Ad ogni modo mi piacerebbe qui descrivere il mio punto di vista, dato che è già una settimana che Kollaps gira nell’impianto della mia macchina e che un disco del genere è per sua natura oggetto e accompagnamento di numerose riflessioni.
La prima è la più seria (o forse assolutamente la più futile): si tratta ancora di musica? Voglio dire: allontanarsi così tanto dai più consueti canoni da abbandonare non solo armonia, melodia e ritmo, ma pure l’idea di produrre suoni per mezzo di strumenti concepiti a tal fine, musicali appunto, e utilizzare invece martelli pneumatici, lamiere, seghe circolari e altre diavolerie il cui frastuono prodotto viene normalmente classificato come ‘casino’, ci permette ancora di classificare il prodotto come ‘musica’?
Beh, la mia risposta è un netto sì e anzi, mi chiedo che senso avrebbe continuare ad esplorare le possibilità della Musica (M maiuscola non casuale) intesa come Arte, se non si fossero date esplorazioni di questo tipo. E notare bene: non si tratta di estremizzazioni fini a se stesse. C’è tutta la tematica della società industriale, l’alienazione e tutte quelle storie lì, che è vero che è dai tempi di Tempi Moderni o Metropolis che ce le sentiamo raccontare, ma mai come durante l’ascolto dei dischi degli Einstürzende proviamo direttamente nelle viscere con tutto il loro sentore di macchinari e magli e fonderie e cemento e sudore e stridori e miasmi e vampate e di ogni altra delizia che la produzione industriale ci ha rivelato.
E che c’entra questo con la musica, non sarebbe sufficiente un reportage, un film, un libro, delle foto? Dobbiamo per forza sorbirci ritmi scanditi da utensili e ferraglie?
Beh, chiaro che occorre avere una visione un po’ ampia della parola “musica”, ma se per noi questa disciplina ha il compito di trasmettere emozioni o sensazioni attraverso i suoni, allora ci siamo eccome. Anzi, io direi che se non fossero state prese certe direzioni, a volte ben più espressive di qualsiasi rima o verso ben congegnato, la musica non avrebbe fatto altro che continuare a celebrare se stessa in un circolo vizioso sempre più arido.
Il peggio poi è che questi carri si radunano tutti in una piazza per dare seguito alla festa, e lì fanno a gara a chi pompa più forte, producendo di fatto una cacofonia terribile e incomprensibile che toglie ogni spazio alla comunicazione mettendo pure a repentaglio la salute dei timpani dei partecipanti.
Beh, mi son detto: se questa forma di “festa” ha diritto di essere (e ne ha, ci mancherebbe) ha pure senso una ben più consapevole creazione industriale rumorosa come quella degli Einstürzende Neubeuten. E vi assicuro che dopo tale strazio uditivo, la litania angosciante di Negativ Nein sembra ancora melodiosa.
E dato che gli Einstürzende Neubauten celebrano l’alienazione, è tutto dire.
0 commenti:
Posta un commento