10 dicembre 2007

Marco Parente – Neve Ridens

In realtà i dischi sono 2, e si chiamano rispettivamente Neve Ridens e Neve Ridens. La differenza sta solo nella grafia, il primo, quello del 2005 ha la seconda parola barrata, il secondo, del 2006, la prima. Le ragioni artistiche di questa scelta mi sono ignote, ma dal punto di vista pratico posso immaginare che possano causare qualche disguido:
“Voglio Neve Ridens di Marco Parente, per favore” dico al commesso.
“Ecco”, mi fa, e, invece di porgermi quello che voglio, mi da l’altro.
“No, scusi, non questo, io volevo Neve Ridens”
“Eh, Neve Ridens c’è scritto, guardi”
“E no! Questo ha la parola Ridens cancellata, io voglio quello con i graffi sulla parola Neve”
E il commesso, che magari non sa di questa trovata di Marco Parente, mi guarda come se fossi scemo.
Analogamente potrei creare una situazione di imbarazzo con un commesso competente e un cliente poco informato, ma più o meno l’effetto sarebbe lo stesso. E sono sicuro che, se non proprio l’autore magari il produttore, a queste situazioni ci hanno pensato. E si sono pure divertiti a mimare una scena: “Lei pensa di prendermi per il culo?” “Ma va, imbecille, informati!” e giù schiaffoni.
Ma al di là di questo, mi preme davvero tanto parlare di questi due dischi.

Marco Parente calca le scene già da molto tempo, inizialmente con il giro dei CSI, suonando la batteria in Ko de Mondo e Linea Gotica (si parla di metà anni ’90), poi inizia a registrare a nome suo, non smettendo comunque mai di collaborare con altri artisti più o meno famosi come Cristina Donà o gli Afterhours, ed è un questa veste, nel comparire spesso nelle note di copertina dei loro dischi che mi ha reso il suo nome familiare, ma niente più, non sapevo neanche che faccia potesse avere.
Poi, qualche tempo fa, non so perché, non so come, mi sono incominciato a chiedere se davvero non si riuscisse a trovare in Italia un cantautore davvero valido che non fosse uno dei grandi nomi del passato. Ammetto la mia ignoranza, ma a guardarmi intorno vedevo un paesaggio davvero desolante, popolato da personaggi troppo attenti alla posizione in classifica o a consolidare remoti successi che a inventare nuova musica. In un negozio di dischi, di quelli che mettono a disposizione delle cuffie per ascoltare i cd in vendita, ho dato un ascolto alle tracce del secondo album.
Folgorazione! Finalmente qualcosa di interessante.
L’ho comprato e inserito nel lettore in macchina. C’è stato una settimana buona, oggetto di ripetuti e ammirati ascolti.
Documentandomi ho scoperto che questo cd è la seconda parte di un lavoro in due atti, Neve Ridens con le già citate differenze grafiche. Ho acquistato quindi pure il primo e gli ho riservato lo stesso trattamento di ascolto iterato.
Sono due album abbastanza omogenei, tanto da fare sorgere spontanea la domanda su perché non si sia pensato ad un album doppio; le risposte possono essere anche meramente commerciali (un album doppio di un quasi Mr. Nessuno chi se lo compra?), ma in effetti i due cd hanno un approccio sufficientemente diverso da giustificarne almeno la ripartizione. Il primo infatti è più melodico, mentre il secondo si colloca degnamente in quell’etichetta di songwriting adottata da chi con cantautorato intende i lavori dei mostri sacri del passato.
In effetti non siamo più in ambito di canzoni chitarra-voce strutturate su schemi strofa-ritornello ad accompagnare messaggi in forma di testo. Siamo nell’ambito dell’evoluzione più moderna di quell’approccio: arrangiamenti sofisticati, strumentazione inusuale, testi al limite dell’intelligibile, strutture complesse e stratificate. C’è pure passione, quel sangue&sudore che è ingrediente fondamentale per chi cerca di trasmettere se stesso attraverso i suoni e la musica, ci sono sussurri, ci sono rumori, ci sono dissonanze… Ma c’è pure melodia (non banale), ritmi accattivanti e testi da canticchiare. Però non è tutto lì, ed è questa la differenza con quel desolante panorama di cui dicevo prima. L’unico appunto che sento di fargli è che scivola un po’ troppo verso i Radiohead di qualche tempo fa. Peccato veniale però, primo perché i Radiohead di qualche tempo fa producevano cose meravigliose e secondo perché queste scivolate sono sinceramente poche (3, 4 sui due dischi). Prendiamole come citazioni, va.

0 commenti: