Dicono che per un attore sia più difficile fare ridere che far piangere. Penso che per certi versi sia vero, soprattutto in teatro, a meno ovviamente di comicità involontaria, ma quella non fa ridere, fa pena.
Ancora più difficile penso che sia, per un attore che è riuscito a fare ridere, riuscire a smetterla e ad essere preso sul serio in altri ruoli. Ne sanno qualcosa i nostri Albanese, Faletti, Villaggio e compagnia. E se venisse a farsi un giro in Italia, pure Jim Carrey si renderebbe conto di quanto è complicato abbandonare certi cliché, soprattutto quando hanno fatto fruttare soldi a palate a migliaia di persone, da lui stesso in primis, fino ai parcheggiatori intorno ai cinema in cui si proiettavano i film della serie Ace Ventura.
Succede infatti che un suo film di qualche tempo fa il cui titolo originale è più o meno tradotto nel titolo di questo post, sia stato reso in italiano con la frase “Se mi lasci ti cancello” che evocando commediole da cassetta tipo Se scappi ti sposo, unito alla presenza dell’attore famoso per le sue smorfie e atteggiamenti da Scemo e più scemo, venga così spacciato per commedia romantica*. The eternal sunshine of the spotless mind è invece un film magari sentimentale, ma tutt’altro che allegro, anzi, pur non raggiungendo il vero dramma, ha uno svolgimento triste e malinconico ed è interpretato da tutti i protagonisti in maniera del tutto convincente e toccante.
Il tema centrale della storia è la possibilità, attuata da una società con quello scopo nella ragione sociale, la Lacuna, di cancellare dalla propria memoria il ricordo di una persona. Da questa premessa parrebbe trattarsi di un film di fantascienza, ma in effetti questo è l’unico esercizio di sospensione dell’incredulità che viene richiesto allo spettatore. Tutto il resto è assolutamente realistico e plausibile, e mostra una realtà comune a chiunque abbia vissuto l’esperienza di una storia d’amore che nasce sfolgorante per poi attenuarsi e spegnersi lentamente lasciando troppe cicatrici e amarezze.
La narrazione oscilla tra la realtà e ciò che succede nella mente di Joel col progressivo disgregarsi dei ricordi legati a Clementine e soprattutto queste parti immergono lo spettatore in un mondo bizzarro e incoerente reso benissimo da una sceneggiatura impeccabile. “Ecco cosa deve fare un film” mi sono trovato a pensare mentre assistevo a quelle scene “regalare al pubblico una realtà speciale”. A mente fredda non confermerei in toto questa affermazione, ma in quel momento l’ho pensato con entusiasmo.
Ah già, non mancano poi tutti gli ingredienti che fanno di un film un gran film, ho già detto dell’ottima interpretazione degli attori, la fotografia, la sceneggiatura non lineare e perfetta, la colonna sonora…
Il film è del 2004, vecchiotto come tutti i film che vedo ultimamente, ma da poco è uscito il dvd a pochi euro, in edizione speciale. Acquisto consigliato (per chi compra le cose, ovviamente, agli altri consiglio comunque di metterlo in coda su e-mule).
Infine, per rendere ulteriore giustizia al titolo originale, riporto il brano della poesia di Alexander Pope (citata nel film) da cui è tratto:
How happy is the blameless vestal's lot!
The world forgetting, by the world forgot.
Eternal sunshine of the spotless mind!
Each pray'r accepted, and each wish resign'd.
[*] Non siamo nuovi a queste trovate: rimane in vetta alla mia classifica (ma quello in questione si avvicina parecchio) un film di Truffaut del 1970, Domicile conjugal che era stato tradotto in “Non drammatizziamo… è solo questione di corna” per essere contrabbandato come pecoreccia commedia sexy.
11 dicembre 2007
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