10 gennaio 2008

Burial - Untrue

Questo è il colpo di coda del 2007, e che colpo!
Un disco fatto di suoni e ritmi paradossali, mai sentiti, nuovi e sconcertanti. Il genere lo chiamano dubstep o avant-dub o futuredub o chissà cosa. Il punto è che si sta parlando di un roba che ricorda il dub, ma che poi è talmente avanti da beccarsi un prefisso futuristico, immaginando che questa musica non possa che arrivare dal futuro.
Burial è un misterioso signore che gravita nella scena dei club londinesi, in un ambiente che in certe sue frange pare volere rifuggire ogni accenno di convenzionalità. Dico misterioso perché, oltre che essere al di fuori di qualsiasi circuito mainstream, il nostro è uno di quelli che rifiutano interviste, apparizioni live, foto, per cui non si sa bene chi si nasconda sotto quello pseudonimo.
La musica che fa è però di quella che sembra essere in grado di segnare un epoca, qualcosa del genere insomma a quello che avvenne, sempre da quelle parti, già ben più che dieci anni fa con gente tipo Tricky o Goldie.
E il parallelo non è del tutto casuale: certe sonorità all’interno di Untrue ricordano vagamente certe atmosfere sia del Trip-Hop che del Drum&Bass (o Jungle, fate voi), il tutto condito con un lavoro di taglia e cuci incredibile di voci soul che sembrano emergere da detriti targati Motown.

Questo disco scavalca di gran carriera tutta la schiera dei pretendenti al titolo di disco dell’anno 2007 e si accomoda sicuro vincitore. Era tanto che non mi entusiasmavo così per una nuova uscita.
Pazzesco.

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