Continuo un mio momentaneo viaggio nella produzione musicale nostrana, quell'officina che paga a volte ingiustamente il fatto di trovarsi "ai confini dell'impero". La mia opinione è che dalle nostre parti si soffra effettivamente di un male che si potrebbe chiamare semplicisticamente "provincialismo", ma occorre pure riconoscere che questo status oggettivo finisce troppe volte con l'essere un preconcetto negativo che tarpa le ali di qualsiasi velleità internazionale dei musicisti italiani.
In altre parole, trovo che forse dall'Italia magari non arrivino dei capolavori degni di svettare ai massimi livelli del panorama musicale mondiale, ma nella grande massa della musica "di buon livello" troppe volte si venga sorpassati da gruppi che magari hanno il solo merito di provenire da UK o USA. Un esempio lampante sono i Trabant di cui ho parlato nello scorso post, ma pure altri di cui spero di parlare a breve.
In questo ambito voglio pure segnalare questo disco degli Altro, un trio pesarese del giro La tempesta dischi dei Tre allegri ragazzi morti (altro italico laboratorio degno di interesse). Fanno un disco di matrice punk vecchia maniera: ritmi binari, riff distorti e elementari, voce urlata e monotòna, pezzi brucianti e brevissimi (17 minuti per 11 tracce). Eppure proprio questo loro essere così vecchia maniera nel 2008, interpretando per di più un genere che, oltre ad avere raggiunto il suo momento di massimo fulgore oramai trent'anni fa, l'ha pure repentinamente esaurito a causa della intrinseca essenzialità, li rende a loro modo originali.
E poi hanno un nonsoché, qualcosa che rende estremamente accattivante la loro musica, forse sono i testi , acuti e stranianti, forse è quel modo essenziale di suonare che punta dritto ai nervi, forse è solo quella sottile discrepanza dovuta al tempo trascorso, che li rende a loro modo sufficientemente diversi dai cliche di genere da meritagli il prefisso Post- all'appellativo punk.
1 febbraio 2008
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