12 gennaio 2012

Innamoramento

 L’altro ieri mi sono trovato per un paio d’ore da solo con mia figlia in montagna. Lei aveva appena terminato la sua lezione di sci e attendevamo la conclusione di quella del fratello.
Durante le sue escursioni aveva adocchiato una pista di pattinaggio su ghiaccio, per cui mi ha chiesto di andarci.
“Sì, perché no?”, le ho risposto più prontamente di quanto potessi immaginare.
Mi sono così ritrovato goffo e traballante, a cercare di domare quegli scomodissimi arnesi che sono i pattini da ghiaccio al di sopra di una superficie insidiosa e pericolosamente dura.
E mi sono ritrovato a pensare che mi stavo comportando esattamente come una persona innamorata.
Mi spiego: a mente fredda avevo diverse volte pensato che non mi sarei mai ritrovato a fare la figura dell’uomo goffo e traballante che cerca di fare una cosa così stupida come muoversi lentissimamente sul ghiaccio (intendiamoci: non considero il pattinaggio su ghiaccio una cosa stupida, anzi, trovo che sia un’attività incantevole quello artistico e uno sport sbalorditivo quello di velocità. Quello che trovo stupido è il penoso risultato a cui giunge un quarantenne che mette i pattini per la seconda volta in vita sua, la prima essendosi verificata circa 25 anni prima).
È una questione di dignità, mi dicevo. E non è neanche che io sia così cocciutamente sensibile alla dignità, solo che quando il beneficio è irrisorio quanto una ginocchiata sul ghiaccio, allora non vale davvero la pena di sopportare l’onta di una seppur irrilevante brutta figura.
Queste cose, pensavo, si fanno quando si è innamorati e la bella di turno ci propone di fare qualcosa che fino ad un secondo prima avremmo rifiutato categoricamente. È una cosa tipicamente maschile, direi (le donne hanno altri modi di instupidirsi), che si traduce in corsi di latin dance, di cucito, poesie scritte con inchiostri colorati, nomignoli infantili e vocine ridicole.
È una cosa che, mi sono accorto, si fa anche con i propri figli. Parlo soprattutto delle ultime due, omoni grandi e grossi che parlano ai figli (solitamente neonati o poco più, poi passa) con vocine da cartoon che loro stessi troverebbero indegne di qualsiasi rispetto.
Ed era proprio questa comunanza di atteggiamenti tra l’innamoramento e l’essere genitore che mi intrigava mentre, più che pattinare, evitavo di cadere.
Ho spesso pensato che quella per i propri figli sia la forma di amore più pura che si possa immaginare: totale, senza compromessi e completamente disinteressata. Per esperienza (almeno da parte di padre) direi che questo vale soprattutto finché i figli sono piccoli, poi le aspettative si fanno più articolate e l’amore pur rimanendo fortissimo assume toni meno assoluti, diventa sempre più simile ad un rapporto tra persone più che all’adorazione di un tesoro.
L’amore di un uomo per una donna (o ragazza, o ragazzo… insomma, ci capiamo) è qualcosa di molto più legato ad aspettative di reciprocità, ma quando queste sono soddisfatte, allora anche in questo caso lo sbracamento è totale.
Sto leggendo un libro che tratta dell’origine evolutiva e culturale di certe facoltà umane, per cui mi sono trovato a domandarmi per estensione a quale fosse il motivo per cui l’attrazione verso altre persone adulte e le cure parentali abbiano questo tratto così netto in comune. A farla semplice: perché ci instupidiamo di fronte alla fidanzata come di fronte ai nostri figli?
La ragione dell’istupidimento verso i figli dovrebbe risiedere in un comportamento che attenua l’aggressività maschile nei confronti di esseri del tutto indifesi. Addolciamo il nostro testosterone con dosi di melensaggine per evitare di sbranare i frugoletti. Si tratta di un comportamento vincente dal punto di vista evolutivo, perché banalmente chi non sbrana i propri figli ha maggiore probabilità di dare discendenza ai propri geni.
Sul perché diventiamo melensi e accondiscendenti con le nostre amate mi risulta più difficile da intuire. A istinto, ma ne so poco, penso che potrebbe essere anche in questo caso un tentativo di apparire inoffensivi, unito magari ad una strategia che faccia leva sull’istinto materno delle femmine.
Sia chiaro che sono considerazioni che valgono il tempo che trovano; affermazioni di questo tipo per potere assumere un qualche carattere di serietà, vengono sezionate nei minimi dettagli, verificate con test, statistiche, confutate, discusse.
I miei sono solo pensieri al volo, fatti cercando di mantenere un’instabile equilibrio e godendomi l’ebbrezza di quel momento di innamoramento limpido come il cielo su quelle montagne.

Mia figlia si è poi stufata prima di me del pattinaggio, permettendomi di raggiungere il duplice risultato di non scontentarla interrompendo qualcosa che le piace e di impartirle l’implicita lezione che quando chiedi qualcosa, soprattutto se coinvolgi qualcun altro, non ti è poi concesso di accantonare il giocattolo dopo un attimo, come un capriccio. D’altronde sono pur sempre un padre…

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