22 gennaio 2010

Philip Roth - Indignazione

C'è una semplice, banale domanda che mi frulla in testa ogni volta che leggo un libro di Philip Roth: come diavolo si fa a scrivere così bene?
Sia inteso: non sto parlando di virtuosismi o di pindarici voli di penna. Sto parlando di una scrittura piana, che narra una vicenda che tutto sommato non sarebbe neanche poi così eccezionale. Eppure c'è un modo di farlo, un modo di raccontare questo tipo di cose che quando riesce bene, e a lui riesce davvero bene, ha dell'incredibile. Ti lascia proprio incredulo.
Come dicevo, la vicenda è semplice: nel 1951, durante la guerra in Corea, un ragazzo ebreo di Newark decide di entrare in college per affermarsi come primo della sua famiglia ad averlo fatto e per sfuggire al reclutamento proprio per quella guerra. Dopo il primo anno in un istituto vicino a casa, decide di trasferirsi in un altro college più lontano, spinto dall'apprensione del padre che sta raggiungendo livelli esasperanti. In questo luogo lontano dai grandi centri urbani, si trova però ad avere a che fare col conservatorismo che lui, fervido seguace dell'ateismo di Bertrand Russell e dotato di una dialettica che gli aveva permesso di ottenere anche dei riconoscimenti in passato, lui non riesce ad accettare. È però solo un ragazzo e inevitabilmente, più che ad affermare la propria personalità controcorrente, si trova ad essere travolto dagli eventi innescati da scelte o piccoli accadimenti del tutto casuali.
Tutto qui. E in effetti una storia del genere non ha niente di che, sono cose che potrebbero essere capitate anche a noi. Però come vengono raccontate in questo libro, assumono uno spessore ed un intensità tali da diventare talmente reali, talmente vere, da diventare impossibile non appassionarsi, non lasciarsi coinvolgere.
Bellissimo libro. Tanto bello da scatenare in giro ancora una volta una domanda che sta iniziando a diventare ricorrente: ma quelli là in Svezia, quando la pianteranno di tirare fuori dal cappello scrittori sconosciuti e si ricorderanno della grandezza di quest'uomo?

1 commenti:

Anonimo ha detto...

è quello che mi chiedo anch'io ogni volta che leggo un suo libro.
Il suo modo di scrivere è tanto semplice quanto incredibilmente meravbiglioso.Quando inizi a leggere i suoi libri,per fortuna premiati,non riesci a leggere un altro scrittore