Il titolo di questo libro descrive esattamente il suo contenuto: il giornalista ateo Corrado Augias ed il teologo (ovviamente) credente Vito Mancuso sostengono una disputa su Dio e dintorni, dove per dintorni si intendono la Chiesa, i dogmi, la Bibbia, ...
L’approccio è quello di affrontare via via i vari argomenti prendendosi ognuno lo spazio necessario ad esporre le proprie tesi e opinioni. Non però in forma di singoli svolgimenti di tema, ma in forma di un vero e proprio dialogo, anche se in qualche modo a distanza.
Cioè, senza mai esagerare con la dialettica e senza mai sfociare nella polemica, i due rispondono l’uno alle argomentazioni dell’altro approfondendo il proprio punto di vista in una insolitamente pacata discussione su temi anche molto forti ed attuali (per dire: Eluana Englaro, Welby e testamento biologico, ingerenza della Chiesa nella vita politica, fecondazione assistita…).
C’è da dire che le posizioni di Mancuso sono tra le più progressiste che io abbia mai avuto modo di ascoltare da parte di un cristiano cattolico, tanto progressiste da apparire quasi eretiche perfino ai miei occhi , e questo contribuisce notevolmente alla pacatezza del dibattito, visto che quelli che potrebbero essere i principali argomenti di attrito vengono a smussarsi considerevolmente.
Encomiabile è infatti l’atteggiamento del teologo (definito “filosofo” dalla Chiesa, cosa che dovrebbe sminuirne il valore, ma che, come sottolinea lo stesso Augias, invece non fa che aumentarne l’autorevolezza) che si potrebbe riassumere in due massime, una evangelica, “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (Mc 2,27) e una sua personale in cui afferma “io penso la mia vita in funzione non della Chiesa, ma del mondo”.
Queste sue posizioni sono talmente anomale all’interno del cristianesimo che lo stesso Augias si ritrova più volte a stupirsi dell’atteggiamento del suo “avversario” sostenendo che certe cose le dovrebbe dire lui, non chi sta dalla parte della Chiesa.
E questo è per lunghi tratti il leitmotiv del libro: Augias affonda criticando gli atteggiamenti più incomprensibili da parte della Chiesa e Mancuso scansa dichiarandosi d’accordo e muovendo lui stesso obiezioni e rimproveri alla dottrina ufficiale che lasciano interdetto chi si aspetterebbe una sua presa di parte.
L’altro leitmotiv è poi l’atteggiamento concreto e rigoroso di Augias contrapposto ad una visione ed esposizione più poetica e letteraria del teologo.
Va da se che io mi ritrovi ad essere quasi sempre in accordo con Augias e non solo per la sua opinione generale sull’argomento – l’ateismo – quanto per il suo approccio concreto e razionale alla materia. Mi sono infatti spesso ritrovato a perdere l’orientamento durante i voli pindarici di Mancuso, incapace di seguirlo ad esempio nelle sue disquisizioni a sostegno della trinità o del suo approccio alla teodicea; da un lato confermando una mia quasi fisiologica impossibilità ad accettare le costruzioni necessarie a giustificare certe posizioni teologiche ed dall’altro fornendomi ancora una volta conferma che certi ragionamenti riescano ad essere portati a termine solo a patto di gettare un po’ di fumo negli occhi di chi ascolta, ché un discorso limpido e razionale difficilmente porterebbe da qualche parte.
Dal suo canto invece Augias a mio avviso indugia un po’ troppo nei suoi attacchi alla Chiesa e alle sue istituzioni, soprattutto romane. Io concordo con lui al 100%, ma proprio per questo mi da l’impressione di accanirsi su un bersaglio fin troppo facile e tutto sommato anche secondario rispetto all'effettiva esistenza di un Dio, rischiando così di trascurare quelli che sarebbero discorsi più fondamentali, quali l’etica al di fuori di una religione o lo scopo dell’esistenza in un ottica atea.
Come sempre accade in questi discorsi – e come serenamente riconosciuto pure dagli autori – nessuno chiuderà questo libro con una posizione diversa da quella con cui lo aveva aperto, almeno sui punti sostanziali. Però trovo che possa essere utilissimo a chi, pur giunto ad una personale conclusione (credo/non credo/non so), come me, ogni tanto desidera fare il punto della situazione e rimettere in discussione la propria posizione su questi temi.
Con in più la non frequentissima opportunità di leggere le posizioni dell’opposta “fazione” espresse con una pacatezza ed intelligenza magari non convincenti, ma sicuramente interessanti.
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