20 giugno 2008

The Shaggs, un mito più grande di loro

C’è stato un periodo nella mia vita in cui mi affrettavo a definire “geniale” qualsiasi manifestazione fuori dagli schemi, anche e soprattutto se queste rasentavano o superavano del tutto i confini della follia.
Poi sono cresciuto, sono diventato un po’ meno facile d’entusiasmo e un po’ più cinico, e ho preferito utilizzare il termine “genio” con molta, molta più parsimonia.
Eppure oggi, ho avuto modo di rivivere quei momenti di divertitissima ammirazione ascoltando il disco che probabilmente si può definire “il peggiore di tutta la storia della musica”. Si tratta di un disco dal titolo pomposetto, Philosophy of the World, registrato nell’ormai lontanissimo 1969 dalle tre sorelle Wiggin con il nome di The Shaggs, le arruffate (guardate la foto della copertina per capire il perché di questo moniker), e poi trasmesso qualche volta da qualche radio locale, prima di finire nel dimenticatoio.
Si dice che a produrre il disco fosse stato il padre delle tre sorelle, una sorta di padre-padrone che, nel tentativo di sollevarsi da una situazione economica risicata, non solo si inventò produttore discografico, ma pure decise di punto in bianco che le sue tre figliole erano delle musiciste, pur non avendo loro mai preso in mano uno strumento (forse con l’eccezione di quella che avrebbe suonato la batteria).
Il risultato è davvero sciagurato, e come poteva essere altrimenti? 12 canzoni una più brutta dell’altra e suonate da tre incompetenti che strimpellano ognuna per conto suo, cantandoci sopra strofette banali, stonate e sgraziate. La chitarra è scordata e suonata su una o al massimo due corde, la batteria tutto sommato è suonata con un minimo di capacità (proprio minimo eh), ma assolutamente fuori ritmo, senza senso. Il basso compare solo in un pezzo, ed è un disastro come la chitarra. Insomma, una cosa talmente brutta da essere perfino divertente.
Eppure, nonostante questo disastro, le Shaggs hanno acquisito una fama eccezionale, abbastanza di nicchia, ma comunque del tutto sproporzionata rispetto ai loro meriti. E come hanno fatto? Beh, semplice: è bastato che il meraviglioso Frank Zappa abbia dichiarato in una intervista del ’76 che quello delle Shaggs era “uno dei miei tre dischi preferiti di sempre”.
Apriti cielo! Da quel momento in poi le copie superstiti del loro disco sono state ricercate come il Graal, e quando finalmente se ne trovò una copia originale, fu immediatamente mandata in ristampa ad alimentare un mito sotterraneo che dura tutt’ora, ci sono diversi siti su di loro, pure un fan club. Provate a cercarlo su eMule, ne troverete diverse copie anche in mp3 (come quella che mi sono sciroppato io).
Si sa che Zappa aveva in dosi smisurate il gusto per la provocazione, e non ci sarà mai dato sapere se la sua dichiarazione fosse scherzosa o se veramente lui inserisse quel disco nella sua personale top 3, ma fatto sta che da quel momento in poi le Shaggs vennnero rivalutate anche da critici o musicisti peraltro seri. Ad esempio Terry Adams degli N.R.B.Q. arrivò perfino a paragonarle al primo Ornette Coleman, e un giornalista dell’LA weekly arrivò a dire (non con tutti i torti) che “Se dovessimo giudicare sulle basi della sua onestà, originalità e impatto si tratterebbe del più grande album mai registrato nella storia universale della musica”.
Insomma, capolavoro o grande album non direi, ma che sia qualcosa di veramente originale e, a modo suo, divertentissimo, non c’è dubbio.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

CIAO! Sono Bob, ho linkato il tuo articolo nel mio post di oggi! Bello il tuo articolo! A presto.