31 agosto 2011

La macchina

Che gusto ci provi a correre? Fatica, maltempo, solitudine. Monotono, sempre lo stesso gesto. Ancora fatica.
Non lo so, in effetti è difficile dare una giustificazione razionale a questa attività, però questa mattina ho provato una di quelle sensazioni che se riuscissi a trasmettere per intero potrei convincere chiunque.

Erano esattamente 19 giorni che non correvo. In vacanza non mi era sembrato il caso di portarmi scarpe e abbigliamento e soprattutto non mi sembrava il caso di bloccare tutta la famiglia in attesa dei rientri dalle mie uscite di corsa. E soprattutto era più di un anno che correvo senza sosta almeno tre volte alla settimana, per cui una pausa ci stava bene. Un po' di riposo non avrebbe guastato.
Così questa mattina mi sono alzato prestissimo - non era ancora giorno - e sono sceso in paese chiedendomi come sarebbe stata quell'uscita, se avrei fatto fatica, se fosse il caso di fare la distanza che mi ero imposto.
Sono sceso dalla macchina e ho fatto un giro del paese per riscaldamento in un percorso a saliscendi.
Il paese dormiva ancora, non c'era nessuno per strada, tranne un gatto che è scappato al mio arrivo. L'aria era fresca, la luce scarsa era quella dell'aurora. Sono passato di fianco al camper di nostri amici pensando che anche loro come noi lo stavano risistemando dopo le vacanze estive. Ho affrontato una salita ripida pensando che in cima c'è un muro a rischio di frana chiedendomi se il Comune avesse davvero intenzione di aspettarne il crollo prima di decidersi a intervenire. Dopo la salita sono passato sotto la scuola che frequentano i miei figli contando mentalmente che loro - fortunati - avevano ancora 12 giorni di vacanza prima di iniziare, infine ho iniziato una discesa che mi avrebbe portato al punto di partenza pensando a…
Ecco, questo è il punto esatto: in quel preciso istante mi sono reso conto di avere fatto quella strada - niente di che, sarà un km in tutto, ma in saliscendi e con una salita piuttosto impegnativa - senza neanche accorgermene, guardandomi intorno e pensando ai fatti miei, mentre le gambe e il cuore e i polmoni mi portavano a spasso con tranquilla efficienza. La sensazione è più o meno quella che si ha passeggiando in bicicletta su un percorso facile. Facile, appunto, gradevole.
Non era la prima volta che mi capitava, anzi direi che mi capita spesso di avere quella sensazione di essere a bordo di una macchina che sono io, ma oggi l'insieme di tutte queste cose - l'alba, la lunga pausa, i luoghi familiari, l'aria fresca e non umida - me l'ha resa ancora più piacevole di sempre.
Questa è stata la bellissima sensazione di essere vivo che ho provato e che vorrei, ma non riesco a trasmettere.

Poi ho iniziato la corsa vera e propria, con l'umore alle stelle e la voglia di correre per sempre.
(ah sì, poi verso la fine dell'allenamento la fatica si è fatta sentire, eccome, ma questo è solo un dettaglio).

2 commenti:

fede ha detto...

ecco, io uguale uguale....peccato che il tuo allenamento valga l'intero mio percorso ;-D hihihihi!!!!

Rita ha detto...

Bella descrizione.
E invece sei riuscito benissimo a trasmettere la gratificazione della corsa che talvolta può trasformarsi in una metafora esistenziale, specialmente quando dici: "avere quella sensazione di essere a bordo di una macchina che sono io".
Io adesso non corro più da diversi anni, però mi piace camminare a lungo, a passo deciso, e alla fine anche questo ha il suo perché.
Un saluto da una che ama "camminare" anche tra i blog ;-)