Ma come è doveroso in un intelligente libro di genere, la corsa è un pretesto, uno sfondo su cui si muovono i protagonisti con le loro magagne.
Dario è un ex maratoneta, uno che ha sfiorato i vertici mondiali, ma non ce l'ha fatta per un pelo, e ora viene inviato ad allenare un gruppo di ragazze, giovani speranze della nazionale ungherese.
In questo posto ai confini del mondo, in un ambiente vittima di una catastrofe ecologica, Dario, tanto forte e determinato nello sport quanto debole e passivo nella vita sentimentale, si lascia trascinare in una relazione con una delle atlete, Agota, mentre con Maura, la moglie a casa (Trieste), è in attesa di adottare una bambina Haitiana.
Dunque per Dario la corsa, oltre che professione, è una fuga, una veloce fuga dalle decisioni importanti, difficili, quasi che tutto il suo impegno umano venga divorato dallo sport, e al di fuori di esso si lasci trascinare in situazioni le cui prevedibili disastrose conseguenze non sembrano essere in grado di dargli la forza di prendere in mano le redini.
Un libro molto umano, dove con questo termine intendo la capacità di descrivere con minuzioso realismo le difficoltà, le contraddizioni, le debolezze, ma anche le gioie e gli entusiasmi di persone vere sballottate dagli eventi, dal caso o anche solo dalla stanchezza.
Uno dei più bei libri che abbia letto ultimamente, al di là della corsa.
Solo un piccolo avvertimento: ci sono alcuni dettagli tecnici sulla corsa che possono risultare un po' ostici a chi non ne sa molto, ma non credo influiscano sulla comprensione della narrazione e alcuni importanti dialoghi in inglese non tradotti. Chi ne fosse proprio a digiuno (è inglese semplice, parlato da non madrelingua) è avvisato.
SPOILER--- (In cui parlo un po' del finale, poco poco, però) ---SPOILER
Francamente il finale mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Troppo facile così, l'intervento risolutivo sa un po' troppo di deus ex machina per essere soddisfacente.
Comunque va bene, era una possibile soluzione e l'autore ha scelto questa, forse contando più sull'effetto sorpresa che sulla sua plausibilità.
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