Allora, alla fine l’ho ascoltato e per me si tratta di una mezza delusione. I Radiohead sono uno dei pochi gruppi contemporanei di cui posso dire di conoscere abbastanza bene tutta la discografia e di loro apprezzavo soprattutto l’evoluzione e il coraggio di certe scelte. Mi spiego meglio: sono partiti nel 1993 con un album così così (Pablo Honey), poi uno migliore ma ancora ordinario due anni dopo (The Bends) e quindi hanno fatto il botto nel 1997 con Ok Computer, album acclamato dalla critica come capolavoro e che gli ha dato anche una gran fama commerciale (“mette d’accordo critica e pubblico”, si dice, no?). Poi nel 2000, quando avrebbero potuto sancire definitivamente il successo con un album da primo in classifica, se ne escono con un disco (Kid A) decisamente meno accessibile, fatto di brani elettronici, sconnessi e astratti. Bellissimo album a mio avviso, ma obiettivamente coraggioso, di quelli che rischiano di farti voltare le spalle da tanta di quella gente che, fatti i conti economici, devi proprio avere una bella passione per continuare su quella strada. E invece l’anno dopo pubblicano Amnesiac, album gemello di Kid A (registrato nelle stesse sessioni) che ribadisce la direzione presa.
Nel 2003, con Hail to the thief, sembrano fare un passo indietro, ritornando a schemi più melodici, più strutturati verso la forma-canzone, ma pur rimanendo in un ambito ancora piuttosto lontano dagli schemi più banali.
A questo punto ero curioso di capire da che parte sarebbero andati con l’album seguente, se avrebbero confermato il “rientro nei ranghi” di Hail to the thief o se avrebbero invece di nuovo scartato di lato come avevano fatto nel 2000.
Nel frattempo esce The Eraser, (2006) album solista di Thom Yorke. È un lavoro orientato verso il pop, con sonorità elettroniche, ma, al di là dell’arrangiamento, abbastanza ordinario. Belle canzoni, ottimi suoni, ma niente di troppo inusuale.
E poi ieri esce finalmente il nuovo album. E scopro che quello che pensavo essere solo un diversivo del leader (The Eraser) costituiva invece l’anteprima dell’album di tutta la band. Mi sembra infatti che questo giochi esattamente sullo stesso terreno: canzoni dall’anima pop impostate su strutture ritmiche e sonore complicate, con ampio uso di elettronica.
Intendiamoci: non ho nulla contro il pop, anzi, però mi pare una scelta molto più semplice di altre fatte dagli stessi protagonisti. In altre parole, dopo avere dimostrato audacia nel cercare di deviare dal sentiero pop, ora ci sono rientrati.
Allora perché all’inizio ho detto di avere provato solo una mezza delusione? Perché anche se si tratta “solo” di pop, si tratta di pop davvero ben fatto, una serie di canzoni molto molto belle, curate, ben suonate e ben arrangiate.
Quindi se vi interessa un disco senza eccessive pretese innovative, ma belloveramentebello, allora potete anche affrontare la spesa. Tanto più che, ancora oggi il prezzo… it’s up to you!
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