12 maggio 2011

EnBiEi

Del difficile ed esaltante mestiere di padre, una delle cose più belle è senz’altro la possibilità di guardare con occhi nuovi le cose vecchie. Ed è esaltante pure l’occasione di appassionarsi alle cose nuove, ma qui il terreno è più scivoloso, dato che si rischia facilmente di scadere nel giovanilismo,.
Come il 99% dei miei coetanei, lo sport che ho quasi esclusivamente praticato durante l’infanzia e l’adolescenza è stato il calcio, in ogni sua forma, dal correre dietro una lattina schiacciata al giocare su campi regolari in squadrette da oratorio.
I risultati di tanto impegno, per quanto mi riguarda, sono stati penosi e l’aggravante è che con questa monotematicità mi sono precluso non solo la pratica, ma pure la conoscenza di qualsiasi altro sport di squadra.
[esagero naturalmente, sono tanti gli sport che ho in qualche modo praticato, ma se metto vicine le ore dedicate al calcio a quelle dedicate a tutto il resto, il confronto è assolutamente impietosamente a favore del primo]
Mio figlio, il primogenito, pratica invece qualsiasi cosa che non sia il calcio, chiaramente entro vincoli di tempo e disponibilità. Nuota, scia, giocava a rugby (ora ha smesso), va in bici, pattina, ha fatto pure qualche garetta di corsa, ma il suo sport preferito è indubbiamente il basket, che gioca regolarmente nelle giovanili della squadra locale.
Temo che questioni di altezza gli tarperanno le ali in futuro, ma per ora è un piacere vederlo accanirsi con ogni sua forza per gettare la palla nel canestro in pantaloncini e canotta.
Pantaloncini e canotta sono gialli e viola, i colori dei Los Angeles Lakers. Il numero è il 24, quello di Kobe Bryant. E qui veniamo al punto.
Praticare uno sport significa appassionarsi per le gesta dei protagonisti ai livelli più alti, e quando si tratta di basket non c’è dubbio che la massima espressione di questo sport sia quella giocata dai giocatori USA, nell’NBA.
Nelle mie vesti di padre dunque mi ritrovo a fare da accompagnatore e facilitatore (non è facile qui in Italia seguire le vicende dell’NBA) di questa sua passione, finendo a mia volta per appassionarmi con lui.
La squadra (franchigia, si dice franchigia!) scelta come oggetto di tifo è appunto quella dei L.A. Lakers, una delle più titolate e campione della scorsa stagione, la cui stella è proprio Kobe “Black Mamba” Bryant (quello della foto), uno dei più forti giocatori di sempre. Il tifo da così lontano ci permette comunque di essere abbastanza flessibili, per cui, dopo la disastrosa eliminazione al secondo turno di playoff (0-4 contro i Dallas Mavericks), ci siamo orientati verso i Chicago Bulls, in cui milita l’astro nascente Derrik Rose (mentre la stella di Bryant è per motivi anagrafici in fase calante).
Via, morto un papa se ne fa un altro. Ma d’altronde nel calcio (che comunque seguiamo, non siamo marziani) già tifiamo per il Toro e di essere condannati alla sofferenza pure nel basket non ci va, quindi pigliamo la squadra più forte, coi giocatori più sensazionali e tifiamo per quella. Poi un giorno ci affezioneremo e saremo più fedeli, forse.
Però, per il mio piccolo ragazzo ho una brutta notizia: secondo me i Miami Heats gli fanno un mazzo così ai Bulls. Comunque per ora facciamo gli spettatori e va detto che seguire una partita di quelle, significa assistere ad uno spettacolo pazzesco, dove la gente fa delle cose che sembrano impossibili, a ritmi frenetici e intensità mostruosa (niente a che vedere col calcio, ci diciamo io e il mio compare dandoci di gomito).
Vabbè, le mie previsioni valgono poco più di niente, sto ancora cercando di capire le regole più sottili, per dire, ma ora metto qui il mio bracket, tanto per poter vantarmi, quando avrò azzeccato ogni pronostico, che io ne capisco.
Ah, la fase dei playoff è già piuttosto avanzata, quindi i giochi sono già piuttosto facili. In nero i risultati già acquisiti, in rosso quelli previsti.

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