José Saramago è sicuramente uno dei miei scrittori preferiti (se non il preferito). Amo il suo stile originalissimo, la profondità delle sue analisi, la fantasiosa inventiva, la lucidità, la tecnica. E alcuni dei suoi romanzi sono lì, in attesa di essere riletti in quello che mi prefiguro essere il saggio autunno della mia vita.
Da poco è stato pubblicato un suo nuovo libro, che non è un romanzo, ma la raccolta dei post pubblicati sul suo blog tra il settembre 2008 e il marzo 2009.
C’è di tutto, pare. Bush, Guantànamo, Saviano, la Striscia di Gaza, Obama, Lisbona… e Berlusconi.
Saramago è dichiaratamente, sfacciatamente di sinistra e ha quell’età che gli permette di dire quel che gli pare e quella autorevolezza che rende pesanti come macigni tutti i suoi giudizi (è premio Nobel per la letteratura, mica ciufole).
Il mix delle tre cose (sinistra sfrontata e autorevole) assieme al fatto di avere espresso giudizi ben poco lusinghieri sul nostro PresDelCons. ha consigliato alla sua storica casa editrice italiana (l’Einaudi di proprietà del PresDelCons., guarda un po') di non pubblicare il libro, che è infine uscito per i tipi della Bollati Boringhieri.
Cose private, cose italiane, tanto per cambiare.
Per molte delle ragioni che ho appena scritto, è scontato che comprerò e leggerò il libro. Sono già impaziente, ma intendo prima rispettare il fermo proposito di esaurire almeno in parte la coda dei libri in lettura e in attesa.
Nel frattempo mi sono imbattuto in una riflessione che ho trovato interessantissima, e che, pur non alterando minimamente la mia intenzione a leggerlo, mi ha indotto a farlo con uno spirito più attento e critico, meno compiaciuto.
Ve la riporto qua.
Tratta del Quaderno di Saramago, del recente parlare dei gruppi su Facebook che inneggiano all’attentato a Berlusconi e in generale a tutte le manifestazioni più degne di una curva di stadio che di una contrapposizione politico-culturale.
Leggete bene:
È scontato prendere le distanze dal gruppo di Facebook che si propone di uccidere Berlusconi. È meno scontato prendere le distanze da Il quaderno di Saramago, perché è uno scrittore raffinato e di grande qualità. Eppure questa raccolta di testi pubblicati sul suo blog è irrazionale, incontrollata, sciatta, superficiale; e le pagine su Berlusconi brillano solo per violenza poco o nulla argomentata. È un libro che sorprende in modo negativo. Ora, Il quaderno è entrato nella classifica dei libri più venduti in Italia.
A due livelli diversi ma non dissimili, i partecipanti al gruppo di Facebook e i lettori di queste pagine di Saramago si accontentano di una partecipazione all’avversione, si beano di deridere tutti quelli che non la pensano come loro, si sentono autorizzati a pensare il peggio per il nemico, si sentono confortati dal fatto di stare dalla stessa parte di un grande scrittore. Il gruppo di Facebook e i lettori del Quaderno di Saramago pensano che un’idea scema o un libro brutto bastino e avanzino per soddisfare i loro istinti peggiori. Così facendo, prescindono dal gusto, dall’argomentazione, dall’eleganza e dal senso di democrazia che le persone che non amano Berlusconi devono possedere in maniera decuplicata. Perché è già questa la battaglia contro Berlusconi, una battaglia di stile e di sostanza. E prima di accontentarsi del fatto che alcune pagine siano state scritte contro qualcuno, bisogna sempre occuparsi della qualità e della rigorosità con cui sono state scritte.
L'originale è qua, sull'Unità.
0 commenti:
Posta un commento