30 novembre 2009

A. Baricco - Omero, Iliade

Ignoranti di tutto il mondo unitevi uniamoci.
C'è in giro quest'opera, che è stata scritta quasi tremila anni fa e che tutti quelli che ne sanno dicono essere meravigliosa. Bene o male l'abbiamo pure studiata tutti tra medie e superiori, qualche brano l'abbiamo pure mandato a memoria (Cantamiodivadelpelideachille...), ma a leggerla come si legge un libro qualsiasi, vorrei proprio vedere quanti sono stati.
Tanti, senza dubbio. E questi hanno probabilmente scelto l'approccio più corretto, meglio ancora se lo hanno fatto in lingua originale, che si sa, le traduzioni sono sempre delle violenze inaccettabili. E pure andando a cercare la versione giusta, perché nel frattempo, tra quella originale (se mai ce n'è stata una) e quella che ci arriva oggi, ci sono probabilmente delle incongruenze intollerabili.
E via filologicamente discorrendo...
Ma, madonna!
Ad affrontare un opera del genere con questo piglio, ci vanno le spalle belle larghe. E capacità. E tempo. E fatica. E costanza...
Insomma, alla fine, quelli che hanno affrontato questa impresa sono tanti, ma non tantissimi.
Io per esempio non ne conosco nessuno.
E tutto sommato è un peccato, perché quella raccontata nell'Iliade è una storia che andrebbe proprio letta.
Io l'ho fatto in questa versione qua. Baricco, che non è proprio famoso per la sua simpatia, ha sfidato le prevedibilissime ire dei filologi andando a trascrivere l'Iliade in prosa moderna e associando il proprio nome non solo a quello di Omero, ma pure a quello dei celebri traduttori canonici (su tutti il Monti quello del Cantamiodiva...) attirando su di sé critiche ed obiezioni a non finire.
Per quanto mi riguarda, che non son nessuno e il mio parere vale zero dato che non posso fare alcun paragone con l'opera completa, sia in originale che tradotta, l'operazione è encomiabile.
Va detto che l'intento iniziale, dichiarato nell'introduzione, è quelo di farne una versione teatrale, in cui vari attori dovrebbero, impersonandone alcuni protagonisti, raccontare l'Iliade.
Giocoforza che, volendo rimanere in tempi ragionevoli, l'opera è notevolmente ridotta rispetto all'originale, ma a quel che dice lo stesso Baricco, sono stati sfrondati i rami meno essenziali, quelli che, per carità, saranno pure meravigliosi, ma la cui eliminazione non dovrebbe togliere molto alla comprensione della vicenda.
Poi ne ha fatto un adattamento moderno, adattando la lingua ad una prosa contemporanea, eliminando gli interventi delle litigiose divinità greche nelle umane vicende e qua e là ha inserito alcune aggiunte che a suo dire chiarirebbero alcuni passaggi essenziali.
Ripeto: io non ho assolutamente strumenti per capire se l'intervento di Baricco sia corretto o legittimo, se abbia violentato l'opera o se ne abbia fatto una trascrizione tutto sommato fedele.
So solo che io l'ho trovata avvincente e profonda, bella da leggere e interessante nelle sue implicazioni.
Tutto sommato credo di avere, almeno parzialmente, colmato una lacuna che adesso so essere veramente spiacevole. Per usare qualche parolone, ora concordo con chi ha sempre reputato anche solo le vicende narrate nell'Iliade, un patrimonio culturale da cui nessuno dovrebbe essere tenuto all'oscuro.
Quindi, se non siete tanto snob da disdegnare questi sacrileghi interventi, ve lo consiglio. La lettura alla fine è agile e rapida, ma il suo valore è davvero altissimo.
Merito di Omero eh, più che di Baricco, anche se pure a lui a questo punto non sarebbe corretto non riconoscere dei buoni meriti.

27 novembre 2009

Internet for Peace

Nel mio piccolo penso che sia più che doveroso e legittimo appoggiare questa campagna.
Mi sembra effettivamente che Internet sia uno degli strumenti di pace più straordinari che siano mai stati inventati.
Qui il manifesto dell'iniziativa:

23 novembre 2009

UP

Pure quest'anno ho approfittato della mia condizione di genitore per andarmi a vedere accompagnare i bimbi a vedere l'ultima meraviglia della Pixar.
Qualche considerazione sparsa:
La grafica. A questo punto ci si dovrebbe fare l'abitudine, ma ogni volta, per quanto incredibile possa essere, la resa grafica supera di gran lunga l'uscita precedente. Questa volta però sono stato colpito dal fatto che i personaggi tornino ad essere dei "cartoni". Cioè, sono espressivi, convincenti, attraenti, ma sono delle facce da disegno animato, con dimensioni e proporzioni irreali, senza più essere un tentativo di avvicinarsi alle reali fattezze umane.
Tutto il resto, paesaggi, oggetti, luci, riflessi, movimenti,... sono assolutamente perfetti. Stai guardando un cartone, questo è chiaro, ma non hai mai e poi mai la sensazione di stare vedendo dei disegni.
La trama. Non sto a raccontarla, se vi piace rovinarvi la sorpresa, la trovate ovunque. Mi sembra che ci sia un bel lavoro alla ricerca dell'equilibrio ideale tra le aspettative del pubblico adulto (che è numeroso, e non solo costituito da "accompagnatori" di bambini) e le esigenze dei bambini più piccoli. Assistendo alle reazioni dei miei due, ma anche degli altri che mi stavano intorno nella sala, mi sono accorto come più si è piccoli e meno si è legati alla trama generale, si gode molto di più delle gag. I più grandicelli invece iniziano a trovare gusto per la vicenda narrativa, anche se i veri scoppi di gioia sono sempre legati ai momenti più buffi. Comunque, anche per loro, la presenza dell'adulto che scioglie alcuni dubbi narrativi è ancora necessaria. La cosa più complicata sono i salti temporali, e qui ho notato davvero parecchia confusione nelle piccole teste che si rivolgevano ai genitori.
La fotografia. La scena della casa sollevata dai palloncini è una delle cose più meravigliose che abbia mai visto al cinema. Spettacolo puro. Potevano inventarsi di tutto, un enorme pallone aerostatico, un dirigibile, razzi, eliche, qualsiasi cosa. Ma la scelta dei palloncini di tutti i colori che erompono a migliaia dal camino della casa è spettacolo puro. Peccato saperlo già prima (è il logo del film...), perchè sarebbe roba da rimanere letteralmente a bocca aperta.
La morale. Walt-Disney non è più moralista. I valori trasmessi sono sempre positivi, ci mancherebbe, ma fortunatamente è stata superata la fase in cui il messaggio era costantemente presente. E c'è pure un po' di cinismo, un po' di realistica imperfezione.
La colonna sonora. Non ho ancora fatto l'abitudine al sonoro dei nuovi cinema. Ne è nata una gag tra me e i miei figli: quando gli effetti sonori sfioravano la soglia del dolore, gli dicevo "Lorenzo! Abbassa un po' il volume!" come a casa, quando esagerano con quello della tv. E loro, quando gli sembrava il caso, lo dicevano a me.
Durante il film la cosa si è ripetuta molte volte.
Per quanto riguarda la colonna sonora musicale, non me la ricordo. Segno che si adatta molto bene al contesto.

Rileggendo quanto ho scritto mi rendo conto di passare un messaggio entusiasta del film, ma in effetti, nel tentativo di riequilibrare, ho provato a pensare a quali sono gli aspetti negativi. Mi son detto, la storia d'amore che c'è in mezzo è troppo melensa. E invece no, è normale, vera, perfino banale, ineccepibile.
O mi sto rincoglionendo io (ed è più che possibile) o questa gente qui sta realizzando un ossimoro: sfornare capolavori in serie.

20 novembre 2009

Flaming Lips - Embryonic

Ma io dico: come si fa a fare un album così?
I Flaming Lips sono in giro da più di vent'anni, hanno già fatto di tutto, sono uno dei pochi gruppi veramente longevi che ha il coraggio di rimettersi sempre in discussione, di cambiare rotta e rischiare nuove strade. E alla fine si sono conquistati il loro pubblico, che sarà pure di nicchia e alternativo, ma diffuso su tutto il pianeta e quindi neanche tanto ristretto.
E ultimamente si erano pure orientati verso un suono pop, non convenzionale, ci mancherebbe, ma sicuramente più accessibile rispetto alle stravaganze di un tempo. Wayne Coyne va verso i 50, si prepara ad un'agiata e serena vecchiaia, si sarebbe detto.
Quindi la strategia più ovvia sembrava essere quella di mantenimento del pubblico consolidato, quello che pure lui avanza negli anni, ché si sa, tanto i ragazzini i CD non li comprano più.
E invece hanno fatto 'sta roba qua.
70 minuti, 18 tracce. E che musica!
Caotica, disordinata, ossessiva, sporca, cupa, sbilenca, distorta.
Trascinante, emozionante, innovativa, originale, geniale, coraggiosa, sorprendente.
In poche parole, i Flaming Lips hanno fatto un album eccezionale, secondo me una delle cose più belle uscite quest'anno. Certi passaggi sono davvero toccanti, mentre per altri lunghi brani si rimane invischiati in torbidi sommovimenti di genere indefinito e indefinibile.
Già il genere... A chi dovesse chiedermi di che genere si tratti, non potrei rispondere che stringendomi nelle spalle, trattenere il fiato e proferire un insoddisfacente "bah...". Per farla breve diciamo pop-rock, ma se vi viene in mente qualcosa che avete sentito da altre parti, siete fuori strada.
Per conto mio siamo dalle parti del capolavoro, e non esagero.

19 novembre 2009

Amari - Poweri

Partiamo dalla constatazione che si tende un po' troppo spesso e facilmente a dire che il panorama della musica italiana è di un desolante spaventoso. E io, a meno che i discorsi non vadano troppo per il sottile, sono un acceso sostenitore di questa tesi.
Ecco, appunto: a meno che i discorsi non vadano troppo per il sottile. Perché poi, a ben vedere, di eccezioni ce ne sono tante, e io stesso cerco, per quanto mi è possibile, di divulgarle e di parlarne in questo blog.
Gli Amari sono un gruppo proveniente da Udine (dalla sua provincia, puntualizza Wikipedia), che circola da diversi anni alla ricerca di un po' di luce all'ombra dei nostrani colossi che inquinano il panorama di cui si diceva sopra, facendosi tra l'altro testimoni della banale equazione piccolo&sconosciuto=figo&interessante che è un po' il grido di battaglia dei musical-snob.
Qualche settimana fa è uscito il loro nuovo album, Poweri, che di fatto è il settimo della loro discografia, per dire che non sono proprio di primissimo pelo.
Questo disco segue di due anni Scimmie d'amore, il loro album di maggiore successo e probabilmente anche il più commercia(bi)le, nel senso buono del termine, quello che li aveva fatti conoscere appena un po' più in là delle solite cerchie, e aveva fatto scoprire che quel gruppo friulano faceva canzoni gradevolissime, orecchiabili e trascinanti, sempre in bilico tra l'ovvio e l'originale, ma comunque sempre al di fuori di troppo semplici cliché.
In questo disco la formula non è stata stravolta, ma l'impatto è un po' meno immediato, appena un po' più difficile. Niente di che, ma i motivetti si appiccicano meno facilmente alla testa ed è meno ovvio ritrovarsi a canticchiarli sotto la doccia. E per me questo è un pregio, sia chiaro. Non so per il loro successo commerciale, ma a me piace di più così.
C'è molto più funk, più struttura e tecnica. Le contaminazioni sono più marcate: dance, house, hip-hop, funky... E pure più sovrapposte ed amalgamate, tanto da lasciare inizialmente spiazzati: dopo il primo ascolto è poco quello che rimane addosso, ma con un po' più di attenzione e di assuefazione agli arrangiamenti elaborati, si scopre che lì in mezzo si nascondono dei veri gioielli, pezzi anche abbastanza lunghetti che il sottoscritto si è ritrovato ad ascoltare senza ritegno a tutto volume, trascinato in vortici ritmici e melodici a dir poco coinvolgenti. Situazione davvero anomala in ambito musica italiana. Per quanto mi riguarda, almeno.
Perché è vero che da noi c'è gente bravissima quando si tratta di derivare verso il cerebrale, ma bravi davvero (per esempio gli straordinari Vasco Brondi o i Bachi da pietra), però, mi chiedevo: siamo in grado di cimentarci nel terreno del pop, quel campo già così invaso di colossi iperprodotti e strasentiti da sembrare non lasciare più spazio ad alcun approccio veramente di qualità?
Beh, forse con gli Amari ci siamo.

Ah, per chi già li conosce e questo disco non l'ha ancora sentito: cantano in inglese in qualche pezzo, e questa è una novità.

Cameriere! Cameriere!!! parte 2

Ecco la seconda parte della lista delle 100 cose che un buon cameriere dovrebbe (o non dovrebbe) fare:
51. If there is a service charge, alert your guests when you present the bill. It’s not a secret or a trick.

52. Know your menu inside and out. If you serve Balsam Farm candy-striped beets, know something about Balsam Farm and candy-striped beets.

53. Do not let guests double-order unintentionally; remind the guest who orders ratatouille that zucchini comes with the entree.


54. If there is a prix fixe, let guests know about it. Do not force anyone to ask for the “special” menu.

55. Do not serve an amuse-bouche without detailing the ingredients. Allergies are a serious matter; peanut oil can kill. (This would also be a good time to ask if anyone has any allergies.)

56. Do not ignore a table because it is not your table. Stop, look, listen, lend a hand. (Whether tips are pooled or not.)

57. Bring the pepper mill with the appetizer. Do not make people wait or beg for a condiment.

58. Do not bring judgment with the ketchup. Or mustard. Or hot sauce. Or whatever condiment is requested.

59. Do not leave place settings that are not being used.

60. Bring all the appetizers at the same time, or do not bring the appetizers. Same with entrees and desserts.

61. Do not stand behind someone who is ordering. Make eye contact. Thank him or her.

62. Do not fill the water glass every two minutes, or after each sip. You’ll make people nervous.

62(a). Do not let a glass sit empty for too long.

63. Never blame the chef or the busboy or the hostess or the weather for anything that goes wrong. Just make it right.

64. Specials, spoken and printed, should always have prices.

65. Always remove used silverware and replace it with new.

66. Do not return to the guest anything that falls on the floor — be it napkin, spoon, menu or soy sauce.

67. Never stack the plates on the table. They make a racket. Shhhhhh.

68. Do not reach across one guest to serve another.

69. If a guest is having trouble making a decision, help out. If someone wants to know your life story, keep it short. If someone wants to meet the chef, make an effort.

70. Never deliver a hot plate without warning the guest. And never ask a guest to pass along that hot plate.

71. Do not race around the dining room as if there is a fire in the kitchen or a medical emergency. (Unless there is a fire in the kitchen or a medical emergency.)

72. Do not serve salad on a freezing cold plate; it usually advertises the fact that it has not been freshly prepared.

73. Do not bring soup without a spoon. Few things are more frustrating than a bowl of hot soup with no spoon.

74. Let the guests know the restaurant is out of something before the guests read the menu and order the missing dish.

75. Do not ask if someone is finished when others are still eating that course.

76. Do not ask if a guest is finished the very second the guest is finished. Let guests digest, savor, reflect.

77. Do not disappear.

78. Do not ask, “Are you still working on that?” Dining is not work — until questions like this are asked.

79. When someone orders a drink “straight up,” determine if he wants it “neat” — right out of the bottle — or chilled. Up is up, but “straight up” is debatable.

80. Never insist that a guest settle up at the bar before sitting down; transfer the tab.

81. Know what the bar has in stock before each meal.

82. If you drip or spill something, clean it up, replace it, offer to pay for whatever damage you may have caused. Refrain from touching the wet spots on the guest.

83. Ask if your guest wants his coffee with dessert or after. Same with an after-dinner drink.

84. Do not refill a coffee cup compulsively. Ask if the guest desires a refill.

84(a). Do not let an empty coffee cup sit too long before asking if a refill is desired.

85. Never bring a check until someone asks for it. Then give it to the person who asked for it.

86. If a few people signal for the check, find a neutral place on the table to leave it.

87. Do not stop your excellent service after the check is presented or paid.

88. Do not ask if a guest needs change. Just bring the change.

89. Never patronize a guest who has a complaint or suggestion; listen, take it seriously, address it.

90. If someone is getting agitated or effusive on a cellphone, politely suggest he keep it down or move away from other guests.

91. If someone complains about the music, do something about it, without upsetting the ambiance. (The music is not for the staff — it’s for the customers.)

92. Never play a radio station with commercials or news or talking of any kind.

93. Do not play brass — no brassy Broadway songs, brass bands, marching bands, or big bands that feature brass, except a muted flugelhorn.

94. Do not play an entire CD of any artist. If someone doesn’t like Frightened Rabbit or Michael Bublé, you have just ruined a meal.

95. Never hover long enough to make people feel they are being watched or hurried, especially when they are figuring out the tip or signing for the check.

96. Do not say anything after a tip — be it good, bad, indifferent — except, “Thank you very much.”

97. If a guest goes gaga over a particular dish, get the recipe for him or her.

98. Do not wear too much makeup or jewelry. You know you have too much jewelry when it jingles and/or draws comments.

99. Do not show frustration. Your only mission is to serve. Be patient. It is not easy.

100. Guests, like servers, come in all packages. Show a “good table” your appreciation with a free glass of port, a plate of biscotti or something else management approves.

13 novembre 2009

Cameriere! Cameriere!!!

Io in un ristorante così penso di non esserci mai stato, anche se penso che il segreto sia fare tutte quelle cose senza dargli peso, senza che il cliente se ne accorga.
Comunque, qui di seguito c'è una lista delle 100 cose che un cameriere dovrebbe fare (o non fare) . Alcune sono semplici semplici e possono aiutarci a capire quando la persona che ci sta servendo si merita la nostra gratitudine o no.
Le prime 50:
1. Do not let anyone enter the restaurant without a warm greeting.

2. Do not make a singleton feel bad. Do not say, “Are you waiting for someone?” Ask for a reservation. Ask if he or she would like to sit at the bar.

3. Never refuse to seat three guests because a fourth has not yet arrived.


4. If a table is not ready within a reasonable length of time, offer a free drink and/or amuse-bouche. The guests may be tired and hungry and thirsty, and they did everything right.

5. Tables should be level without anyone asking. Fix it before guests are seated.

6. Do not lead the witness with, “Bottled water or just tap?” Both are fine. Remain neutral.

7. Do not announce your name. No jokes, no flirting, no cuteness.

8. Do not interrupt a conversation. For any reason. Especially not to recite specials. Wait for the right moment.

9. Do not recite the specials too fast or robotically or dramatically. It is not a soliloquy. This is not an audition.

10. Do not inject your personal favorites when explaining the specials.

11. Do not hustle the lobsters. That is, do not say, “We only have two lobsters left.” Even if there are only two lobsters left.

12. Do not touch the rim of a water glass. Or any other glass.

13. Handle wine glasses by their stems and silverware by the handles.

14. When you ask, “How’s everything?” or “How was the meal?” listen to the answer and fix whatever is not right.

15. Never say “I don’t know” to any question without following with, “I’ll find out.”

16. If someone requests more sauce or gravy or cheese, bring a side dish of same. No pouring. Let them help themselves.

17. Do not take an empty plate from one guest while others are still eating the same course. Wait, wait, wait.

18. Know before approaching a table who has ordered what. Do not ask, “Who’s having the shrimp?”

19. Offer guests butter and/or olive oil with their bread.

20. Never refuse to substitute one vegetable for another.

21. Never serve anything that looks creepy or runny or wrong.

22. If someone is unsure about a wine choice, help him. That might mean sending someone else to the table or offering a taste or two.

23. If someone likes a wine, steam the label off the bottle and give it to the guest with the bill. It has the year, the vintner, the importer, etc.

24. Never use the same glass for a second drink.

25. Make sure the glasses are clean. Inspect them before placing them on the table.

26. Never assume people want their white wine in an ice bucket. Inquire.

27. For red wine, ask if the guests want to pour their own or prefer the waiter to pour.

28. Do not put your hands all over the spout of a wine bottle while removing the cork.

29. Do not pop a champagne cork. Remove it quietly, gracefully. The less noise the better.

30. Never let the wine bottle touch the glass into which you are pouring. No one wants to drink the dust or dirt from the bottle.

31. Never remove a plate full of food without asking what went wrong. Obviously, something went wrong.

32. Never touch a customer. No excuses. Do not do it. Do not brush them, move them, wipe them or dust them.

33. Do not bang into chairs or tables when passing by.

34. Do not have a personal conversation with another server within earshot of customers.

35. Do not eat or drink in plain view of guests.

36. Never reek from perfume or cigarettes. People want to smell the food and beverage.

37. Do not drink alcohol on the job, even if invited by the guests. “Not when I’m on duty” will suffice.

38.Do not call a guy a “dude.”

39. Do not call a woman “lady.”

40. Never say, “Good choice,” implying that other choices are bad.

41. Saying, “No problem” is a problem. It has a tone of insincerity or sarcasm. “My pleasure” or “You’re welcome” will do.

42. Do not compliment a guest’s attire or hairdo or makeup. You are insulting someone else.

43. Never mention what your favorite dessert is. It’s irrelevant.

44. Do not discuss your own eating habits, be you vegan or lactose intolerant or diabetic.

45. Do not curse, no matter how young or hip the guests.

46. Never acknowledge any one guest over and above any other. All guests are equal.

47. Do not gossip about co-workers or guests within earshot of guests.

48. Do not ask what someone is eating or drinking when they ask for more; remember or consult the order.

49. Never mention the tip, unless asked.

50. Do not turn on the charm when it’s tip time. Be consistent throughout.

Next week: 51-100.

L'originale è qua.
Io l'ho pescato quaggiù.

12 novembre 2009

Fossero tutti così

Don Ciotti, una delle persone migliori del mondo:
I crocifissi da difendere, quelli veri, non sono quelli appesi ai muri delle scuole. Sono altri. Sono uomini e donne che fanno fatica. Che non ce la fanno e muoiono di stenti. E' verso di loro che non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti. E' verso di loro che dobbiamo concentrare i nostri sforzi.
«Un crocifisso è un malato di Aids, che ha bisogno di cure e di sostegno. Un crocifisso è quel ragazzo brasiliano che è morto qualche giorno fa a Torino. A casa aveva lasciato la moglie e i figli, era arrivato qui alla ricerca di un lavoro, e non ce l'ha fatta».

Abbiamo partecipato al suo funerale. C'erano tante persone, molte nemmeno lo conoscevano, ma erano lì ugualmente, a condividerne la sofferenza e il dolore.
«E' giusto lottare per difendere i simboli di quello in cui crediamo, ma allo stesso tempo bisogna stare molto attenti a non cedere al puro idealismo. Lo dice il Vangelo stesso: i pezzetti di Dio sono sparsi nel mondo che ci circonda. Li troviamo ovunque. Nel concreto, nella vita di tutti i giorni, tra le persone che vivono accanto a noi, e di cui spesso nemmeno ci accorgiamo dell’esistenza. E' con queste realtà che dobbiamo imparare ad avere a che fare e a misurarci.
«Bisogna imparare a vivere con corresponsabilità, come i tanti e tanti volontari che dedicano il proprio tempo a un bene che non è esclusivamente loro, ma pubblico, di tutti quanti. Dobbiamo sentirci tutti chiamati in causa, nei grandi nuclei urbani come nei tanti piccoli paesi di provincia. La partecipazione è il primo passo in favore dei più deboli.
«I crocifissi non si difendono soltanto con le parole. Infatti queste troppe volte non bastano. Bisogna imparare ad affrontare la realtà con concretezza, e tendere la mano alle persone sole, a chi non ha più una famiglia e a chi non può ricorrere all'aiuto dei propri cari».

6 novembre 2009

Zoooooooom

Qualcuno dice che raccontare la scienza a livello divulgativo sia una semplificazione che alla fine altera i veri significati delle cose e trasmette messaggi sbagliati.
Per quanto ne so, nella fisica per esempio è spesso vero. Classico esempio è la rappresentazione della curvatura gravitazionale come una membrana elastica su cui poggiano delle palline che la incurvano. Questa raffigurazione è sbagliata per diversi motivi.
Però a volte la divulgazione è uno spettacolo affascinante.
Ho trovato questo sito, Learn Genetics, che racconta ai profani come funziona la genetica. Non ho ancora avuto il tempo di esplorarlo a fondo, ma una cosa bellissima che ho già trovato è un'animazione che permette di fare uno zoom che esplora le dimensioni delle cose dai pochi millimetri di un chicco di caffè ai picometri dell'atomo di carbonio. L'animazione si trova a questo indirizzo.
Non lo so, ma io con 'ste cose mi ci sballo.

5 novembre 2009

Rain Machine - s/t

Rain Machine è Kyp Malone, che a sua volta è una delle colonne portanti dei Tv On The Radio, una delle band (o collettivo) più apprezzabili dell'attuale panorama musicale.
Si sa, per certa gente la creatività che si riesce a riversare all'interno di un solo gruppo è limitante, per cui si ha bisogno di esprimersi in altre direzioni, altri gruppi, progetti solisti, collaborazioni.
Tunde Adebimpe, l'altro leader della band già lo fa (per dire, sta collaborando coi Massive Attack al loro nuovo album e sua è la voce nel singolo appena uscito, Pray For Rain), mentre Kyp ha prodotto e pubblicato un intero album solista, solo che invece che intitolarlo a suo nome, si è scelto il moniker di Rain Machine e si è buttato nella mischia.
I TVOTR si sentono, eccome, soprattutto nel brano di apertura, Give Blood, e pure in dosi variabili lungo l'intero album, che però, dopo la partenza scoppiettante, vira inesorabilmente verso un songwriting più personale, chitarra voce e poco altro, fino alle lunghe ballate finali.
In alcuni momenti (rari) il disco mi da l'impressione di essere un po' grezzo, improvvisato, tipo "buona la prima e chissenefotte", ma conoscendo la cura per i dettagli del tipo, sicuramente non si tratta di sciatteria, ma di una ben ponderata scelta. O di uno sfogo liberatorio.
E allora sono canzoni belle così, da ascoltare come se a suonarcele fosse qualcuno nel nostro salotto dopo cena. Tranquillo, intimo. Bellissimo.

4 novembre 2009

Te ne vai o no, te ne vai si o no?


Nelle classi dei miei figli già non c'è.

2 novembre 2009

Alda

Mi dichiaro colpevolmente ignorante in fatto di poesia. Mi piace, la trovo una cosa sublime, ma ammetto di conoscerla poco, pochissimo. Temo sia una questione di sensibilità.
Alda Merini è stata una delle poche poetesse di cui ho letto qualcosa e che abbia in qualche modo amato. Sarà stata la storia tribolata della sua vita, sarà la limpidezza dei suoi versi, sarà l'intensità della sua persona.
Non so, mi piaceva, la consideravo una di quelle persone da trattare come un dono dei nostri tempi.
E ora se ne è andata, e mi dispiace tantissimo.