Innanzitutto devo prendere l'appunto che la lista dei migliori album dell'anno appena trascorso va fatta almeno ad aprile. È infatti già la seconda volta che mi capita di scovare un disco che lì dentro ci sarebbe entrato di pieno diritto. Magari la riscrivo, va.
Siamo in un ambito come al solito difficile da definire, ma nel mio ideale catalogo questo CD andrebbe nel non molto affollato cassetto del free-impro-rock-jazz. I Talibam! sono un trio di New York batteria, sax e synth che in questo disco si avvale della collaborazione di altri musicisti che aggiungono basso, chitarra e altra strumentaglia d'assalto.
Ne viene fuori un lavoro splendidamente caotico, energetico e coinvolgente nonostante la sua quasi totale inaccessibilità. Il suono scorre come una valanga, le improvvisazioni sono pennellate frenetiche e astratte, la struttura armonica (se esiste), un groviglio destrutturato. Ma, nonostante le apparenze e con un minimo i pazienza, si avverte che tutto ciò non è completamente sconclusionato, si sente fortissima e chiarissima la sintonia tra i musicisti, la coesione del gruppo assieme ad una (remotamente) comune ispirazione.
Non so bene che mi piglia quando sento dischi così, avverto un entusiasmo che ormai difficilmente provo con lavori più nei consueti binari, un'esaltazione che scaturisce da una bella scoperta, da possibilità inesplorate che mi si aprono improvvisamente, la gioia del potere essere ancora stupito dalla Musica. Anche se, lo ammetto, arrivarne alla fine è un esperienza spossante.
18 aprile 2008
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