24 maggio 2011

Il Piave mormorava

Oh, oggi è il 24 maggio!

Niente, solo un ricordo d'infanzia, quando il mio maestro di quinta elementare ci fece studiare a memoria una strana poesia.
Era un tizio a suo modo eccentrico, don Munari, un prete veneto, ex combattente alpino, ricchissimo di ricordi legati alla guerra che ci sciorinava praticamente sempre, usando i più edificanti come esempi di retta virtù.
Era bravo a raccontare, e parlare di guerra ai bambini significa affascinarli e rapirli, per quanto questo possa sembrare disdicevole.
Nei suoi intenti, i racconti delle sue notti in trincea, le marce forzate, le privazioni, dovevano rappresentare un grande esempio per i suoi allievi. Invece a noi piaceva l'aspetto truculento della vicenda. Elementare.
Il più coraggioso di noi una volta riuscì a fare la domanda che tutti, senza eccezioni, ci ponevamo: "Maestro, ma lei l'ha mai ucciso un nemico?". In fondo era un prete, la faccenda ci intrigava.
Non ci rispose. Silenzio.

Come dicevo, un giorno ci dettò e poi ci diede da studiare una poesia strana, lunga e dai termini molto desueti. Noi la studiammo, poi una volta ce la fece cantare. Tutta la classe in coro.
La poesia era questa:
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"

Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
poiché il nemico irruppe a Caporetto.
Profughi ovunque dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l'onde.
Come un singhiozzo in quell'autunno nero
il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!"

E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
"No", disse il Piave, "no", dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l'onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: "Indietro va', o straniero!"

Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suolo vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!

0 commenti: