5 marzo 2008

Richard Yates – Revolutionary Road

È un libro bellissimo, sicuramente uno dei più belli che abbia letto negli ultimi anni.
Si tratta di un romanzo scritto nel 1961, ma praticamente sconosciuto dalle nostre parti fino a che nel 2003 minimum fax ha deciso di ripubblicarlo colmando un vuoto davvero colpevole negli scaffali delle nostre librerie. La vicenda narrata è abbastanza semplice (ma non tanto da valergli l’etichetta “minimalista”, come si legge da qualche parte) e non la svelerò, primo perché io stesso appartengo a quella schiera di persone che detesta qualsiasi anticipazione sulla trama, e poi perché forse non è neanche la cosa più straordinaria del romanzo.
Quello che mi ha affascinato è la precisione chirurgica con cui vengono descritti stati d’animo e pensieri dei protagonisti: Yates sembra avere quella capacità rara di cogliere e rappresentare le sfumature più tenui della psiche umana, con tanto di contraddizioni, slanci e debolezze. Lo fa così bene che è facilissimo immedesimarsi nei personaggi che racconta, mettendoci ogni volta nella condizione di poter dire “potrebbe capitare anche a me”, se non addirittura “capita così anche a me”. Ecco, a me piacerebbe scrivere così, o meglio: se il classico genio della lampada mi proponesse di diventare bravo quanto uno scrittore esistente o esistito, a questo punto non avrei dubbi: vorrei sapere scrivere come il Richard Yates di Revolutionary Road.
C’è poi un ritratto della società americana di quell’epoca, che, al di là dei dettagli, non è poi tanto diversa da quella di oggi, pure dalle nostre parti, tra apparenza, voglia di fuga, inanità e riluttante conformismo.

L’ho scoperto in rete questo libro, frequentando un gruppo di discussione che si occupa di tutt’altro, a ennesima dimostrazione di quanto questo paradigma del web 2.0 sia realmente una miniera inaudita di tesori preziosissimi.
Nel mio piccolo provo a fare anch’io opera di divulgazione.

P.S. Googlando alla ricerca dell’immagine da mettere in apertura, scopro che di questo libro ne han fatto un film. Figo*!

*Io sono uno di quelli che accetta di buon grado l’inevitabile inferiorità di un film rispetto al libro da cui è tratto, pur di vedere personaggi e situazioni che ha amato sulla carta materializzarsi e assumere sembianze reali sullo schermo.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

You write very well.