta.
Tra l'altro sono in tour.
Vedeteveli.

23 ottobre 2008

Ma dico, siamo scemi?

L'ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, in una intervista, oggi:

Quali fatti dovrebbero seguire?
Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni.
Ossia?
In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito.
Gli universitari invece?
Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.
Dopo di che?
Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.
Nel senso che...
Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano.
Anche i docenti?
Soprattutto i docenti.
Presidente il suo è un paradosso, no?
Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì.

Vorrei che fosse uno scherzo, ma è tutto vero.

22 ottobre 2008

The Köln concert - ancora un aneddoto

In questo articolo si parla ancora del concerto di Colonia di Keith Jarrett del 1975. Ne avevo scritto un post l'anno scorso.
Si ri-racconta della serie di sfortunati eventi che lo precedettero, del fatto che quella tournee fosse una cura disintossicante dal periodo con Miles Davis che lo aveva piazzato dietro ad un organo elettrico, si sottolinea come ancora oggi, a 33 anni di distanza si possa godere a pieno del frutto di una creazione estemporanea, di per sé irripetibile.
A questo proposito si fa notare (io non me ne ero mai accorto), che le primissime memorabili note del concerto sono sottolineate da alcune risate del pubblico. Molto lievi, ma ci sono.
Il motivo è che quelle note erano le stesse della musichetta suonata dal teatro per richiamare il pubblico in sala all'inizio o dopo l'intervallo di un concerto.
Jarrett, a cui neppure le vicissitudini di quei giorni avevano levato il buonumore, inizia il concerto scherzosamente, citando proprio quel cicalino. E il pubblico ride divertito.
Poi ammutolisce ammirandone l'evoluzione per il resto del tempo.

Questo aneddoto sottolinea ancora di più il valore di assoluta improvvisazione di quell'ora abbondante di musica, creata letteralmente sotto gli occhi degli spettatori. Come ha più volte spiegato, Keith Jarret non ha la minima idea di cosa suonerà quando si siede per quei concerti solisti. Butta giù qualche nota, poi ne segue il flusso di coscienza per il resto del concerto.
Miracoli improvvisativi irripetibili. E fortunati noi a vivere nell'epoca delle registrazioni.

Aggiornamento del 23/10 (quei pensieri che ti vengono poco dopo avere pubblicato il post): Provo a pensare al tizio che ha scritto o comunque composto quel jingle. Voglio dire, ci sarà una persona che ha detto: "Allora, per richiamare la gente in sala diffondiamo un segnale acustico fatto così" e ha buttato giù quelle 5 note, da-da-da-da-daaa.
, quella persona ha visto la sua piccola musichetta diventare lo spunto per un capolavoro indimenticabile.
Figo, no?

21 ottobre 2008

Iconoclastìa

Carlotta, guardando la copertina del libro qui a lato:
-Io se avessi un papà così non gli parlerei neanche
-Però ha fatto delle musiche bellissime
-Sì, però a me fa schifo

Tiè, Miles, ciapa lì.


No dai, Miles, non te la prendere, non ha neanche 5 anni.
Lo sai che io ti adoro.

Wall-E

Con film come questo si gode appieno del privilegio di potere accompagnare dei bambini a vedere un film Walt Disney. Voglio dire, entrare in una sala cinematografica gremita di bambini, con pop-corn sparso ovunque, con nessun adulto non accompagnato da qualche moccioso e con la prospettiva di assistere ad un film di animazione fantascientifica di cui si parla benissimo, è una sensazione che scova e tira fuori a forza il pre-adolescente che si cela in qualsiasi uomo adulto, per quanto compassato possa apparire.
E così, nel più classico dei pomeriggi domenicali, mi sono pienamente abbandonato (con tanto di risate e oohhh ad alta voce) al piacere di assistere a quello che penso sia un vero capolavoro.
La trama dovrebbe essere già abbastanza conosciuta, comunque in poche parole si tratta della storia di un robottino, Wall-E, rimasto a raccogliere e imballare rifiuti di una terra ormai abbandonata dall'uomo e da ogni altra specie vivente. Questo lavoro prosegue sempre uguale per 700 anni, durante i quali Wall-E acquisisce personalità ed una passione per il collezionismo di oggetti strani scovati tra i rifiuti. Il suo tran-tran viene sconvolto dall'arrivo di EVE, un'altro robottino dai tratti elegantissimi ed efficentissimi[*] (a paragone con l'aspetto sgangherato di Wall-E). E qui comincia l'avventura...
Ogni volta che vedo un nuovo film di animazione resto stupefatto dal livello eccelso raggiunto dalla grafica, ma questa volta siamo davvero a livelli pressoché perfetti. Poi sicuramente lo dirò di nuovo col prossimo film, ma sinceramente fatico a pensare come si possa ancora migliorare l'mpressione di fantastico realismo (non so se mi spiego) che dà la visione di queste scene.
Come spesso (sempre) capita coi film di Walt Disney ci sono anche un paio di buone morali di fondo, ottime per dare l'occasione, ritornando a casa dopo il film, di un bel discorso che inizi con "Vedete bambini cosa succede se...", e sono legate all'eccesso di produzione di rifiuti, alla vita sedentaria, al rispetto della vita...
Le citazioni di film di fantascienza si sprecano, primo su tutti quel capolavoro quarantennale che fu 2001 Odissea nello spazio, ma anche Star Trek, Io sono leggenda e pure Manhattan di Woody Allen (e chissà quante altre che non ho colto) e come sempre hanno il compito di rendere più divertente la visione agli adulti che inevitabilmente accompagnano i pargoli al cinema.
L'intreccio della storia infine è abbastanza semplice e tutto sommato prevedibile, ma in fondo non bisogna dimenticare che questo è un film per bambini. In certi momenti può sembrare incredibile, ma è così.
A rendere infine appetibile il film pure alle mamme (che notoriamente sono meno avvezze alla fantascienza pura), c'è pure una bella dose di simpatico romanticismo nella strampalata storia d'innamoramento tra Wall-E e EVE.
Insomma, se avete figli portateli a vederlo, se non ne avete convocate i nipotini, i cuginetti di terzo grado, oppure fregatevene, celate l'imbarazzo, e andate da bravi adulti senza bambini a seguito, ma andate a vederlo. Ne vale davvero la pena.

[*] I tratti di EVE sono sfacciatamente in stile Apple, sembra di ammirare un'evoluzione futura dell'I-pod. Ma si sa, tra Walt Disney-Pixar e Apple è tutto un magna-magna...

17 ottobre 2008

Andrea Bove - Stagista a 40 anni

Andrea è un mio Amico (A maiuscola non casuale). Lo dico subito per evitare polemiche o spiritose scoperte dell'acqua calda. Però questo non mi spingerebbe a parlare bene di un suo libro se non fossi convinto che se lo merita. Piuttosto farei finta di niente e starei zitto (aurea regola che cerco sempre di seguire, da sempre).
Andrea ha avuto una vita che per certi versi si potrebbe definire avventurosa, almeno a confrontarla con altri e ben diffusi percorsi che, passando dalla scuola nei suoi vari gradi, approdano ad un impiego lavorativo più o meno stabile, più o meno soddisfacente.
Lui era più ambizioso, o meglio: a sentire lui, l'oggettiva dote di alcuni talenti lo ha convinto di essere destinato ad un grande futuro, così, per grazia ricevuta, a prescindere dal pagamento del proverbiale pegno in forma di sangue&sudore che queste mire richiedono (eppure anche lui, come tutti quelli della nostra generazione, deve avere visto più e più volte la sigla di Saranno Famosi con il celebre cazziatone della prof. di danza: "Voi avete sogni ambiziosi...successo...fama... ma queste cose costano.... ed è proprio qui che incominciate a pagare.... col sudore!!!").
Fatto sta che invece la vita, che si sa, è stronza e meretrice, invece di porgergli gli allori che lui si aspettava, ha preso a rifilargli una serie di sonori ceffoni che pian piano lo hanno convinto a ben più miti consigli, fino a costringerlo ad adattarsi a fare lo stagista, come fanno tanti giovani che scalpitano all'ingresso del mondo del lavoro. A lui però succede quarant'anni, come dice il titolo.
A prima vista questo libro potrebbe sembrare un atto di denuncia al sistema lavorativo (e probabilmente la scelta dell'editore di favorire l'equivoco non è casuale). In realtà Andrea per buona parte del libro invece biasima se stesso e le sue indoli, a volte troppo modeste e a volte troppo presuntuose, che lo hanno ridotto così. Ed è severo, molto severo con se stesso, forse fin troppo, considerando che purtroppo (o per fortuna) noi della nostra vita siamo artefici e responsabili, sì, ma quelle cose che popolarmente si chiamano culo e sfiga, alla fine hanno comunque un peso determinante nel dipanarsi dei destini. Però si sa,  quando si prende una batosta si tende a leccarsi le ferite e a fare un grosso, probabilmente eccessivo, esercizio di umiltà.
Però io Andrea stiamo raccontando tutta la storia.
Io rimedio subito dicendo che questo libro è poi alla fine ben lontano da essere un cupo mea culpa. È brillante e pure divertente a tratti, perché l'autoironia non è certo dote che manchi all'autore, e così tutto sommato è tutto un prendersi in giro e un cercare sempre di rivoltare la medaglia dal lato dritto, con sorrisi e gustosi aneddoti sulle sue strambe esperienze lavorative che mettono in risalto il lato accattivante e di piacevole compagnia del suo carattere.
E pure interessanti sono le tre postfazioni affidate a tre imprenditori (più o meno: due lo sono in senso tradizionale, l'altro è Madaski, leader di se stesso e degli Africa Unite) che tirano qualche scappellotto all'arrendevole e rassegnato autore.
Invece Andrea non ci racconta di come, nonostante le sue vicende, abbia deciso di intraprendere la strada della scrittura, altro ambiente che sicuramente condivide con quello della musica la forma dell'iceberg.
Da questo lato è stato un nuovo ritorno a galla, un cimento folle e sconsiderato, altro che mite rassegnazione. Tanto quanto pubblicare un disco, per dire, ma che ancora una volta un piccolo successo se l'è guadagnato, magari di nuovo transitorio, ma pur sempre un altro successo (per chi non lo sapesse l'esperienza musicale di Andrea, ben raccontata nel libro, aveva partorito un CD di piccolo ma benaugurante successo).
E ora, visto che, come dicevo in apertura, Andrea è mio amico, un piccolo consiglio mi permetto pure di darglielo: Andrè, bravo sei bravo, e l'hai di nuovo dimostrato. Però adesso basta guardarsi l'ombelico, ok?

16 ottobre 2008

Cosa strana i sogni

Stamattina, durante il dormiveglia che mi concedo tra il primo suono della sveglia e il suo definitivo richiamo, la mia mente, vagando per pensieri sconnessi ma nitidissimi, ha prodotto questa immagine:
In città, un cantiere stradale opera su una rotonda. Probabilmente i lavori sono terminati e il cantiere sta smantellando, infatti un operaio piuttosto robusto, in tuta blu e maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti, raccoglie i coni di segnalazione a strisce bianche e rosse intorno alla rotonda, infilandoli uno dentro l’altro. Mentre sta per raccogliere il terzo o quarto, improvvisamente si ferma: infilato sull’apertura alla sommità del cono a terra, c’è un fiore rosso, forse un garofano. Se infilasse il cono dentro a quelli già raccolti che imbraccia con la mano sinistra come stava per fare, lo schiaccerebbe. Allora, con la mano libera lo raccoglie e cerca di infilarselo in una tasca, o meglio, in un occhiello della tuta, ma il gambo del fiore è troppo lungo.

Sarebbe bello capire perché la mia mente abbia prodotto questa immagine. Psicologi, avanti.

7 ottobre 2008

Woven Hands - Ten Stones

È per me un periodo fertilissimo questo, uno di quelli in cui le scoperte musicali sono tante da superare quasi la mia capacità di assimilarle (e qui si aprirebbe un bel discorso su una certa "bulimia" musicale, sgradevole patologia che ha addirittura il potere di fare perdere il gusto della musica che si ascolta) e in questa cornucopia musicale ho scoperto questo tizio che arriva dalle polverose ed aride pianure degli Stati Uniti centrali, quei panorami battuti dal vento dove un uomo siede sulla veranda della propria casa in legno, gli stivali impolverati appoggiati alla balaustra e il cappello calato sugli occhi.
Quest'uomo è David Eugene Edwards, e le sue incarnazioni musicali si chiamano 16 Horsepower fino al 2002 e poi Woven Hand da allora fino ad oggi. Di entrambi i gruppi, D.E.E. è mente e cuore, ma soprattutto anima. La sua infatti è una visione della vita che centra ogni aspetto, e quindi (e soprattutto) quello musicale, sulla spiritualità e la religione, la Bibbia e naturalmente al centro di tutto, Dio. Per dire, ho letto un'intervista in cui spiegava che l'avventura dei 16 Horsepower si è conclusa non tanto per divergenze di tipo artistico, ma perché gli altri membri erano stufi di dover affrontare continue discussioni spirituali con David Eugene, mentre lui si dice incapace di vivere senza continuamente porsi questioni circa la propria anima... per dire il tipo.
E mentre da queste parti un elemento del genere canterebbe alle riunioni dei Ciellini o al più militerebbe nei Gen Rosso, a casa sua è riuscito a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nella scena indie rock-folk.
La sua musica è ieratica come quelle prediche da pastori anglicani, tuonate a braccia alzate da omoni che evocano visioni infernali e puntano sul timor di Dio dei fedeli. E in musica, una visione di questo genere si traduce in un rock sporco e pesante, lento e graffiato, come l'incedere di un Moloch biblico, uno splendido album, spesso e profondo, perfino trascinante in certi momenti. 
Davvero una delle cose tra le più interessanti che mi sia capitato di ascoltare ultimamente.

6 ottobre 2008

Emiliana Torrini - Me and Armini

Emiliana Torrini, a dispetto del nome è islandese. La sua nazionalità, e il fatto di essere una cantantessa la mettono poi subito a paragone con Bjork, ma con questa, a parte quei dettagli, ha davvero poco a che fare.
A dire il vero ha iniziato facendo roba pop con un po' di elettronica e ritmi lenti, molto alla Morcheeba di Who Can You Trust, per intenderci. E il fatto di usare elettronica era un ingrediente in più che l'accomunava a quella là. Poi, probabilmente stufa di questi paragoni, e di uscirne sempre con le ossa rotte (e vorrei vedere, è ben dura spuntarla con miss Guðmundsdóttir), col secondo disco cambiò radicalmente rotta.
Staccata la spina ed imbracciata una semplicissima sei corde di legno (o meglio, fattala imbracciare al suo amico e produttore Dan Carey), registrò un album (Fisherman's Woman) delicatissimo e decisamente folk, freddo e limpido come le gelide terre delle sue latitudini.
Quest'anno, dopo quelle sbandate tra elettronica e acustica, ha pubblicato un nuovo lavoro, Me and Armini appunto, nel quale sembra avere raggiunto un buon equilibrio tra quelle due sponde.
12 canzoni godibilissime, tutte in perfetto bilico tra pop e folk, con piccole deviazioni vero altri lidi (il reggae della title track ad esempio, che poi è reggae solo nell'arrangiamento, per mia fortuna), piacevoli da ascoltare e, pur con qualche banalità, sempre ad un buon livello. C'è sempre una grazia non comune nel modo di cantare di Emiliana, che ora sembra sorridere mentre canta e riesce a trasmettere allegria senza mai uscire dagli schemi.
Ho letto e condivido, che un disco come questo, se venisse pompato a dovere, chessò, heavy rotation su radio commerciali e MTV, un paio di copertine sui giusti giornali e uno dei ruffiani servizi(etti) del Vincenzone Mollica sui tiggì nazionali, sarebbe capace di spopolare e fare diventare Emiliana una nuova star della musica.
Poi magari gli indie-snob inizierebbero a storcere il naso e ad innescare il mantra del "sì, però io preferisco i primi dischi", però lei si guadagnerebbe un meritato successo. E ogni tanto pure io potrei trovare qualcosa alla radio su cui fermare volentieri la manopola della selezione.

3 ottobre 2008

Come passa il tempo

Ti accorgi che il tempo passa quando stai per andare per la seconda volta a rinnovare la patente.
Tipo me, oggi.

1 ottobre 2008

Buongiorno?

Per una volta faccio un po' di copia-incolla e riporto l'odierno Buongiorno di Massimo Gramellini. Ne vale la pena:

L’attrice Ramona Badescu è stata nominata consigliere del sindaco di Roma per i rapporti con i romeni (i rapporti con gli uzbeki sono congelati in attesa di trovare un’attrice di madre lingua). La politica Daniela Santanché è stata ingaggiata da Odeon Tv, insieme a Irene Pivetti ed Elisabetta Gardini, una ex onorevole diventata personaggio televisivo e un ex personaggio televisivo diventata onorevole. Se la società degli umani seguisse i criteri dei politici, avremmo dentisti che trapanano radiatori e meccanici che scalpellano carie, parrucchieri che insegnano procedura penale e magistrati che fanno la messa in piega. Sarebbe un mondo elettrico ed estemporaneo. Finirebbe in fretta, ma fra molte risate. Invece quello dei politici resiste perché non è più un mercato specializzato. Prevale chi non sa fare nulla, a patto che non lo sappia fare dappertutto. Un ceto di incompetenti intercambiabili, che può stare su un calendario come al governo, andare in Parlamento sull’onda di un successo (o insuccesso) televisivo e finire in tv sulla scia di un’esperienza parlamentare.

Ben ci sta. Ai tempi di Mani Pulite ci accanimmo contro i professionisti della politica. Anziché esigere semplicemente che i componenti di tutti gli organi elettivi dello Stato e degli enti locali venissero dimezzati, per ridurre a cifre accettabili i costi endemici della corruzione, pensammo di risolvere il problema con l’ingresso della fantomatica società civile nelle stanze dei bottoni. Così la politica, che in mano ai politici era una cosa sporca ma seria, è rimasta sporca ed è diventata anche frivola.


L'articolo l'ho preso qui.

Burn After Reading

Strepitoso, semplicemente strepitoso.
Già è un evento che io e Monica si riesca ad andare al cinema insieme a vedere un film per adulti, poi quando riusciamo ad imbroccare una pellicola così il godimento è davvero assoluto.
Io amo i fratelli Cohen, tutti i loro film in tutte le loro declinazioni, che vanno dal cupo, al violento, al serissimo fino al quasi demenziale, come in questo caso e quindi forse parto prevenuto (in senso positivo) e rischio di non essere obbiettivo, ma cercando il più possibile di astrarmi sono convinto che quello che ho visto è un piccolo capolavoro.
Il cast di attori è davvero stratosferico, nomi come Pitt, Clooney, McDormand e Malkovich varrebbero già da soli il prezzo del biglietto. Il modo in cui recitano poi è stupendo, lontanissimo dai cliché di fighissimi strappa-sospiri a cui spesso si adeguano. Interpretano personaggi nevrotici, realmente ridicoli, stupidi, deboli, immorali... e lo fanno talmente bene che forse troppe volte ci si trova ad ammirare la loro capacità recitativa eccezionale.
La storia, al di là della superficie quasi comica, tratta temi serissimi, quali la solitudine, la superficialità, l'egoismo, il cinismo, l'opportunismo, tutti mali che in fondo affliggono più o meno tutto il mondo di questo inizio millennio. E la capacità di affrontare temi così grevi con leggerezza è sempre stata un'arte che da sola ho sempre apprezzato con meraviglia e ammirazione per gli autori.
La sceneggiatura, manco a dirlo, è senza pecche, senza punti morti, sempre in tiro con ritmo ed incastri impeccabili, coinvolgente ed appassionante. All'americana, insomma.
La fotografia, le riprese, il modo di girare, di fare vedere le cose è magistrale, all'altezza dei due fratelli, come sempre.
E allora, con un grande cast, grande recitazione, grande sceneggiatura, grande fotografia, perché più su ho parlato di piccolo capolavoro? Perché, a dispetto di queste caratteristiche degne di un kolossal, i protagonisti sono miseri,  meschini, piccoli uomini, insomma, nonostante la boria e la determinazione di alcuni di loro.
E misere sono pure le loro vicende, i loro affanni e le loro iniziative. E tutta la vicenda, alla fine, non si snoda in una storia con il classico schema introduzione-sviluppo-fine, ma rimane sospesa, lascia interdetti, ti spinge a chiederti "e allora?", non si chiude con quei bei finali risolutivi ed esaurienti tipici dei classici film made in Hollywood e rimane tutto sommato piccola,  fine a se stessa, senza sviluppi, senza morali, senza grandi lezioni.
Come nella vita reale, insomma.

P.S. Ah già di che parla? In pochissime parole è la storia di un paio di sprovveduti che, venuti in possesso di un CD contenente le memorie di un agente della C.I.A. tentano, di utilizzarlo per estorcergli dei soldi. Detta così sembra niente...