24 ottobre 2007

Classifiche - 2

Oggi pubblico la seconda delle classifiche che abbiamo fatto in ufficio. Questa si chiama “Le NOSTRE pietre miliari” e ovviamente io pubblico la mia versione.
È sicuramente la più personale delle classifiche che abbiamo fatto, perché riguarda non solo i nostri gusti, ma pure la loro evoluzione nel tempo. Mi spiego: l’obiettivo è quello di indicare i dieci album che hanno segnato una tappa importante nella nostra vita (dal punto di vista musicale si intende, non è necessario citare il disco che c’era in sottofondo la prima volta che abbiamo fatto l’amore), a partire dai primi ascolti fino a oggi.
Come tutte le classifiche, il difficile, soprattutto per chi ha ascoltato molta musica, è selezionarne solo dieci. Stilandola mi sono infatti accorto di avere dovuto trascurare un sacco di cose veramente importanti. Vabbè, questo fa parte del gioco.
Una nota: l’anno indicato non è quello di pubblicazione, ma quello in cui l’album è entrato nella nostra vita. A volte coincidono, spesso no.

1. Kiss - Destroyer [1978] Ero un bambino i, per cui mi sembra incredibile, ma il trucco è che io avevo un fratello maggiore che ascoltava ‘sta roba. Era un vero fan di questa band, per cui la nostra cameretta si era riempita di poster e album con i quattro personaggi con la faccia dipinta e i vestiti mostruosi. In effetti era questo aspetto estetico ad affascinarmi, ma in sottofondo c’era la musica, che permetteva a me e ai miei amichetti a loro volta fratelli minori, di darci un tono pazzesco in classe.

2. AC/DC – Back In Black [1980] Sempre a traino di mio fratello, scoprii questo album con la copertina tutta nera e che iniziava con quella campana a morto. Poi la voce strillata di Brian Johnson e la chitarra (che chitarra!) di Mr. Angus Young. Fu lì che scoprii che il rock è bello pure (e soprattutto) quando è sporco e cattivo.

3. Duran Duran – Rio [1983] Con i precedenti di cui sopra sarei potuto diventare un metallaro doc. Invece, si sa, a quell’età sono gli ormoni ad avere il sopravvento, e la musica per le feste del sabato pomeriggio era quella con le maggiori possibilità di successo.

4. The Cure – Pornography [1985] La musica da DeeJay TV (si chiamava così il programma che trasmetteva i video musicali un eone fa) stancava in fretta. Trovai rifugio a lungo nel filone dark. Era abbastanza laterale da permettermi un’aria eccentrica, ma non troppo da essere escluso dal consesso sociale. I Cure furono il primo gruppo di cui acquistai tutto, discografia, video, spartiti, testi, bootleg…

5. David Sylvian – Secrets of the beehive [1989] Scoprii questo elegante e raffinato artista e me ne innamorai perdutamente. Ascoltai questo disco (e gli altri a nome suo) migliaia di volte. A lungo temetti di essermi cacciato in un vicolo cieco. Non riuscivo a trovare più niente che fosse alla sua altezza.

6. Nirvana – Nevermind [1992] Riuscii ad uscire dall’impasse cambiando completamente genere e tornando al rock fatto con chitarre distorte e urla roche. Cavalcai una moda, non mi voglio attribuire nulla di originale, ma questo disco fu davvero (ed è tuttora) una combinazione pressoché perfetta di rabbia, energia, ribellione e tormento. Da urlare a pieni polmoni.

7. Portishead – Dummy [1996] Mi mancavano gli struggimenti adolescenziali che avevo cullato con i Cure. Questo disco me li fece ritrovare in una forma molto più matura, più noir che dark, ma con l’introduzione di sonorità nuove, l’uso di campionatori e dei loops e quei ritmi dilatati e indolenti.

8. Radiohead – Kid A [2000] “L’unico gruppo che fa ancora cose interessanti”, così me lo descrissero. Si sbagliavano a dire che era l’unico, ma di cose interessanti ne facevano davvero (quest’album e gli altri loro). Un modo molto più audace di usare l’elettronica, senza troppe concessioni all’ascoltabilità.

9. !!! – Louden up now [2004] È stato con un disco come questo che ho scoperto l’esistenza dell’inesauribile e ricchissimo universo indie. Per meglio identificare questa mia pietra miliare, avrei dovuto scegliere non uno, ma almeno 20 album, tanto è stata prolifica questa svolta. Questo però disco li rappresenta egregiamente: accattivante, intenso, originale, suonato con passione da non-rockstar. Una vera epifania.

10. John Coltrane – A love supreme [2005] Avevo sempre corteggiato da distante il jazz, senza mai riuscire a farmelo piacere davvero. Forse era il momento sbagliato per me o forse erano i dischi sbagliati. Con questo mi si è invece aperto il mondo profondissimo e sorprendentemente vario del jazz. Ora non sono di certo né un esperto né un appassionato, ma innamorato si. Ancora il rapporto non è maturo, ma c’è tempo…

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