1 marzo 2010

Altroché Indignazione

Ho già detto che considero Philip Roth uno dei più grandi scrittori viventi, e che meriterebbe una consacrazione ancora maggiore di quella che già gli viene tributata.
La stima e quel genere di affetto che si può provare per uno scrittore non mi porterebbe comunque a condividere necessariamente le sue opinioni politiche, religiose, economiche o sportive. A giudicarle notevoli e a leggerle magari con interesse sì, ma a condividerle necessariamente non direi proprio.
Così è stato con un certo stupore che avevo letto di una sua dichiarazione fatta durante un’intervista ad un giornalista di Libero (Libero!! Philip Roth intervistato da Libero mi pareva già una notizia curiosa) in cui si dichiarava completamente deluso da Barack Obama.
Così diceva:
«Obama? Una grandissima delusione Sono stato fra i primi a credere in lui, ad appoggiarlo, ma adesso devo confessare che mi è diventato perfino antipatico». Philip Roth, forse il più illustre dei narratori americani d’oggi, autore di capolavori quali Lamento di Portnoy, Pastorale americana, Zuckerman scatenato e, da poco uscito in Italia, Indignazione, esprime con forza, per la prima volta, il suo giudizio fortemente negativo sull’attuale Presidente Usa. Ci tiene a farlo subito, nella nostra conversazione telefonica.

(Intervista di Tommaso De Benedetti su Libero il 22/11/2009)

Mi sembrava un giudizio piuttosto tranciante, ma sai, gli scrittori sono persone particolari, a volte scorbutiche, spesso stizzose come primedonne. E poi è noto che Obama abbia più consensi all’estero (in Europa in particolare) che negli U.S.A. E poi l’America è lontana, non abbiamo la giusta percezione delle cose, per cui può anche darsi.
Insomma, per quel che possa valere la mia opinione su Obama, potevo recepire l’opinione di Philip Roth come un punto di vista illuminante, interessante appunto.
Poi viene fuori che è una balla, Philip Roth non ha mai detto quelle cose. Non ha neanche rilasciato quell’intervista:
Per caso, è insoddisfatto anche da Barack Obama? Da un’intervista a un quotidiano italiano, Libero, risulta che lo trova persino antipatico, oltre che inconcludente e assopito nei meccanismi del potere.
Ma io non ho mai detto una cosa del genere. E’ grottesco. Scandaloso. E’ tutto il contrario di quello che penso. Considero Obama fantastico. E trovo che l’attacco che gli stanno sferrando i repubblicani è molto simile a quello subito da Roosevelt al suo primo mandato. E’ la destra più stupida mobilitata da Sarah Palin. Agitano la bufala dell’atto di nascita che dimostrerebbe che è nato in Kenya. E trovano ascolto. Sotto c’è il problema della razza, della pelle. Sono molto seccato per queste dichiarazioni che mi vengono attribuite: non ho mai parlato con questo Libero. Smentisca tutto. Ora chiamo il mio agente.

Chiama il suo agente, che gli filtra tutti i contatti: nell’agenda delle interviste passate e future non risulta nè Libero nè il nome dell’intervistatore.

(intervista a Philip Roth di Paolo Zanuttini pubblicata sul Venerdi’ di Repubblica il 26/02/2010)

E allora una piccola cosa che poteva essere interessante si rivela l’ulteriore schifosa dimostrazione di come stia funzionando l’informazione dalle nostre parti. Non c’è più alcuna vergogna, pur di tirare acqua al proprio mulino (per un percorso abbastanza tortuoso poi: Obama=Partito Democratico U.S.A.=Più di sinistra che di destra=Sgradito al Centro-Destra italiano) si commette qualsiasi falsità, si viola ogni principio di correttezza.
Disgustoso.
Salvo poi accorgersi che a questo disgustoso "peggio" non c’è limite:


PS: la pagina di Libero in cui compariva l'intervista è stata rimossa. Peccato (per loro) che ne rimanga traccia nella cache di Google (io me ne sono pure fatto una copia, sai mai).

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