Avrei voluto iniziare questo post con una frase del tipo "ora, dopo un po' di tempo che non parlavo dei miei soliti argomenti leggeri, musica-libri-film, torno a...".
Ma poi mi è capitato che il CD che sta girando nel mio lettore sia questo Tarlo Terzo del duo di provincia piemontese Bachi da Pietra. Ed è un disco che leggero non lo è affatto: è invece cupo, sporco, cattivo, scurrile, pesante, repellente...
Però sublime.
Diciamone meglio: dei Bachi da Pietra ne avevo parlato già l'anno scorso, dopo avere ascoltato non io, il loro precedente album, che mi aveva positivamente impressionato, nonostante (o forse proprio per) il suo piglio ombroso, da cui traspariva lo spessore di un lavoro intenso e potente.
Questa volta, a mio avviso, si sono anche superati. Le atmosfere, pur meritandosi quegli aggettivi che ho usato sopra, sono meno chiuse, l'incedere è più spigliato, i suoni ed i loro intrecci più accattivanti, la corda è sempre tesa al punto giusto.
Canzoni graffianti che lasciano cicatrici seducenti, che rifuggono la banalità e che si spingono (e ti spingono) inesorabili verso l'oscurità, ma sempre lasciando trapelare dal profondo una luce remota, che rivela un calore intenso e ammaliante in cui crogiolarsi con voluttà.
Accidenti, rileggo quanto ho scritto qua sopra e mi pare di avere scritto una di quelle recensioni da rivista indie in cui alla fine non hai capito niente di quel che c'è nel disco. Facendo le debite proporzioni, si intende.
Provo a rimediare, ma non è affatto semplice: rock-blues sporco, voce strascicata, suoni acustici, metallo-legno-pelle, ritmi lenti, testi onirici e ricercati...
Non ci sono riuscito, non si riesce a descrivere la musica.
Ma comunque si sappia: questo è un gran bel disco, azzarderei a dire una delle cose migliori prodotte negli ultimi anni in Italia. Notevolissimo e pure, sarei pronto a scommetterci, in grado di sopportare alla grande il passare del tempo. Già un classico, insomma.
Peccato non sia il genere di disco che si fa ascoltare a parenti e amici durante le riunioni di famiglia, ma meriterebbe davvero tutta l'esposizione possibile.
17 novembre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commenti:
Leggo e annuisco in maniera convinta. Adoro l'aria malarica di Tarlo Terzo, che peraltro sto ascoltando in questo momento..
Posta un commento