31 ottobre 2009

Me pareva...

L'indignato tuonar dal pulpito che aspettavo ansioso c'era già. Scemo io a non cercarlo prima.
Eccolo qua, dal Corriere:
«Halloween? È un rituale satanico»
La comunità di don Benzi: «Ricorrenza che inneggia al macabro e all'orrore, i cattolici non la promuovano»


RIMINI - La comunità di don Benzi contro Halloween. «Il fenomeno che viene esaltato il 31 ottobre è un grande rituale satanico. Facciamo appello al mondo cattolico perché non promuova in nessun modo questa ricorrenza che inneggia al macabro e al'orrore» sostiene la Comunità Papa Giovanni XXIII. «Sappiano tutti i genitori - sostengono, con una nota, il responsabile dell'associazione Paolo Ramonda e l'animatore del servizio Antisette, don Aldo Bonaiuto - e tutti coloro che credono nei valori della vita, che la festa di Halloween è l' adorazione di Satana che avviene anche in modo subdolo attraverso la parvenza di feste e di giochi per giovani e bambini. Il sistema imposto di Halloween proviene da una cultura esoterico-satanica in cui si porta la collettività a compiere rituali di stregoneria, spiritismo, satanismo che possono anche sfociare in alcune sette in sacrifici rituali, rapimenti e violenze».
«GIORNO MAGICO PER I SATANISTI» - Halloween, sostiene l'associazione, «è per i satanisti il giorno più magico dell'anno e in queste notti si moltiplicano i rituali satanici come le messe nere, le iniziazioni magico-esoteriche e l'avvio allo spiritismo e stregoneria. Attenzione agli educatori e responsabili della società affinchè scoraggino i ragazzi a partecipare ad incontri sconosciuti, ambigui o addirittura ad alto rischio perchè segreti o riservati».

30 ottobre 2009

Il tempo delle zucche

Pure quest'anno ho preparato la zucca per Halloween.
Eccola:

E a proposito di tradizioni, mi aspetto anche l'annuale sparata del solito prete sulla pericolosità di questa festa pagana e demoniaca.

Adesso pure la destra ci tocca invidiare alla Francia

Questa è la campagna del governo francese contro l'omofobia.
Ricordate: governo francese = Sarkozy = Destra. Più o meno come da noi.
Più o meno.
("Ecco una ragazza che ama le ragazze. Ma questa ragazza che ama le ragazze, non ama le ragazze che non amano le ragazze che amano le ragazze.
Questa frase è complicata, ma meno della sua vita di studentessa omosessuale.")

29 ottobre 2009

Essere più saggi di Saramago

José Saramago è sicuramente uno dei miei scrittori preferiti (se non il preferito). Amo il suo stile originalissimo, la profondità delle sue analisi, la fantasiosa inventiva, la lucidità, la tecnica. E alcuni dei suoi romanzi sono lì, in attesa di essere riletti in quello che mi prefiguro essere il saggio autunno della mia vita.
Da poco è stato pubblicato un suo nuovo libro, che non è un romanzo, ma la raccolta dei post pubblicati sul suo blog tra il settembre 2008 e il marzo 2009.
C’è di tutto, pare. Bush, Guantànamo, Saviano, la Striscia di Gaza, Obama, Lisbona… e Berlusconi.
Saramago è dichiaratamente, sfacciatamente di sinistra e ha quell’età che gli permette di dire quel che gli pare e quella autorevolezza che rende pesanti come macigni tutti i suoi giudizi (è premio Nobel per la letteratura, mica ciufole).
Il mix delle tre cose (sinistra sfrontata e autorevole) assieme al fatto di avere espresso giudizi ben poco lusinghieri sul nostro PresDelCons. ha consigliato alla sua storica casa editrice italiana (l’Einaudi di proprietà del PresDelCons., guarda un po') di non pubblicare il libro, che è infine uscito per i tipi della Bollati Boringhieri.
Cose private, cose italiane, tanto per cambiare.
Per molte delle ragioni che ho appena scritto, è scontato che comprerò e leggerò il libro. Sono già impaziente, ma intendo prima rispettare il fermo proposito di esaurire almeno in parte la coda dei libri in lettura e in attesa.
Nel frattempo mi sono imbattuto in una riflessione che ho trovato interessantissima, e che, pur non alterando minimamente la mia intenzione a leggerlo, mi ha indotto a farlo con uno spirito più attento e critico, meno compiaciuto.
Ve la riporto qua.
Tratta del Quaderno di Saramago, del recente parlare dei gruppi su Facebook che inneggiano all’attentato a Berlusconi e in generale a tutte le manifestazioni più degne di una curva di stadio che di una contrapposizione politico-culturale.
Leggete bene:
È scontato prendere le distanze dal gruppo di Facebook che si propone di uccidere Berlusconi. È meno scontato prendere le distanze da Il quaderno di Saramago, perché è uno scrittore raffinato e di grande qualità. Eppure questa raccolta di testi pubblicati sul suo blog è irrazionale, incontrollata, sciatta, superficiale; e le pagine su Berlusconi brillano solo per violenza poco o nulla argomentata. È un libro che sorprende in modo negativo. Ora, Il quaderno è entrato nella classifica dei libri più venduti in Italia.
A due livelli diversi ma non dissimili, i partecipanti al gruppo di Facebook e i lettori di queste pagine di Saramago si accontentano di una partecipazione all’avversione, si beano di deridere tutti quelli che non la pensano come loro, si sentono autorizzati a pensare il peggio per il nemico, si sentono confortati dal fatto di stare dalla stessa parte di un grande scrittore. Il gruppo di Facebook e i lettori del Quaderno di Saramago pensano che un’idea scema o un libro brutto bastino e avanzino per soddisfare i loro istinti peggiori. Così facendo, prescindono dal gusto, dall’argomentazione, dall’eleganza e dal senso di democrazia che le persone che non amano Berlusconi devono possedere in maniera decuplicata. Perché è già questa la battaglia contro Berlusconi, una battaglia di stile e di sostanza. E prima di accontentarsi del fatto che alcune pagine siano state scritte contro qualcuno, bisogna sempre occuparsi della qualità e della rigorosità con cui sono state scritte.

L'originale è qua, sull'Unità.

23 ottobre 2009

Volevo darmi una calmata

Ho iniziato a correre ad aprile di quest’anno e con la corsa è stato amore a prima vista. Ma ho subito esagerato e mi sono fatto male. Un dolore alla caviglia mi ha costretto a stare fermo quasi un mese. Poi ho ripreso con calma, sono riuscito a migliorare costantemente e a settembre ho fatto la mia prima gara, la Turin Half Marathon che ho chiuso ben sotto l’ora e mezza. Un tempone.
Potete immaginare l’entusiasmo.
La settimana successiva avrei dovuto scaricare e in effetti sono andato tranquillo tranquillo, pur facendo una decina di chilometri ogni uscita.
Poi ho incominciato a pensare alla prossima gara e ne ho individuata una a poco più di un mese dalla prima. Mi sono fatto due conti e ho deciso che avrei provato ad abbassare ulteriormente il tempo, così ho rincominciato a tirare al massimo e dopo una sessione di ripetute (4x2km a 3’55”) è saltato fuori un dolore notevole alla tibia sinistra, che fortunatamente non ho dovuto indagare ulteriormente perché è scomparso con un po’ di riposo, ma che mi hanno detto poter essere una cosa molto rognosa.
Allora ho pensato bene di darmi una calmata.
Insomma, mi sono detto, per cosa sto correndo? Faccio uno sforzo di memoria e ricordo di avere iniziato “tanto per fare qualcosa”, "per non rassegnarmi ad una vita sedentaria", "per rimettermi in forma", "per perdere qualche chilo". E che poi, accorgendomi di riuscire a correre abbastanza forte, ho iniziato a dare importanza al cronometro, a tenerlo sempre d’occhio a correre sempre contro di lui. E a vincere le piccole sfide che mi ponevo, entrando così in un circolo vizioso che diventava sempre più impegnativo.
Intendiamoci: tra i tanti eccessi a cui ci si può abbandonare, questo è probabilmente ancora uno dei più sani, però è un atteggiamento che almeno in parte si sostituisce all’obbiettivo iniziale. Correre diventa un fine, il benessere fisico non è altro che un effetto collaterale. E si badi bene che questo non è altro che il primo passo verso il doping. Non è cosa che mi riguarda, state tranquilli, ma sicuramente il concetto è quello: se la prestazione è la cosa più importante, allora posso anche volerla inseguire a scapito della salute e della correttezza sportiva. E vi assicuro che quando si pratica uno sport ad un certo livello di intensità, allora si incomincia a pensare a tutti i sistemi per migliorare la prestazione: un paio di scarpe migliori, un allenamento più specifico, un'alimentazione più mirata… e il doping è laggiù, dietro ad alcune barriere morali e salutistiche magari, ma la direzione è quella, senza dubbio.
E poi, ultima considerazione: per quanto possa fare, per quanto riesca a correre meglio di diversi miei conoscenti, per quanto possa ancora migliorare, continuerò a ritrovarmi comunque sempre nel gruppone dei “tapascioni”, cioè tra quei corridori che, per quanto possano fare, stanno sempre su un pianeta diverso da quello dei corridori veri, quelli che la gara la fanno sul serio.
E allora ho cercato di tornare allo spirito iniziale della corsa, correre per stare bene e divertirsi. Perché correre può essere anche un gran piacere, e pur senza strafare con i tempi, può essere una soddisfazione incredibile guardare quanta strada si riesce a percorrere in tempi ragionevoli, fin dove si riesce ad andare. “Oggi vado fino a… di corsa”. Una cosa così un anno fa mi sembrava una follia impossibile, oggi posso farla quando voglio.

Poi però, dopo qualche settimana corsa così, ho iniziato ad annoiarmi. Va bene correre per correre, ma farlo sempre con la sensazione che solo a volerlo potresti farlo meglio, alla fine un po’ stufa. Ti mancano degli stimoli.
E allora mi sono posto un nuovo obiettivo, una nuova gara da fare a fine novembre, una nuova tabella di allenamento da seguire con rigore.
E sono tornato a tirare come un matto, a farmi un mazzo così in allenamento, a svegliarmi prima dell’alba della domenica per andare a correre al gelo. Ma anche a provare delle sensazioni pazzesche, delle soddisfazioni che con la corsa blanda non riuscirei neanche ad avvicinare, ad essere fiero di me mentre controllo il cronometro col cuore che batte fortissimo, con un fiatone da non riuscire a parlare.
Mi dicevano che questo sport può diventare come una droga. In effetti mi sa che sono entrato in un bel tunnel.

22 ottobre 2009

Risoluzione 819

Ieri sera ho visto un film fondamentale.
Fondamentale perché credo che dovrebbe essere visto da chiunque, dovrebbe far parte dei programmi scolastici, dovrebbe essere distribuito gratis con giornali e riviste.
È il racconto delle indagini svolte dal poliziotto francese Jacques Calvez, inviato dall'Alta Corte di Giustizia dell'Aja per far luce sull'allora solo ipotetico massacro di Srebrenica.
Le indagini sono quelle che hanno portato alla luce fosse comuni in cui furono seppelliti alla meno peggio migliaia di civili Bosniaci, rei di appartenere all'etnia sbagliata, quella invisa ai sanguinari militari nemici.
È un film in cui il dolore riemerge sotto forma di corpi straziati e vite distrutte, ridotte a mucchi di ossa e carne putrefatta, tutti così orribilmente simili tra di loro, nonostante il penoso sforzo del protagonista e dei suoi collaboratori di restituire ad ognuno di essi un nome, una storia, un'identità.
È da vedere, perché ne sappiamo così poco, eppure è successo a poche centinaia di chilometri dai nostri confini, meno di quindici anni fa.
È da vedere perché le immagini sono così simili a quelle che ci hanno restituito i campi di concentramento nazisti, immagini di fronte alle quali così tante volte è stato detto "mai più". E invece.
È da vedere perché è la prova che è così facile che dall'insofferenza si passi all'antipatia e si arrivi all'odio. E che grazie a questo si riescano a giustificare, o a nascondere, gli atti più turpi.
È da vedere perché è un bel film. Anche se alla fine gli aspetti cinematografici sono l'ultima cosa a cui si riesce a dare peso.

16 ottobre 2009

Legittime preoccupazioni

9 ottobre 2009

Ascolti vari

È di nuovo un periodo in cui sto ascoltando più roba di quella che riesco a descrivere qui. Qualcosa di notevole però lo sto ascoltando, allora, piuttosto che niente, ne scrivo qualche riga veloce veloce:
PEARL JAM - Backspacer
I Peal Jam sono diventati un classico. Li ho conosciuti quando erano una delle novità più fighe del pianeta. Ora è passato un secolo, ma continuano a fare bei dischi, e quello uscito da poco ne è un bell'esempio. Rock, nient'altro che buon vecchio Rock, ma si sente volentieri: un bel tiro, canzoni ben fatte, ben suonate, ben cantate. Magari qua e là qualche banalità
di troppo, ma è proprio così, Classic Rock, appunto.
LISA GERMANO - Magic Neighbour
Un'altra che è diventata un classico. È sempre lei, ed è ancora brava. Le coordinate sono di nuovo vicine a quel Geek the Girl, il suo album più bello. Un po' meno depresso, questa volta.
WHY? - Eskimo Snow
Non è bellissimo questo disco, e per me, che considero l'ex cLOUDDEAD una delle menti musicalmente più piacevoli del mondo, è già una notizia. Però è un disco che vale la pena di ascoltare, senza troppe pretese, senza raggiungere i picchi dei precedenti lavori e un po' troppo adagiato su quelle formule. E dato che quelle erano buone formule, per questa volta non stiamo a criticare troppo.
SHANNON WRIGHT - Honeybee Girls
Anche questa non è una scoperta recente, mi aveva già impressionato con il precedente Let In The Light, e qui si conferma tutto il suo gran bel talento in un album di cantautorato che spazia dal rock al folk con anche qualche spruzzatina di elettronica. Brava, brava brava.
E visto che quella foto ancora mi impressiona, la rimetto pure in questo post. Non è magnifica?

7 ottobre 2009

A proposito di paura (e di robot)

Queste immagini sono bellissime (si tratta delle parate celebrative per i 60 anni di Repubblica Popolare in Cina, trovate la galleria completa sul Boston Globe), ma a me mettono i brividi:





6 ottobre 2009

Robot

'Ste cose iniziano a fare paura.
O almeno impressione:

Ah, questi fan...