Poi ho pensato a chi potrebbe andargli a fare una ramanzina del genere:
Gli USA? Con la loro pena di morte e le azioni di democratizzazione in giro per il mondo?
L’Europa? Con la sua coesione che neanche una macedonia e con la capacità che ha avuto (e ha tutt’ora) di gestire la questione Balcanica?
La Russia? Con la sua questione cecena (che tanto simile mi pare a quella del Tibet)?
L’Africa? Con le sue guerre etniche, la distruzione di ambienti naturali e gli integralismi religiosi?
Il Sud America? Con i suoi narcotraffici, le sudditanze governative agli USA, i regimi militari?
Magari l’Oceania. Ecco loro sì. Potrebbero andare a Pechino a gridare “Avete rotto i coglioni! Ora, o lasciate in pace il Tibet, o noi alle Olimpiadi non ci veniamo!”.
Non mi pare determinante.
Non vorrei fare pensare che io creda che il problema del Tibet sia cosa trascurabile per il fatto che nel mondo ci sono altri problemi. Un atteggiamento del genere porterebbe a dire che nessun problema è da risolvere perché ce ne sono sempre altri.
Ma quello che mi scoccia terribilmente è vedere come quest’ennesima prepotenza che si consuma sul nostro pianeta, stia già passando dalla prima pagina alla seconda, alla terza, fino a che non cadrà nel dimenticatoio come le altre.
Poi, quando si verificherà una tragedia del genere da qualche altra parte, non avrò altro che aggiungere alla lista di sopra la frase: “La Cina? Con la sua questione tibetana e l’assoluto disprezzo per i diritti umani?”
È triste, è davvero triste.
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