29 settembre 2009

W. Tevis - La Regina degli Scacchi

Anche gli scacchi sono stati una mia bruciante&effimera passione. Non tanto effimera in realtà, perché hanno iniziato a piacermi da bambino e mi piacciono tutt’ora. Però non è stata neanche sufficientemente bruciante da spingermi a dedicargli il tempo necessario allo studio che richiederebbero per essere giocati ad un livello decente. E poi, come tante cose, è una questione di talento: se ce l’hai impari in fretta, giochi bene con poca fatica e riesci subito a fare il gradasso con gli amici. Se non ce l’hai, giochi più o meno sempre da schifo, e lo studio che gli dedichi porta pochi benefici, a meno che non sia uno studio maniacale.
E io il talento non ce l’ho. E allo studio non ho mai dedicato troppo tempo. Quale sia il mio livello di gioco è una conclusione ovvia.
Però mi piace leggere di scacchi, allora, quando ho adocchiato per caso questo libro in libreria, non ci ho pensato molto ad acquistarlo.
L’autore, Walter Tevis, è quello che ha scritto i libri da cui sono stati tratti Lo Spaccone e Il Colore dei Soldi, film incentrati sul mondo del biliardo con Paul Newman (e Tom Cruise) protagonista.
Do questa notizia bibliografica perché contiene ciò che mi aspettavo dal libro e che ho poi effettivamente ritrovato leggendolo: un’americanata, detto nel senso buono del termine. Cioè talento spettacolare che viene prima esaltato e poi sprecato, animo tormentato della protagonista, trama avvincente, caratteri un po’ poco approfonditi (a parte la protagonista, che si muove in un mondo di esseri senza spessore), lettura molto piacevole e scorrevole.
E poi gli scacchi. Non è per nulla facile raccontare una partita a scacchi: o si fornisce semplicemente la sequenza delle mosse, commentandola, o ci si appoggia ad una narrazione descrittiva, senza troppi dettagli e lasciando al lettore il compito di immaginarsi come vanno le cose sulla scacchiera.
Va da sè che in questo libro è stata scelta la seconda opzione, la prima è da libro specialistico, rivolto a chi abbia voglia di ricostruirsi la partita sulla scacchiera e seguirla mossa dopo mossa. In genere lo si fa per raccontare partite vere, tra grandi campioni. Per esempio in una biografia di Bobby Fisher ci starebbe benissimo.
In questo caso invece le partite sono descritte più che altro dal punto di vista psicologico, dal punto di vista delle emozioni vissute dalla protagonista che si ritrova via via ad affrontare giocatori sempre più forti in tornei sempre più di alto livello e la narrazione di queste sfide fornisce il pathos sufficiente a farci fare le ore piccole per sapere come vanno ogni volta a finire.
Avviso gli eventuali interessati che per leggere questo libro un po’ di conoscenza del gioco è necessaria. Per dire, bisogna sapere cos’è un gambetto, cosa implica un pedone in settima traversa o sapere che avere una torre su una colonna aperta può essere un bel vantaggio. Ma se queste cose le si conoscono, la lettura diventa scorrevole e avvincente come il resoconto di una partita o una gara di un qualsiasi sport conosciuto.
Come in quei film (americani, americanate) che ti incollano alla sedia e ti fanno tifare per il protagonista con coinvolgimento pieno.
Poi sul tema ci sono libri migliori (La difesa di Luzin è un paio di spanne sopra, per esempio), ma ogni tanto un po’ di svago ci va, e questo è proprio l’ideale.

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