24 settembre 2007

I 500 di Rolling Stone

(post spocchioso, ma quanno ce vo’, ce vo’)
Su Wikipedia sono riportati i 500 migliori album di tutti i tempi. Me l’hanno fatto notare in ufficio. Vado a vedere, do un’occhiata rapida alle prime posizioni (Beatles, Beach Boys, Beatles, Dylan, Beatles,…) e intuisco trattarsi di classifica orientata verso il mainstream. Poi cerco quello che ritengo essere il mio personale n.1, non lo trovo e così chiudo la pagina con altezzosa sufficienza: non vale un cazzo.
In realtà, quello che io chiamo “il mio personale n.1” non è personale neanche un po’. Anzi, pensavo che si trattasse di un album non famosissimo, ma considerato un capolavoro talmente universale da essere persino scontato, per cui alla domanda “Qual è per te il migliore album rock di tutti i tempi” rispondo un po’ imbarazzato “Rock Bottom di Robert Wyatt” ripromettendomi tutte le volte di trovare qualcosa di più ricercato per potere fare ancora più il figo. Pensavo che fosse un po’ come se alla domanda “Qual è la migliore squadra di calcio del mondo?” uno rispondesse “il Brasile”. Grazie al cazzo*.

Beh, allora diciamo che ci può stare, penso successivamente un po’ più a freddo, i miei gusti posso essere benissimo non condivisi senza che questo debba per forza screditare le scelte della “giuria scelta dalla redazione americana della famosa rivista”, ci mancherebbe. Allora riapro la lista e inizio a scorrerla. Beh, i nomi e gli album, sono effettivamente quelli di maggior successo del binomio critica-pubblico, cioè quelli che sono considerati grandi album “da chi se ne intende” e hanno pure venduto montagne di copie. Non condivido, ma comprendo.
Al numero 12 noto Kind of Blue (Miles Davis). Ma non si parlava solo di rock? No, effettivamente si parla di “The RS 500 Greatest Albums of All Time”, nessun accenno al rock, sembra essere un discorso generale. Allora Kind of Blue ci sta, niente da dire. Io lo metterei un po’ più su, ben prima di London Calling (8°), ma si sa, i gusti…
Scorro oltre e rimango sbalordito: al 58° posto c’è nientepopodimeno che Captain Beefheart col suo Trout mask replica! Ma allora, a che gioco stiamo giocando? Per chi non lo sapesse, questo disco è uno dei lavori più complicati, visionari, sovversivi di ogni regola che sia stato concepito nell’intera storia del rock. In parole povere un mattonazzo da una tonnellata, 78 minuti per 28 brani incredibili, complessi, folli in modo sublime, completamente sconnessi, che per alcuni è il più grande album rock di tutti i tempi, ma in una classifica che sacrifica completamente l’accessibilità all’innovazione, all’originalità e alla ricerca di nuove frontiere. Insomma, tutto il contrario di quanto detto prima a riguardo dei criteri adottati fin qua.
Allora cosa vogliamo fare? Sembrerebbe che i compilatori di questa lista si siano sentiti in dovere di inserire tra Madonna (4 album) e Eminem (3 album), pure qualcosa che gli permetta di dire che loro di musica ne sanno, esattamente come la foto di Paris Hilton con in mano questo CD.
Ma allora, se proprio volevamo fare i fighi, un Nick Cave tra il Greatest Hits di Elton John (135°) e gli U2 di All that you can’t leave behind (139°) non ce lo potevamo fare stare? Oppure, uno qualsiasi degli album dei Faust o dei Can, proprio non ce lo potevamo mettere? Magari subito dopo Faith di George Michael (480°), tanto per dire che di krautrock ne avevamo sentito parlare?
O ancora, visto che ci si fa belli col jazz (con pezzi da novanta quali, oltre a Miles Davis, pure Coltrane e addirittura il free-jazz di Ornette Coleman), anche una sola citazione di Weather Report o Soft Machine, non si poteva davvero fare? Magari assieme a Whitney Houston (254°), o anche subito dopo, per carità.
E poi, tornando al jazz vero e proprio, Charles Mingus, Keith Jarrett e Duke Ellington, per dire, ce li siamo dimenticati?

Pare che la spiegazione di questo minestrone di criteri di selezione, sia dovuto al modo in cui questa lista è stata stilata: “basata sui voti pesati di 273 tra musicisti rock, critici e esponenti dell’industria discografica, ognuno dei quali ha inviato una lista di 50 album”. Teste diverse insomma, e tante pure, e di queste molte interessate (chissà che trattamento avranno riservato i musicisti alle proprie opere o gli industriali ai cavalli della propria scuderia?) che hanno partorito questo inutile listone.
Data l’autorevolezza (a torto o ragione) data a questa testata ci sarebbe da fare anche un po' di dietrologia, ma, per non fare i complottisti, limitiamoci a dire che si tratta di una bella occasione mancata.

* E invece, facendo qualche giretto con Google, mi accorgo che il mio cavallo vincente è meno popolare di quanto pensassi, ma questo ha una sua logica evidente. Innanzitutto la mia visione distorta è dovuta al fatto che in fondo sono poche le risorse web a cui do veramente credito (per esempio questa o questa) e qui Rock Bottom non è in cima, ma poco ci manca, e poi effettivamente è da riconoscere che ha sicuramente venduto un numero minuscolo di copie rispetto a qualsiasi album presente in tutte le altre classifiche e questo sicuramente influisce sul suo successo nelle stesse.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

scporro veloce la classifica...
beatles, clash, eminem, radiohead, mary j. blige...
cavolo, ho letto troppo velocemente o manca qualche nome che ti aspetti che ci sia... non gente ricercata, ma che qualcosa hanno combinato, magari "SOLO" per n° di vendite...
Genesis, Queen, Oasis.

luca ha detto...

I Genesis effettivamente mancano e al di là delle vendite una citazioncina se la meritavano.
I Queen ci sono (230-A Night at the Opera) e gli Oasis anche (376-(What's the Story) Morning Glory?), ma rimane tutta la mia perplessità su questa classifica.