5 novembre 2007

M. Houellebecq – Le particelle elementari

Era davvero un po’ di tempo che non leggevo un buon libro contemporaneo. La colpa, tengo a precisarlo, è tutta mia, e i motivi sono sostanzialmente due.
Primo: sono diventato troppo esigente, e la causa di questo è che il tempo che attualmente posso dedicare alla lettura rispetto a quello che gli dedicavo una volta, è diventato davvero ridottissimo e non mi posso più permettere di perdere settimane (ahimé, ormai questo è diventato il tempo medio di lettura di un libro) dietro a qualcosa di anche solo buono. Deve essere almeno ottimo per meritare il mio tempo.
Secondo: sempre a causa del mio poco tempo libero non riesco davvero a rimanere aggiornato su quanto riempie il reparto Novità delle librerie.
Per cui la lettura di un libro scritto negli ultimi 20 anni è per me un’operazione che si svolge sempre con un pizzico di diffidenza. Lo faccio, ma sono tante le volte in cui ho scoperto che l’entusiasmo di recensioni o consigli erano del tutto ingiustificati, da farmi ripiegare sempre più spesso su classici o almeno lavori ben consolidati dal tempo.
Con queste premesse è stata per me quindi una soddisfazione davvero grande avere chiuso questo libro dopo averlo divorato in ognuno dei miei preziosi momenti di lettura.
L’approccio è sgradevole, non lo nego. Il sesso è argomento centrale in questo romanzo e il tono con cui viene affrontato è quasi sempre volgare. Volgare nel linguaggio voglio dire: cazzo, fica, culo, seghe e altre amenità sono praticamente il leit-motif di buona parte della narrazione. L’argomento in sé è poi spesso il sesso nelle sue accezioni più squallide e basse, ma qui sta alla sensibilità di ognuno. A me personalmente non turba più di tanto, ma se intendete regalarlo a vostra zia, pensateci bene.
Oltre al sesso c’è poi l’evoluzione dei costumi dagli anni sessanta ad oggi, con particolare riferimento alla cosiddetta rivoluzione sessuale (te pareva) e a certe contraddizioni del movimento hippie. Il tutto visto con gli occhi di due fratellastri, Bruno e Michel, il primo schiavo dei propri istinti sessuali e con enormi problemi nel realizzarli, il secondo, freddo scienziato, del tutto indifferente ad essi, all’amore e in fondo a tutto ciò che non sia in stretta attinenza alle proprie elucubrazioni intorno alla biologia molecolare.
Oltre al sesso, l’altro grande tema al centro di questo romanzo, è un passaggio epocale, di portata pari a quelle dell’avvento del Cristianesimo e di quello della scienza moderna, basato su fondamenti scientifici. Questa mutazione di paradigma viene annunciata nelle prime pagine e svelata via via con lo svolgersi del romanzo, per cui questo è costellato da diverse divagazioni o approfondimenti di natura scientifica. Va fatto notare infatti che la formazione di Houellebecq è di natura più scientifica che letteraria.
Questo libro è poi piuttosto cinico e pessimista, lascia l’amaro in bocca in molti dei suoi passaggi, in certi punti è perfino sgradevole tanto è spietato. Non a caso è stato oggetto di un vivace dibattito culturale all’epoca della sua uscita nel 1998 in Francia, nel 2000 in Italia, ricevendo accuse di pornografia, di tendenze destrorse (nella sua critica al ’68) e di misoginia e razzismo.
Per conto mio però da queste accuse ne esce davvero bene, dimostra di avere una visione del mondo forse troppo pessimistica e non del tutto condivisibile, ma di essere comunque un ottimo prodotto letterario, che sonda a fondo e senza ipocrisie alcuni aspetti dell’essere umano e della nostra società, senza mai dimenticare ritmo e una certa suspence.

Insomma, se riuscite a non farvi turbare dal suo brutto carattere, leggetelo. Credo che come me avrete l’impressione di avere dedicato il vostro tempo ad un lavoro davvero degno di esso.

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