Questa mattina, dopo una notte breve come le notti di chi ha un neonato per casa, ci si sveglia scoprendo che il primogenito ha l'influenza. Traducendo, per i non esperti, questo significa innanzitutto affrontare il malato, le sue paturnie, le sue frigne, le sue lamentele e non ultimo il suo "problema di stomaco", espulso sul pavimento della cucina (alle sette e mezzo del mattino, sarà pure figlio tuo, però...).
Poi gestire gli aspetti logistici: lui non va a scuola, quindi va assistito a casa, e allora i banali programmi quotidiani (spesa, commissioni, ecc.) vanno a farsi benedire.
Poi si tratta di portare la seconda all'asilo, almeno lei la si sistema.
Ok, ci penso io.
Eh, però servono le medicine per il malato.
Ok, ci penso io.
Eh, allora potresti anche andare a prendere pane&latte.
Ooookkkk, ci penso io!
Allora, via di corsa, asilo, farmacia, panetteria, poi di nuovo a casa a consegnare le buste, e infine verso l'ufficio, che è già piuttosto tardi.
Giù per la collina la strada è trafficata e ,come sempre capita quando si ha fretta, sembrano tutti ancora immersi nel tiepido abbraccio di Morfeo.
Incomincio pure un po' a smadonnare, tanto in macchina sono solo, poi, dietro una curva, una vista che mi ha almeno in parte riconciliato con l'esistenza.
Per un caso avevo con me la macchina fotografica, per cui posso condividere lo spettacolo gratuito che mi si è presentato agli occhi in questa dannata mattinata col cielo terso:
17 gennaio 2008
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