Ho aderito piuttosto istintivamente alla campagna Internet for Peace, che si propone di candidare Internet al premio Nobel per la Pace 2010.
Si tratta di una candidatura anomala, di solito a ricevere il premio sono delle persone o al più delle organizzazioni (la Croce Rossa, Amnesty International, Medici Senza Frontiere,…), mentre in questo caso l’idea è quella di premiare uno strumento.
Ripeto, la mia adesione è stata istintiva. Sponsorizzata da una rivista che apprezzo e leggo regolarmente (Wired), questa iniziativa ha un’aria di modernità, di impegno sociale e di brillantezza tali da avermi spinto a cliccare su JOIN US senza pensarci troppo su.
[Inoltre in queste cose vale sempre il “tanto non costa niente”. E qui si dovrebbe aprire una riflessione sull’efficacia di queste iniziative a cui è possibile aderire con un clic, ma ora questo discorso porterebbe fuori tema]
Ma poi, coscienziosamente, la domanda me la sono posta: perché candidare Internet al Nobel per la Pace?
Ci sono già in giro riflessioni ben più autorevoli e fondate della mia, e altre ne verranno sicuramente, ma intanto provo a dare il mio contributo.
La piglio alla larga: qualcosa come 250 anni fa, Rousseau sosteneva la tesi del “buon selvaggio”, quell’idea poi ampiamente smentita, che l’uomo fosse per sua natura buono e che fosse la società, con il suo creare aspettative e forzare competizioni, a corrompere questa bontà primitiva.
È abbastanza evidente di come questa tesi sia piuttosto irreale e ottimistica, dove anzi, sembra che troppe volte sia proprio l’emergere degli istinti più primitivi a distruggere il castello di buone maniere sociali che ognuno si crea a mente fredda. Insomma, mi pare che l’evidenza dei fatti sia proprio l’opposto di quanto pensasse Rousseau: i nostri istinti primitivi sono bestiali, nel senso negativo del termine, e sono solo le convenzioni sociali a imporci di tenerli a freno. Così, nonostante si facciano i migliori propositi per comportarsi bene, per essere solidali, pazienti, collaborativi, propositivi eccetera, basta uno scatto fuori tempo, un disguido, per farci perdere la rotta e trasformarci in belve feroci. E badate, non parlo solo della coda al semaforo, ma pure di movimenti assai più ampi come le guerre, che sembrano essere la dimostrazione di quanto si possa perdere la trebisonda anche a livello globale.
Ed è proprio questo uno dei meriti fondamentali di Internet: permetterci di avere una vita sociale senza precedenti storici, ma di farlo consentendoci pure di lasciare fuori di essa o almeno di moderare i nostri impulsi più focosi. A farla semplice: abbiamo la possibilità di essere in contatto con praticamente tutto il mondo, ma lo facciamo sempre per via scritta, concedendoci ogni volta il tempo di pensare a quello che stiamo per dire o fare prima di dirlo o farlo. E questo è un aspetto totalmente diverso dalla vita non-virtuale, quando ammazzeremmo il tizio che non parte al semaforo o vorremmo strangolare il tipo che si mette a far polemica allo sportello facendoci perdere il nostro prezioso tempo.
Tant’è che i social-network come Facebook, Friendfeed o Twitter, sono pieni di sdolcinature perfino esagerate, anche tra gente con cui all’atto pratico non ci sederemmo mai a mangiare allo stesso tavolo.
Tutto questo, moltiplicato per i milioni di rapporti interpersonali, crea una rete enorme di buona convivenza, molto più civile di quanto sia la realtà lontano dagli schermi del pc.
Beninteso, esistono pure le eccezioni e sono sia numerose che decisamente violente, basti pensare ai provocatori da forum, ai troll dei newsgroups, a chi usa YouTube per esibire la propria imbecillità, ai gruppi inneggianti violenza o razzismo. Ma sono eccezioni, sono l’inevitabile cattivo uso che si fa di ogni strumento, però, al di là delle statistiche risulta piuttosto evidente di quanto la corrente generale sia sostanzialmente positiva.
Questo già mi sembra un gran bel motivo per ritenere Internet, e soprattutto l’Internet di questi ultimi tempi, un grande strumento di pace. Per non parlare poi degli aspetti più evidenti, come la diffusione dell’informazione, la collaborazione tra sconosciuti nella creazione di sapere condiviso (Wikipedia), il supporto tecnico o morale su qualsiasi argomento (hai un problema? C’è sicuramente un forum pieno di esperti pronti ad aiutarti, provare per credere), il livellamento dei costi (vero, caro Adam Smith?), il controllo sociale sui governi, e via magnificando.
Internet può essere usato come un gioco, come uno strumento di lavoro, come una comodità o come un semplice passatempo. In ogni caso penso non ci siano dubbi su quanto sia una realtà che sta contribuendo di molto a migliorare la qualità non solo della vita, ma pure e soprattutto dei rapporti sociali tra tutte le persone di questo pianeta.
E se questo non è costruire pace…
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