18 novembre 2008

E. Leonard - Tishomingo Blues

Un libro che del blues ha il sapore, il ritmo, l'indolenza.
E del blues ha pure tutti gli ingredienti: i paesaggi degli stati del sud, il sangue, il sesso, il razzismo, il coraggio, la rissosità. Manca solo Dio, God up above.
E tutto si svolge lì, a un tiro di schioppo da dove il blues è nato, nei pressi di quel crocevia dove Robert Johnson ha venduto l'anima al diavolo per diventare... Robert Johnson, quello che idolatriamo ancora oggi. Quello che "Eric Clapton non ti rivolge neanche la parola, se non sai chi è Robert Johnson".
E di fronte ad un crocevia della propria vita sono pure tutti i personaggi che affollano le pagine di questo romanzo, che in poche parole narra la vicenda di un tuffatore professionista, uno di quelli che monta uno spettacolo itinerante, con lui che si butta da 25 metri in una tinozza, col pubblico che applaude da un prato polveroso.
E poi ci sono pure yankee e confederati, giacche blu e sudisti, in una rievocazione incomprensibile ai nostri altezzosi sguardi europei. Una rievocazione che vede uomini seri e seriosi, gangster e poliziotti, travestirsi da soldati della guerra di secessione e interpretare lo svolgersi di una vecchia battaglia, ottima occasione per sfogare piccole e grandi rivalse personali. In questo contesto, Dennis, il tuffatore, viene coinvolto suo malgrado e senza che lui riesca ad opporre resistenza, in una vicenda fosca e pericolosa, dove tutti sanno tutto, ma nessuno può dire niente. Mafia sudista, pensa te.
E lo stile di Leonard ti tira dentro, tuo malgrado e senza che tu possa opporre resistenza, dentro a quel mondo strano, lontano anni luce dalle nostre campagne, ma con la sensazione di esserne tu stesso parte, freddamente ma inesorabilmente coinvolto.
Alla fine sembra di avere assistito ad una commedia surreale, dove i personaggi si muovono in maniera strana e disarticolata. Ma in realtà, se si guarda bene, è solo perché libri scritti così non siamo abituati a leggerli. Soprattutto i dialoghi. Non siamo abituati a leggere dialoghi zeppi di sospensioni, anacoluti, ripensamenti. Ma se si ascolta un dialogo reale, tra persone in carne ed ossa, è proprio così che si fa, invece: si mozzicano le frasi, si cambia direzione, si lascia sospesa l'affermazione... Solo che sui libri non siamo abituati a trovarceli riportati così, sui libri i personaggi parlano... come un libro stampato, appunto. E allora a leggere un libro in cui il dialogo è realista ci troviamo spiazzati, come di fronte ad una scena surreale, straniante.
Questo è uno dei motivi principali per cui Leonard è quasi sconosciuto in Italia, perché il punto forte dei suoi libri sono proprio i dialoghi tra i personaggi, ricchi oltretutto di regionalismi e modi di dire, e le traduzioni non possono che perdere quasi tutto il bello di questi momenti.
Nel libro in questione, il traduttore, Wu Ming 1, ha provato a mantenersi fedele allo spirito originale e a farci rivivere meglio che si può le atmosfere create da questo grande autore e penso si possa dire che ci sia riuscito più che discretamente.
Non resterebbe poi che leggerseli in lingua originale questi libri.
Ad esserne capaci.

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