25 settembre 2008

Okkervil River - The Stand Ins

La pagina di Wikipedia dedicata agli Okkervil River apre così. Notare la frase in grassetto:

Voila, ho fatto la battuta! (l'immagine è ritoccata, lo dico subito per evitare storie)
Cretinate a parte, è effettivamente vero che gli OR sono l'unico gruppo di cui mi sia mai procurato una maglietta. Un po' perché l'ho trovata in rete a pochi dollari, un po' perché era davvero bellina, con l'immagine della copertina del loro terzo album e infine e soprattutto perché gli Okervil River sono un gruppo che mi piace un sacco.
Ora poi se ne sono usciti con un nuovo disco e il mio apprezzamento ha trovato una nuova, ancora maggiore, conferma.
La musica di The Stand Ins ricalca piuttosto fedelmente lo stile che ha caratterizzato i precedenti lavori, ossia un rock piuttosto classico, solo con qualche tendenza al folk, quattroquarti di chitarra basso batteria e tastiere come da manuale, con qualche spruzzatina di tromba, banjo, fisarmonica e steel  guitar. Niente di troppo fuori dagli schemi o di sperimentale, ma semplicemente (e scusate se è poco) belle, bellissime canzoni.
The Stand Ins è stato inciso più o meno nelle stesse sessioni del precedente The Stage Names, che avrebbe potuto essere un album doppio e che poi, pare per ragioni di coerenza, è poi invece uscito come album singolo.
Questo dovrebbe pertanto esserne un sequel (tipo, per chi li conoscesse, Black Sheep Boy Appendix lo fu di Black Sheep Boy) e quindi, come quasi sempre è regola, esserne una pallida rivisitazione. Invece, secondo me, è decisamente meglio.
The Stage Names infatti a mio avviso ricalcava troppo le orme di quella meraviglia che è stato Black Sheep Boy, e come spesso capita, faceva venire troppa voglia di riascoltarsi quello per essere giudicato obiettivamente.
The Stand Ins invece, pur essendo, ripeto, frutto delle stesse registrazioni, si stacca in maniera piuttosto decisa dal suo gemello e beneficia di una certa dose di originalità nello stile che a quello mancava.
Le canzoni hanno più tiro, sono più accattivanti e briose, con costruzioni non troppo ardite ma comunque mai piatte. La voce di Will Sheff passa tranquillamente dal sussurro, al crooning più caldo, dal cantato trascinante al lamento, sempre colorando della giusta tonalità i ritmi dei brani, a loro volta sorretti da tutta la band con piglio e buon gusto folk-rock.
Anche questo è un disco che sta faticando ad uscire dal mio lettore e, data la maglietta e l'ennesimo entusiasmo per il loro lavoro, almeno per i prossimi giorni dirò con sicurezza: "Il mio gruppo preferito? Gli Okkervil River!".
Ah, già, stavo per dimenticare la copertina dell'album:

2 commenti:

patti ha detto...

ciao! son passata di qui per caso, cercavo in rete robe degli okkervil...anzi a dire il vero cercavo cosa significasse okkervil. Anche a me piacciono proprio tanto sti okkervil, una bella scoperta! ma l'ultimo album non mi convince ancora del tutto, ma è il primo ascolto...cmq contenta di aver trovato qualcun altro a cui piacciono! non so di dove tu sia, ma io penso proprio che li andrò a vedere in concerto a roma a novembre!

luca ha detto...

Ciao Patti,
in effetti penso che siamo un piccolo gruppetto, noi che apprezziamo gli O.R., mi fa piacere che tu tu sia fatta viva.
Il nome se lo sono dato prendendolo dal titolo di un racconto di una certa Tatyana Tolstaya. Da Wikipedia: "La band, formatasi nel 1998, deve il suo nome ad un breve racconto dell'autrice russa, Tatyana Tolstaya."
Io sono di Torino, quindi Roma la escludo. Magari Milano il 19/11...